Lo stupratore picchiato dalle guardie a Le Iene

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-01-25

Le Iene raccontano il caso di Rachid Assarad, un detenuto che da anni viene vessato e seviziato dalle guardie delle carceri dove sta scontando la sua pena. E gli italiani si riscoprono forcaioli

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Rachid Assarag nel è stato condannato a nove anni e quattro mesi di carcere per stupro. Nel 2008 Rachid ha violentato per sette ore due ragazze di vent’anni, una di origine marocchina come lui e una kosovara all’interno di un appartamento milanese. Dal 2009 ad oggi Rachid è stato trasferito in undici carceri diverse (Milano, Parma, Prato, Firenze, Massa Carrara, Napoli, Volterra, Genova, Sanremo, Lucca, Biella) e sempre dal 2009 grazie all’aiuto della moglie Emanuela che è riuscita a fargli avere dei registratori Rachid ha iniziato a registrare quello che gli succedeva in carcere. Perché in carcere Rachid è stato sistematicamente picchiato e seviziato da agenti di custodia e compagni di cella.

Lo stupratore picchiato dalle guardie… di next-quotidiano

Le registrazioni fatte in carcere da Rachid Assarag

La storia era venuta fuori sui giornali a dicembre, ma ieri le Iene hanno mandato in onda durante il servizio di Matteo Viviani l’audio di quelle registrazioni dove si sentono le voci di quelli che (senza mai essere identificati) vengono chiamati brigadieri, ispettori e agenti di custodia del carcere vantarsi delle violenze commesse su Rachid e spiegargli che all’interno dei penitenziari l’unica legge sono loro. Non stiamo discutendo qui se Rachid sia colpevole o meno, per la legge è colpevole e per la legge deve stare in carcere a scontare la sua pena. La stessa legge che lo ha condannato però non sembra essere in grado di difenderlo, l’uomo ha presentato numerosi esposti per le torture subite ma senza alcun risultato. È come se all’interno delle strutture carcerarie la legge e la Costituzione (che come amiamo ricordarci noi italiani è “la più bella del Mondo“) non valessero più.

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La trascrizione di una delle registrazioni di Rachid Assarag

Le voci che raccontano la normalità e la banalità della violenza carceraria sui detenuti suscitano senza dubbio scalpore, a quanto pare chi commette i pestaggi non ha alcun problema a parlarne apertamente con Rachid che – spiegano – viene picchiato perché “si comporta male”. Ed in fondo di quello che succede lì dentro non frega un cazzo a nessuno, perché la gente che sta dentro fuori non ce la vuole nessuno e quindi siamo tutti disposti a chiudere un occhio.
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C’è da dire che non sono solo gli agenti della polizia penitenziaria a non comportarsi secondo la legge. Anche il personale medico del carcere (medici, infermieri, psichiatri) preferisce fare finta di nulla, consigliare a Rachid di rassegnarsi perché è così dappertutto e “le carceri fanno schifo” e ammettere – come fa lo psichiatra del carcere di Parma – che anche volendo non potrebbe fare nulla perché sarebbe la sua parola contro quella degli agenti e del direttore del carcere e ci andrebbe di mezzo lui. Insomma buona parte del sistema carcerario non funziona come dovrebbe.
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I consigli di un’infermiera a Rachid

Quelli che dicono che Rachid Assarag se l’è meritato

C’è qualcosa di diverso in quello che succede a Rachid e quello che è successo a Stefano Cucchi? Certo Rachid Assarag è stato condannato ed è colpevole, Stefano Cucchi no. Stefano Cucchi è morto perché è caduto dalle scale, Rachid invece è ancora vivo. Eppure le reazioni dell’opinione pubblica sono diametralmente opposte. Si sa infatti che per chi sta fuori esiste – nel carcere – un codice d’onore secondo il quale pedofili e stupratori devono subire una pena aggiuntiva che non è prevista dal giudice: la tortura da parte di altri criminali (e delle guardie).

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Il noto sito di notizie gentiste Imola Oggi si chiede come faccia Rachid Assarag ad avere un registratore, le guardie dovrebbero stare più attente

Quando uscì la notizia Giovanni Tognoli di VoxNews scrisse che il PD e Repubblica (ma c’è anche un pezzo del Foglio) difendevano uno stupratore al quale casomai gliene stavano dando troppo poche. Anzi, magari le cose fossero davvero così sarebbe la prova che per una volta “i crimini degli immigrati” vengono puniti secondo giustizia.
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“Troppo poche, dategliene di più”

Ma se pensate che certi appelli alla violenza contro chi è in carcere siano appannaggio solo di siti come VoxNews vi sbagliate, perché i commenti al servizio su Rachid Assarag sono molto simili a quelli dei lettori del sito di Tognoli. Con tanto di richieste di sentire l’altra campana, ovvero la donna (in realtà sono due ma non si può certo pretendere che ci si informi quando parte il riflesso pavloviano) stuprata da Assarag. Il problema è che – ma questo dovrebbe essere chiaro – che le Iene non hanno per nulla giustificato il crimine commesso da Assarag né hanno detto che è finito in carcere per un errore giudiziario. La giustizia italiana (i poliziotti che hanno indagato sui fatti, i magistrati e i giudici) hanno fatto il loro dovere. Il punto del discorso qui è la totale assenza di qualsiasi forma di giustizia all’interno del carcere.


Rachid Assarag ha una pena da scontare, e la deve scontare tutta. Ma quella pena non prevede la tortura e soprattutto la nostra Costituzione prevede che a comminare le sentenze siano i tribunali dello Stato, non quelli segretamente istituiti all’interno del carcere da persone che hanno il dovere di sorvegliare i detenuti e non di dispensare lezioni di moralità e di etica a manganellate.

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