Le fake news su Bibbiano: dal sindaco “orco” all’uso di “elettroshock” sui bimbi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-01

Una vicenda dai contorni ancora poco chiara e delicatissima (perché riguarda dei minori in situazioni di estrema fragilità) è stata data in pasto dai giornali alla macchina della propaganda dei partiti politici. E la prima vittima è la verità

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L’inchiesta sui presunti abusi su minori commessi e nascosti da alcuni assistenti sociali in provincia di Reggio Emilia è diventata rapidamente un caso politico. La ragione principale è il coinvolgimento del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, finito ai domiciliari nei giorni scorsi. Secondo la propaganda del MoVimento 5 Stelle il caso racconta di come il PD faccia affari con i bambini tolti ai genitori. La situazione però è molto delicata.

La posizione del sindaco di Bibbiano e quelli che lo chiamano “uomo nero”

Partiamo ad esempio dalla posizione di Carletti. Mario Improta, in arte Marione, su Facebook lo ha rappresentato come l’uomo nero che vuole fare male ai bambini; aggiungendo che l’uomo nero è del PD. Successivamente però le accuse nei confronti di Carletti sono state precisate meglio. Repubblica riferisce infatti che secondo il procuratore Mescolini il sindaco «risponde solo di abuso d’ufficio e falso. Gli viene contestato di aver violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche, ma non è coinvolto nei crimini contro i minori» per la violazione delle norme attributive di un appalto.

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Il procuratore precisa che nei suoi confronti non si tratta di associazione a delinquere. Per quanto grave possa essere l’accusa di abuso d’ufficio i fatti contestati non riguardano un coinvolgimento diretto nella gestione degli affidi e nei presunti abusi.Eppure anche questa mattina Improta pubblicava una vignetta dove metteva in correlazione il sostegno dato dal PD alla comandate della Sea Watch 3 con l’inchiesta Angeli e Demoni della procura di Reggio Emilia nella Val d’Enza.

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Certo le accuse rimangono gravi, tra i reati contestati a assistenti sociali, educatori ed operatori ci sono quelli di frode, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso, violenza privata, tentata estorsione, peculato e addirittura quella di lesioni gravissimeSi tratta di un risultato dell’azione politica del PD? Difficile dirlo dagli elementi in possesso dei giornali, anzi la presenza del PD sembra limitata all’affidamento alla cooperativa Hansel e Gretel.

Quei legami di cui il M5S non parla

Per i più smemorati (a 5 Stelle) vale la pena ricordare che il MoVimento 5 Stelle che oggi lancia accuse contro il «modello nazionale a cui ispirarsi sul tema della tutela dei minori abusati» ha finanziato con le donazioni dei consiglieri regionali del Piemonte proprio la Onlus finita al centro dell’inchiesta. Naturalmente sarebbe sbagliato scrivere che il M5S finanzia il sistema degli abusi sui bambini, così come è sbagliato fare quello che scrive Luigi Di Maio che in un post parla del «il modello “Emilia” proposto dal PD, si rivela oggi come un sistema da incubo: bambini ”selezionati” e sottratti illegittimamente alle famiglie, per poi venire consegnati in una sorta di “affido horror” a personaggi discutibili, tra i quali titolari di sexy shop, pedofili, gente con problemi mentali». Come è possibile che quelle stesse cooperative andassero bene per ricevere le donazioni e ora siano un sistema perverso?

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Va anche ricordato che la consigliera comunale del M5S a Reggio Emilia Rossella Ognibene è una dei legali della dirigente dei servizi  sociali Federica Anghinolfi (anche lei ai domiciliari). Da giorni sul profilo Facebook della Ognibene è uno stillicidio di commenti di chi le scrive che “difende l’indifendibile” o che difendere una degli indagati “è semplicemente una vergogna”. Eppure non risulta sia ancora iniziato alcun processo e nonostante le riforme del M5S tutti gli indagati hanno il diritto ad una difesa. La Ognibene si è poi dimessa dal MoVimento 5 Stelle.

Cos’è la storia dell’elettroshock sui minori

C’è poi il caso degli elettroschock che sarebbero stati praticati sui bambini. Sui giornali è stato presentato come l’esempio di come il “sistema” fosse malato e corrotto. Giù le mani dai bambini scrivono e gridano in molti. Ma anche qui è arrivata successivamente una precisazione: non si tratta di un vero e proprio elettroshock. Anche in questo caso il procuratore capo Mescolini ha chiarito che «non si tratta minimante di elettroshock» ma che è stato individuato dai Carabinieri tramite l’intercettazioni il ricorso di un’apparecchiatura che come spiega il Post in alcuni casi viene utilizzata in ambito psicoterapeutico e che ricorre ad alcuni stimoli di tipo elettrico nella terapia per superare alcuni tipi di traumi. Nelle carte dell’inchiesta se ne parla come di una «magica macchinetta dei ricordi», un congegno «a impulsi elettromagnetici con cavi che la minore doveva tenere tra le mani», presentato come uno strumento utile e rievocare «le cose brutte» vissute in precedenza. Ed effettivamente è proprio la descrizione che emerge da questo articolo del CNR.

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Non si tratta di un macchinario che invia “scosse elettriche” ma di un piccolo apparecchio che emette impulsi elettrici (piccole vibrazioni) e sonori. Anche l’accusa di violenza sessuale viene ridimensionata: sarebbe avvenuta da parte di terzi e non degli affidatari. Certamente nell’inchiesta rimangono molti aspetti preoccupanti, come quella riguardante la manipolazione di alcuni disegni e dichiarazioni dei minori che poi sono stati utilizzati per l’allontanamento dalla famiglia. Sul caso dei cosiddetti “lavaggi del cervello” Alberto Pellai su Famiglia Cristiana ha scritto che soprattutto quando gli operatori si trovano di fronte ad abusi il lavoro è molto delicato. Ci sono però anche alcuni aspetti curiosi, come il caso dei due genitori che per due volte tentarono di rapire la propria figlia (in seguito all’allontanamento). Oggi la coppia viene presentata come una delle tante vittime di questo presunto sistema. Ma vengono omessi alcuni dettagli, al di là delle modalità del rapimento (ad esempio il ricorso ad una pistola puntata in faccia ad una suora) c’è anche il fatto che la successiva battaglia legale per l’adottabilità della figlia si protrasse per dieci anni. Possibile che in tutto questo tempo non fosse venuta fuori quella che oggi per tutti è “la verità”? Questo episodio e il rispetto delle garanzie degli imputati, unito alla delicatezza dell’inchiesta che riguarda dei minori, imporrebbero di mettere la sordina a certi toni della propaganda e della stampa scandalistica. Il che non significa tacere sull’inchiesta, significa solo limitarsi alla narrazione dei fatti. Che già da solo sono piuttosto dolorosi, senza condirli con retorica e particolari “da horror” smentiti dalla stessa Procura.

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