La fantasmagorica intervista di Stefano Vignaroli al Fatto Quotidiano

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-05

Il deputato M5S, in omaggio alla trasparenza, non ha intenzione di farsi ascoltare dalla Commissione Ecomafie. Ma sceglie oggi un giornale notoriamente ostile ai grillini per provare a spiegare le molte questioni nate attorno al suo ruolo nel Monnezzagate di Roma

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Stefano Vignaroli ha parlato. Il deputato del MoVimento 5 Stelle che, in omaggio alla trasparenza, non ha intenzione di farsi ascoltare dalla Commissione Ecomafie, dalla quale era assente nel giorno dell’audizione di Paola Muraro e Virginia Raggi, sceglie oggi un giornale notoriamente ostile ai grillini come il Fatto Quotidiano per provare a spiegare le molte questioni nate attorno al suo ruolo nel Monnezzagate di Roma, che finora tante amnesie ha generato nei grillini. In questa intervista Vignaroli è molto più loquace rispetto al colloquio con il Corriere ma le domande di Luca De Carolis e le risposte purtroppo continuano a generare molti più interrogativi di quanti ne tacciano. Vediamo il tutto alla moviola: si comincia parlando di Paola Muraro.

Poi però lei l’ha indicata come assessore all’Ambiente.
Il M5S mi chiese di cercare la figura giusta in virtù delle mie competenze. Trovai una quindicina di nomi, alcuni stranieri, e li sottoposi al mini-direttorio e alla sindaca. Molti rifiutarono, o non avevano le caratteristiche giuste.
Muraro non era in testa alla lista?
Mi è venuta in mente dopo. E comunque non sono lo sponsor di nessuno.

Qui quindi Vignaroli ammette, dopo molti giri di parole, quello che la sindaca di Roma Virginia Raggi aveva detto in commissione, ovvero che il nome di Paola Muraro le era stato indicato da Stefano Vignaroli. Sorvolando sul fatto che è inverificabile che lui abbia sottoposto “una quindicina di nomi” alla sindaca prima di trovare quello giusto, rimane da scoprire come mai abbia risposto via sms «poche cazzate» ad Annalisa Cuzzocrea di Repubblica che gli chiedeva se fosse vero che l’aveva indicata lui alla Raggi. Ma si saranno sicuramente capiti male. Poi si passa alle indagini:

Ma perché proprio Muraro, vecchia consulente di Ama?
Proprio per la sua esperienza. Sapeva dove mettere le mani, edera competente. Però non sapevamo che fosse indagata: io lo ho appreso a fine luglio.
Ed è rimasto zitto.
Decidemmo di cercare altre informazioni. Non aveva ricevuto un avviso di garanzia.

In realtà non risulta che il M5S abbia attivamente cercato altre informazioni sull’indagine riguardo Paola Muraro; quello che risulta è che il M5S ha deciso di attendere l’invio dell’avviso di garanzia per vedere le carte. Però si conferma che Vignaroli sapeva che la Muraro era sotto indagine, come detto dalla sindaca in Commissione Ecomafie. La risposta successiva è più interessante:

Assieme a Muraro incontraste i rappresentanti di Cerroni, il 30 giugno. E avete favorito la sua società.
Non è affatto andata così.
E allora come è andata?
Diversi giorni prima incontrai Fortini nel comitato elettorale della Raggi,con la sindaca e Muraro. Discutemmo di come fronteggiare l’imminente sciopero nazionale dei netturbini, che rischiava di mettere in ginocchio Roma. E pensammo di ricorrere eccezionalmente all’impianto di Malagrotta, di proprietà del Colari. Così lo incontrammo.
Organizzò lei?
No, non ho mai avuto rapporti diretti con Colari, e tantomeno con Cerroni. Penso che se ne occupò Muraro, non ricordo. A me dissero solo di presentarmi a una riunione in Ama, mi pare il 28. Non fu inopportuno?
Muraro non era ancora assessore, lei non è eletto in Comune.
Raggi aveva già annunciato la sua nomina, e io godevo della fiducia della sindaca. Me lo chiese lei. E anche Fortini. Mi volevano come garanzia per Ama.

