Il ritocco al rialzo dell’imposta sul valore aggiunto dei beni che oggi hanno un’Iva agevolata al 4% è sul tavolo del ministero dell’Economia. Lo scrive oggi il Messaggero, che ritorna sulle parole di Mario Draghi e sulle raccomandazioni al programma di stabilità del governo tirate fuori qualche tempo fa dall’Unione Europea. Il quotidiano ricorda che tra i compiti a casa che ci ha lasciato l’Ue c’è un punto importante: «I recenti interventi volti ad alleggerire la pressione fiscale sui fattori di produzione», aveva messo nero su bianco la Commissione,«sono stati piuttosto limitati. Vi è il margine», spiega il documento, «per spostare ulteriormente il carico fiscale verso i consumi».
Su questo punto le raccomandazioni erano andate anche oltre:
«È determinante»,secondo Bruxelles, «anche una revisione delle aliquote ridotte dell’Iva e delle agevolazioni fiscali dirette».In altre parole l’Ue ha chiesto all’Italia di rimettere di nuovo mano all’Iva dopo il doppio aumento dal 20 al 22 per cento deciso dai governi Monti e Letta. Il tema,come detto, è delicato, perché l’aliquota minima, quella al 4 per cento, riguarda beni essenziali come il pane o la pasta. Il tema,tuttavia, come spiega un’autorevole fonte del ministero dell’Economia a Il Messaggero,«aleggia nell’aria».
Il regime dell’Iva sui principali prodotti:
Le ipotesi sul tavolo sono diverse. Quella, per esempio, di continuare nella revisione di singole voci dell’imposta, come è già stato fatto per i distributori automatici di alimenti la cui Iva è salita dal 4 al 10%. Nel mirino ci sarebbero i regimi agevolati sui prodotti agricoli o l’esenzione per le pompe funebri. Ma non si esclude nemmeno un ritocco delle aliquote più basse o la creazione di una nuova aliquota al 7-8%. Ognipunto di Iva, del resto, vale 4 miliardidi gettito.