Tre indagati per il bimbo morto per l'otite

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-05-29

Avvisi di garanzia per il medico e per i genitori. L’ipotesi di reato è omicidio colposo. Sequestrati computer, farmaci e telefoni. Un atto dovuto in vista dell’autopsia. La posizione dei genitori è al vaglio anche del Tribunale minorile di Ancona

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È indagato per omicidio colposo dalla Procura di Urbino, Massimiliano Mecozzi, il medico che avrebbe tenuto in cura solo con metodi omeopatici, negli ultimi 15 giorni il piccolo Francesco Bonifazi, di 7 anni di Cagli (Pesaro), morto all’ospedale Salesi di Ancona dopo aver contratto un otite. Un avviso di garanzia gli è stato notificato la notte scorsa dai carabinieri, che hanno anche perquisito l’abitazione del medico, sequestrando computer, farmaci e telefoni.

Tre indagati per il bimbo morto per l’otite

Indagati anche Marco Bonifazi e Maristella Olivieri, i genitori di Francesco, entrambi commercianti, che su consiglio del dott. Mecozzi non avrebbero somministrato antibiotici al figlio per combattere l’otite, prima di trasferirlo ormai con la febbre alta all’ospedale di Urbino e poi a quello pediatrico Salesi di Ancona, dove il bambino è morto nonostante un disperato tentativo di salvarlo con un intervento chirurgico. Oggi verrà svolta l’autopsia. La posizione dei genitori è al vaglio anche del Tribunale minorile di Ancona, in relazione ai due figli più piccoli. La notifica dell’avviso di garanzia mette tutti e tre in condizione di nominare dei propri consulenti per l’autopsia fissata per domani.

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Marco Bonifazi con Francesco Bonifazi (foto: Corriere della Sera)

A Cagli i due gestiscono un pastificio artigianale. L’avviso di garanzia in queste situazioni è un atto dovuto, proprio perché in questo modo gli indagati possono avere la possibilità di nominare consulenti durante le indagini della magistratura ed gli inquirenti possono effettuare eventuali accertamenti irripetibili in altre fasi dell’indagine.

Massimiliano Mecozzi, Marco Bonifazi e Maristella Olivieri

Oggi La Repubblica aggiunge ulteriori dettagli su Massimiliano Mecozzi, il medico omeopata. Mecozzi ospitava nel suo casolare alla Rupe del Falco gli altri adepti della setta del Roveto Ardente, quelli che ai matrimoni si vestivano da cavalieri del mondo di Camelot: curavano il mal di testa con l’imposizione delle mani, in attesa dell’imminente fine del mondo. Mecozzi aver deciso persino di abbandonare il suo lavoro da omeopata per trasformarsi in magazziniere, visto che nel 2008 secondo le previsioni della setta sarebbe finito tutto.

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L’omeopatia in Italia (La Repubblica, 27 maggio 2017)

L’associazione Roveto Ardente era nata alla fine degli anni Novanta a Varese. La leader carismatica — profeta e guaritrice — e suo marito erano il re e la regina della Tavola rotonda che gestiva Camelot. L’indagine per associazione a delinquere e truffa nei loro confronti cadde nel 2011. Il Corriere intanto oggi ospita un’intervista a Christian Boiron, direttore generale del Gruppo Boiron, leader nella produzione di omeopatia: «Non so se nel caso specifico la questione sia la diagnosi o il trattamento, se il problema sia il medico o i genitori che non lo hanno portato subito all’ospedale. Certo è che se una persona muore dopo aver preso un farmaco allopatico, nessuno dà la colpa alla cura».
Foto copertina: Maristella Olivieri con Francesco Bonifazi (da Repubblica)

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