In realtà, per quel che ne sappiamo, fu Fortini e non Muraro a organizzare l’incontro con il Colari su richiesta di Muraro e Raggi. È importante però che qui Vignaroli chiarisca che si è mosso su mandato della sindaca. Si conferma che Vignaroli agì per pragmatismo di fronte a un’emergenza (non c’è quindi nulla da rimproverargli da questo punto di vista). Attenzione però alla risposta successiva:

Lei è contro il tritovagliatore. Ma appena insediata Muraro rimproverò a Fortini di non averlo usato. Bella contraddizione.
Gli ha chiesto perché lo aveva usato per tanto tempo e improvvisamente non più. Io sono contro il tritovagliatore. E a Roma siamo riusciti a fare manutenzione agli impianti senza usarlo più.

Qui Vignaroli dimentica molto a proposito della questione del tritovagliatore. Il colloquio tra Muraro e Fortini infatti è stato molto più interessante di come, con scarsa memoria, lo sintetizza il deputato:

Muraro, infatti, ha chiesto conto all’Ama: “Perché quell’impianto, messo a disposizione di Roma Capitale con una delibera di giunta regionale, non viene utilizzato da Ama? Siamo pronti anche a un referendum per chiedere ai cittadini su preferiscono i rifiuti in strada oppure che venga usato quell’impianto”.
“Io non chiederò mai a Cerroni di usare il suo tritovagliatore se non me lo dicono le autorità, Regione o Comune”, ha risposto Fortini, “poi se ci viene chiesto e se la Regione fissa una tariffa calmierata allora dal giorno dopo sono pronto a portarci i rifiuti”.
“Non mi interessa Cerroni – ha detto Muraro – la fattura va fatta a Porcarelli”.
“Hai chiesto alla Regione di fare una tariffa?”, ha poi chiesto Muraro a Fortini. “No, io non vado a dire alla Regione cosa deve fare”, ha risposto Fortini. “Questa è una responsabilità grave Daniele”, gli ha replicato Muraro, “mi stai dicendo che per una questione di rapporti e di lettere la città è piena di rifiuti. Io non voglio essere denunciata da nessuno”.
“Nella mia lettera all’assessore Buschini del 1 giugno glielo ho detto”, ha allora risposto Fortini. “Allora perché non sei andato a perorare?”, ha detto Muraro.

Muraro, come è evidente a tutti tranne che a Vignaroli, ha infatti spinto per utilizzarlo, non si è soltanto informata sul perché non venisse utilizzato. Di più: l’unica cosa che non ha fatto l’amministrazione Raggi è stato ordinare ufficialmente a Fortini di utilizzarlo. E le motivazioni di questo mancato ordine sono talmente evidenti che un deputato indagatore a 5 Stelle avrebbe potuto farsi qualche domanda e darsi qualche risposta. Subito dopo questo punto, che sembra piuttosto dirimente, Vignaroli fa un omaggio alla trasparenza che ha sempre contraddistinto il M5S:

In Ecomafie Fortini l’ha accusata di aver fatto pressioni sull’ex commissario prefettizio Tronca per far cacciare il dg di Ama Filippi: sempre per favorire Cerroni.
Accuse ridicole, sono pronto a querelare chi me le rivolga. E trovo grave che frasi secretate siano apparse sulla stampa.

Infine,sempre in omaggio alla trasparenza, il vicepresidente della Commissione Ecomafie conferma che non ha intenzione di rispondere alle domande dei suoi colleghi:

Il presidente della Ecomafie Bratti vorrebbe ascoltarla.
Non è mai successo che una commissione ascolti un suo membro.
Non andrà?
Sono pronto aparlare in Procura, ho già dato la mia disponibilità. Ma non accetto che si usi una commissione a fini politici.

Ma non è nemmeno mai successo che un vicepresidente della Commissione Ecomafie ammettesse di aver avuto un ruolo nella gestione di un dossier sui rifiuti senza essere stato ufficialmente incaricato da nessuno a farlo…

Leggi sull’argomento: Stefano Vignaroli e l’indagine su Paola Muraro

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