Italy in a day, o #ItalyInADay

Categorie: Opinioni

A pensarci sembrava peggio della proiezione delle diapositive di una vacanza altrui, quando a fine estate, dopo la vacanza invernale oppure quella subito dopo il natale che ci sono meno persone in giro, puntualmente arrivava l’invito: «cena e poi proiettiamo le diapositive del viaggio?». Se la scusa dell’influenza l’avevate già usato l’anno precedente, vi toccava.
A vederlo forse era pure peggio: una noia mortale senza nemmeno il vino che almeno i vostri ospiti vi offrivano.

Eppure Italy in a day ha suscitato molto entusiasmo.
A cominciare da Andrea Vianello, direttore di Rai3, sia ieri sia stamattina. La lungimiranza, il coraggio innovativo e l’orgoglio e i batticuori.

Poi se non vi emozionate è colpa vostra. Perché Italy in a day è meraviglioso e bellissimo e forse pure patriottico.

Stamattina si fanno pure i conti. L’entusiasmo resiste anche davanti alle sempre crudeli percentuali dello share.

Il pubblico apprezza ma sembra rimasto agli anni settanta e ottanta, agli anni delle repliche e delle proiezioni delle diapositive.

La commozione, il ritratto intimo e privato. Gli italiani!

La vita vera (cosa ci sarebbe di interessante nella vita vera non è per niente chiaro) e la grandezza degli italiani.

Il ritratto perfetto del paese, senza i testa di cazzo però.

Il film fatto dagli italiani. Chi ha detto che non fanno share?

La bravura, la dolcezza, la cosa più bella e intelligente e popolare.

Certo si capisce che se avete mandato un filmato e ve lo ritrovate lì siete felici («il mio e il vostro»; più il mio), ma è davvero l’unica ragione intelligibile dell’’entusiasmo.