Economia

Il reddito minimo ai poveri con i tagli alle pensioni dei ricchi non piace al governo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-06

Il Sostegno di inclusione attiva per gli ultracinquantacinquenni, ovvero un reddito minimo garantito da 500 euro al mese, già bocciato dall’esecutivo: «Tagliare le pensioni da 2000 euro al mese? Non è il caso»

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Ieri l’INPS ha pubblicato sul suo sito la proposta di Sostegno di inclusione attiva per gli ultracinquantacinquenni, finanziato attraverso i tagli ai vitalizi di 250mila pensionati d’oro. Della proposta Tito Boeri aveva cominciato a parlare durante la sua intervista a In 1/2 Ora di Lucia Annunziata. Il rapporto, con il titolo “Non per cassa, ma per equità”, è stato poi pubblicato ieri con l’assenso del governo. Che però ha fatto sapere di non voler seguire il “consiglio” di Boeri: è costoso, di difficile realizzazione e potrebbe rovinare il clima di fiducia. Così ha commentato Matteo Renzi, intervistato da Bruno Vespa. «Noi paghiamo ogni anno 250 miliardi di euro di pensioni. Tagliamo lì? Io penso sia un errore – ha detto il premier – Alcuni correttivi proposti dall’Inps di Tito Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani». E ancora: «Se metti le mani sulle pensioni di gente che prende 2.000 euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia. Per carità, magari è pure giusto a livello teorico. Ma la linea di questa legge è la fiducia, la fiducia, la fiducia. E dunque non si tagliano le pensioni».

Il reddito minimo ai poveri con i tagli alle pensioni dei ricchi

La proposta dell’INPS pubblicata sul suo sito prevede : un «reddito minimo garantito» di 500 euro (400 € nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Piano, finalizzato al reinserimento lavorativo, finanziabile con gli 1,2 miliardi che deriverebbero dalla rimodulazione delle prestazioni assistenziali percepite al di sopra dei 65 anni di età da quel 10% di popolazione che percepisce redditi più elevati, circa 230 mila famiglie. «Questo capitolo assistenziale della proposta è diventato in parte materiale per la delega povertà collegata alla Stabilità, che sarà chiusa entro l’estate» spiega il capoeconomista di Palazzo Chigi, Tommaso Nannicini.

sostegno inclusione attiva boeri

La riforma delle pensioni – Modello Boeri (Corriere della Sera, 6 novembre 2011)


La proposta normativa consiste nell’istituire un reddito minimo garantito pari a euro 500€ (400€ nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultracinquantacinquenne. Il trasferimento,che prende il nome di Sostegno di Inclusione Attiva per gli ultracinquantacinquenni (SIA55), prende comeriferimento la famiglia, intesa come nucleo che condivide la stessa abitazione. Nel caso in cui nel nucleofamiliare vi siano altri soggetti oltre all’ultra55enne, l’ammontare della prestazione è pari all’importo per unsingle (500€) moltiplicato per la scala di equivalenza OCSE Modificata, che tiene conto delle economie discala che si raggiungono condividendo la stessa abitazione. La famiglia di riferimento è il nucleo allargatocosì come definito ai fini ISEE (articolo 3, D.P.C.M. n. 159 2013). Questo significa che non solol’ultra55enne, ma anche eventuali figli disoccupati beneficiano del trattamento.
Esempio

Consideriamo una famiglia con 2 soggetti adulti, di cui uno con più di 55 anni. Poiché il parametrodella scala Ocse Modificata per questa tipologia familiare è pari 1.5, tale famiglia avrebbe diritto a unreddito minimo pari a 500×1.5, ovvero 750€ al mese. Ora, se la somma dei redditi da lavoro mensilidi queste due persone fosse pari a 500€ al mese, il valore della prestazione ricevuta ammonterebbe a250€.

Il reddito familiare di riferimento misura il potenziale economico della famiglia nel suo complesso. Tale aggregato è pari all’ISE-reddito prima di tutte le deduzioni e detrazioni previste dalla normativa. Inoltre, per discriminare tra il tenore di vita delle famiglie affittuarie rispetto alle famiglie proprietarie di un immobile adibito a prima casa, il reddito familiare così ottenuto è maggiorato di un ammontare pari al valore della componente abitativa delle linee di povertà assoluta calcolate dall’Istat qualora la famiglia risulti titolare diun diritto reale sull’immobile adibito a casa di abitazione.

inps reddito minimo 500 euro

I primi due articoli dell’articolato dell’INPS

Il no del governo

Ma, come si era già capito durante l’intervento di Boeri in tv, il governo ha respinto la proposta. E la pubblicazione della stessa nel sito dell’INPS, pur concordata con l’esecutivo, rientra proprio nell’ottica dei contrasti tra Boeri e il governo, che, dopo averlo nominato, non sembra granché impressionato dall’attivismo riformista dell’economista. Mentre la maggioranza lo accusa di volersi sostituire al legislatore. Scrive Antonella Baccaro sul Corriere:

Insomma nessuno atto di sfida di Boeri, quella pubblicazione. E nessuno scontro con il premier. Perché lo scontro (che c’è stato) è già chiuso. Con Boeri che in effetti si prepara ad attuare la prima parte della sua proposta, quella sull’assistenza. E Palazzo Chigi impegnato a far passare il messaggio che «le pensioni non si toccano». E allora, perché tutto questo clamore? Perché solo un paio d’ore prima della pubblicazione concordata del piano, le agenzie hanno sfornato alcune dichiarazioni di Renzi, tratte dal libro di Vespa, in cui spiegava che «alcuni correttivi proposti da Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani».
Dopo questa bocciatura, l’incauta pubblicazione del piano Boeri è suonata come un atto di sfida che ha diviso i commentatori tra tifosi e detrattori dell’economista. In un crescendo cui le precisazioni di Palazzo Chigi hanno cercato di porre fine. Almeno fino a quando non è entrato in campo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che per tagliare la polemica ha tagliato un po’ corto: «Si è deciso di rinviare perché quel piano, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi».

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