Il pogrom leghista contro Cristina Bertotti, il giudice del caso Ermes Mattielli

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-11-09

Il giudice che ha condannato Ermes Mattieli viene presa di mira dai leghisti assetati di giustizia a senso unico e possibilmente fai da te. Come è andata davvero? Cosa è successo nelle aule del tribunale?

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Ermes Mattielli non ci ha messo molto a diventare un santo della ggente. Per la verità lo era già da molto prima di giovedì scorso, quando è morto per un infarto nell’ospedale di Vicenza. Il personaggio di Mattielli era tornato alla ribalta dopo la vicenda di Vaprio D’Adda. Tante le analogie con il caso di Francesco Sicignano: un uomo solo che difende la sua proprietà sparando contro gli intrusi, i ladri che sono disarmati e che scappano (nel caso di Mattielli) o che sono al di fuori dell’abitazione (a Vaprio D’Adda). Simile anche l’epilogo: un ragazzo ucciso in Lombardia, due feriti (uno dei quali rimasto invalido) in Veneto.
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Ermes Mattielli «ucciso dallo Stato»

Il “calvario” di Ermes Mattielli era iniziato in tribunale, e qui era anche nato il personaggio: quello dell’uomo che invoca il diritto a imbracciare le armi per difendere la sua roba. Alla fine del processo d’appello la condanna: 4 anni e 5 mesi di carcere e una provvisionale di 135 mila euro di risarcimento. Un’inaccettabile violenza da parte dello Stato e della Giustizia nei confronti di un uomo che quella sera del 13 giugno 2006 era stato sull’orlo di perdere tutto (come racconta la vulgata leghista). Una sentenza che ravvisa nella reazione di Mattielli un eccesso di difesa. Il commerciante di Arsiero ha esploso 14 colpi di pistola (tutti a segno) contro i due ladri che si erano introdotti all’interno del suo deposito di rottami. I ladri, disarmati, però erano già in fuga e avevano abbandonato la refurtiva. Non c’era stata secondo il Tribunale di Schio e la Corte d’Appello nessuna legittima difesa, perché né la proprietà del rigattiere vicentino né la sua vita erano in pericolo. Secondo l’articolo 52 del codice penale infatti:

La legittima difesa. Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.
Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma [ndr: violazione di domicilio], sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la propria o la altrui incolumità:
b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione.
La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia avvenuto all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.

Questo significa che ci deve essere sempre proporzione tra la minaccia e l’azione di difesa. È evidente, leggendo il testo, che la legge non prevede assolutamente che si debba “chiedere” al ladro quali siano le proprie intenzioni o verificare, accendendo la luce e facendo domande se l’intruso sia armato o meno. Può accadere infatti che chi si difende commetta l’errore di sentirsi minacciato quando in realtà non è in pericolo, questa eventualità è prevista ed è la cosiddetta legittima difesa putativa che nasce appunto dalla convinzione di trovarsi in pericolo. È interessante far notare che il comma b dell’articolo 52 sia stato fatto introdurre nel 2006 proprio su proposta della Lega Nord. Non stupisce quindi che proprio la Lega Nord sia stato uno tra i primi partiti a muoversi per tutelare Mattielli, con tanto di raccolta fondi pro-reo.
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Il linciaggio dei leghisti nei confronti di Cristina Bertotti

Non stupisce quindi che ora la Lega Nord se la prenda con il giudice “colpevole” di aver emesso la prima sentenza di condanna nei confronti di Mattielli. Già a febbraio Forza Nuova Vicenza aveva augurato di non trovarsi mai di fronte a un nomade armato di pistola (cosa che non è successa nemmeno al rigattiere di Arsiero). Ieri il Segretario della Lega Nord di Cazzago San Martino Christian Prandelli ha pensato bene di passare alle maniere forti, dando la stura al desiderio di linciaggio mediatico nei confronti di Cristina Bertotti il giudice del tribunale di Schio colpevole di aver condannato un uomo innocente. Prandelli invita a far girare l’immagine per poter far sapere a tutta Italia «su quale faccia sputare per la morte di Ermes». Come sempre accade i commenti degli indignati sono ancora meglio:
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Sono pochi quelli che cercano di spiegare come funziona la legge italiana, la maggior parte degli utenti preferisce prendere parte alla sagra dell’insulto:
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Che fine farà l’eredità di Ermes Mattielli?

Altro punto sul quale si agitano le armate leghisti e fasciopopuliste è l’eredità di Ermes Mattielli. Non tanto quella morale e spirituale che è stata condivisa tra migliaia di persone sull’Internet quanto quella materiale. Nonostante tutte le raccolte fondi messe in piedi per aiutare il robivecchi di Arserio la somma stabilita di 135 mila euro non è saltata fuori. Ecco quindi che l’abitazione di Mattielli verrà utilizzata per risarcire le vittime. E non perché non ci sia nessuno a difenderla ma perché è probabile che i cugini di Ermes (unici eredi) si affretteranno a rinunciare all’eredità per non doversi accollare anche i debiti. Cosa che accade spesso quando si devono ereditare i debiti di un parente defunto. I beni dell’uomo (il cui valore è inferiore alla provvisionale) passeranno quindi allo Stato che risarcirà le vittime.
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E non è solo Prandelli a pensarla così ovviamente, qualche giorno fa l’europarlamentare leghista Mara Bizzotto aveva detto:

E’ letteralmente scandaloso che l’eredità del povero Ermes Mattielli finisca nelle mani dei due ladri ROM che gli hanno rovinato la vita e che sono la causa del calvario giudiziario che ha subito. Siamo di fronte all’ennesima follia dello Stato Italiano e delle sue assurde Leggi che premiano i delinquenti e puniscono le vittime. Purtroppo Ermes ha subito sulla propria pelle, da vivo, le profonde ingiustizie dello Stato Italiano: se ora, dopo essere spirato, i suoi pochi averi finissero ai 2 Rom a cui sparò per difendersi, sarebbe davvero un inaccettabile oltraggio alla sua memoria

C’è da dire che lo Stato italiano è quello che effettivamente risarcirà le due vittime di Mattielli.

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