Le inutili opinioni degli italiani sull'incidente in Spagna

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-03-22

Quelli per cui l’Erasmus è una cosa per figli di papà, i vegani che ricordano gli animali che muoiono ogni giorni e la retorica sulla “meglio gioventù” che ritorna ogni volta che muore qualcuno al di sotto dei cinquant’anni

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Cosa c’entra l’Erasmus con l’incidente stradale avvenuto in Spagna che è costato la vita a sette studentesse italiane? Niente. Eppure in molti in questi giorni dopo l’incidente stradale in Catalogna  costato la vita a tredici persone hanno parlato quasi esclusivamente solo del programma di scambio universitario per studenti europei. Questo perché buona parte dei cinquanta passeggeri dell’autobus ribaltatosi nei pressi di Tarragona sono studenti Erasmus. Invece che parlare di sicurezza dei trasporti (a causare l’incidente pare sia stato un colpo di sonno dell’autista) si preferisce in certi luoghi mal frequentati dell’Internet dare la colpa all’Erasmus quando non direttamente alle vittime, colpevoli di voler fare la bella vita invece che studiare.

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fonte: Dalle Stelle alle Stalle via Facebook.com

L’Erasmus? Una cosa per ricchi!

Il vincitore è senza dubbio l’account Twitter @sebastianSDK (ora eliminato) un simpatizzante leghista che non si è fatto troppi scrupoli nel vomitare un commento delirante nel quale si definiscono gli studenti Erasmus dei figli di papà che trascorrono il loro tempo facendo vacanze all’estero drogandosi e facendo sesso. Qualcuno qui ha visto troppe repliche de L’appartamento spagnolo a quanto pare. Ma il nostro eroe non è l’unico a pensarla così. Eccone un altro che ci spiega che si fa tanto baccano solo perché le sette vittime italiane “stavano facendo sei mesi di sta cagata di Erasmus“, fosse successo durante una gita scolastica qualsiasi nessuno le avrebbe ricordate con la stessa intensità.
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Poi c’è il vegano fuori dal coro, quello che preferisce ricordare le vittime innocenti, quegli animali che muoiono quando i camion che li trasportano si ribaltano in autostrada

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Vegani: gente compassionevole

E giusto per far capire che lui è uno che divide il mondo tra vite di serie A e vite di serie B ecco la doverosa precisazione:
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La retorica della generazione Erasmus

Ma dobbiamo essere onesti, commenti come questi non esisterebbero (o sarebbero molti meno) se sui giornali  – ad esempio il Corriere della Sera oppure La Repubblica – non si fossero letti titoloni come “La strage Erasmus” quasi che l’Erasmus fosse diventato una nuova ISIS pronta a uccidere “la meglio gioventù” europea. Una retorica alimentata da persone come Roberto Saviano che ci ha tenuto a ricordare di quando fece l’Erasmus (quella volta senza scorta) per farci capire il suo legame speciale speciale con le vittime.

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What would Saviano do?

Abbiamo già visto nascere una narrativa simile con l’invenzione della generazione Bataclan. Ricordare i morti è troppo poco, non fa abbastanza notizia, bisogna iscriverli in un ideale pantheon. Ecco quindi che qualcuno crede che gli Erasmus siano i cervelli in fuga, il meglio dell’Italia che fugge all’estero e lì trova la morte (generazione Giulio Regeni?). Non è stucchevole questo bisogno che ha l’Europa di avere dei martiri “per il sogno europeo”? Se lo chiedeva ieri anche Francesca Buonfiglioli su Lettera43 parlando della retorica disonesta di coloro che beatificano l’Erasmus.
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Forse è per questo che ieri Gazebo si è fatto un po’ prendere la mano e ha paragonato le vittime di un incidente stradale (e non dell’Erasmus) ai rifugiati del campo di Idomeni. E sì che Zoro ci è stato a Idomeni. E probabilmente nella sua vita ha pure preso un pullman, chissà come mai non si è accorto della differenza tra le due cose. C’è davvero bisogno di appiattire i sogni uno sull’altro per farli sembrare tutti uguali nella sfatta retorica de: gli eroi son tutti giovani e belli.
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C’è davvero così tanta differenza con il vegano che parla di deportazioni naziste per gli animali?

Ma non c’è niente di eroico e di bello nel morire in un incidente stradale. Non c’è niente di Erasmus nel rimanere uccisi durante un incidente stradale. Dirlo non toglie importanza al ricordo delle vittime anzi fa loro giustizia perché è sempre imbarazzante vedere trasformare qualcuno in qualcosa che non è e che forse non è mai stato. E alla fine della catena alimentare dell’informazione troviamo Beppe Grillo che sul blog pubblica il video dell’incidente dove hanno perso la vita sette ragazze italiane. Ma cosa c’è dietro questo fiorire di commenti inutili su una tragedia “banale”? Perché tante persone ritengono sia importante farci conoscere la loro opinione su un fatto del genere? Il motivo non è che siamo diventati tutti troppo emotivi ma nel fatto che c’è il narcisismo stimolato dalle meccaniche dell’Internet che ci spinge ad avere il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di totalmente estraneo a noi solamente pubblicando i nostri pensierini delle medie. E naturalmente più il pensiero è difforme da quello della “massa” più ci sentiamo profondi, intelligenti e realizzati.

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