Il tour degli schiaffi a Matteo Salvini

Categorie: Fatti, Politica

Matteo Salvini, poverino, non può andare in piazza per dire che vuole affondare i barconi dei migranti o radere al suolo i campi nomadi che subito scatta la contestazione. Dove andremo a finire signora mia se non si può nemmeno essere razzisti pubblicamente?

Il grande comunicatore non può parlare. Ad accorgersene e a lamentarsene è Filippo Facci su Libero di oggi, in un pezzo dal titolo “Il nuovo sport nazionale:non far parlare Salvini” in cui lamenta l’intolleranza di coloro che accusano Matteo Salvini di essere appunto intollerante, e razzista. Il tour elettorale del “Capitano” infatti ha preso una brutta piega: ovunque vada trova ad attenderlo contestatori e manifestanti che esprimono tutta la loro insofferenza nei suoi confronti. E Matteo è costretto a scendere in piazza circondato da un cordone di agenti in assetto anti-sommossa.

Libero di oggi su Matteo Salvini

L’ASSALTO AL CARROCCIO
Filippo Facci lamenta la poca democraticità dei contestatori di Salvini, che con il “pretesto” di denunciare le sue politiche razziste e le sue dichiarazioni xenofobe impediscono la libertà di parola del nostro. C’è da chiedersi come abbia fatto il giornalista di Libero a trattenersi per tutto il pezzo dal chiedersi se magari “gli esponenti dei centri sociali” – i soliti pacifinti – non fossero anche loro Charlie qualche mese fa (ma in fondo pure Salvini e la Le Pen erano Charlie…). Ormai Salvini può parlare solo in televisione dove non rischia di essere interrotto durante i suoi deliri (o su Facebook dove invece preferisce bannare i contestatori). Non appena Salvini si azzarda a mettere piede sotto il Pò rischia di essere fischiato, insultato o bersagliato da lanci di oggetti. Eppure lui continua, dopo Ancona dove è stato accolto da un lancio di uova e pomodori

il nostro eroe ha cercato di bissare l’ingresso al campo nomadi di qualche giorno fa e ha tentato di entrare all’Hotel House di Porto Recanati, una struttura che ospita degli immigrati, ma l’accesso gli è stato impedito dagli stessi immigrati. Poco male, ci è riuscito lo stesso a fare un post su Facebook in cui invoca l’intervento del “nuovo carroccio”: la ruspa.

MADAMINA, IL CATALOGO È QUESTO
E non si tratta di episodi isolati; Facci si improvvisa Leporello e ci propone un catalogo delle contestazioni che ha subito Salvini. Da Palermo a Roma, da Napoli a Torino passando per Livorno la minuta contabilità delle manifestazioni anti-Salvini racconta di un’Italia che odia il leader della Lega. Sembra quasi che sia proprio per risollevarsi il morale e sentirsi tra amici che Salvini abbia sentito la necessità di fondare il suo nuovo partito Noi con Salvini. In realtà Matteo semplicemente chiagne e fotte come dicono a Napoli. Le contestazioni gli danno il pretesto per giocare a fare la vittima. Per poter dire che non è lui il vero cattivo (quello che vuole radere al suolo i campi nomadi) ma ci sono altri più cattivi di lui e non sono quelli di Casa Pound con cui la Lega ha un’imbarazzante comunione d’intenti. Lui è una persona per bene, come i suoi elettori, i cattivi sono sempre gli altri e nella Lega 2.0 non importa nemmeno se sono stranieri o italiani. Le forze antidemocratiche sono solo quelle che si oppongono alla rivoluzione salviniana. Il tour elettorale del leader leghista che Facci dipinge come una via crucis è in realtà una campagna elettorale passivo-aggressiva dove ogni “schiaffo” è narrato nei minimi dettagli sui social.

Salvini non è ingenuo e sa che gli insulti che riceve in piazza sono un ottimo carburante per la sua ruspa e per scavare un solco tra il suo elettorato e quello dei partiti “buonisti”. Dopo aver saturato l’etere e la Rete con i suoi proclami anti-nomadi, anti-stranieri e anti-tutto da vero troll sa come gettare l’esca e aspettare la reazione degli oppositori politici. Fa più notizia un Salvini che incontra sul suo terreno (in Veneto o in Lombardia) decine di simpatizzanti leghisti o un Salvini che va in “terronia” e non riesce a parlare per colpa di “30 figli di papà dei centri a-sociali“? Ed infatti un pezzo dell’Huffington Post oggi ci racconta che proprio grazie agli insulti Salvini è in crescita nei sondaggi: le provocazioni e gli insulti gli sono valsi cinque punti percentuali negli ultimi sei mesi.

Foto copertina via Twitter.com