Il MoVimento 5 Stelle si astiene sul reddito di solidarietà in Emilia Romagna

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-12-15

Per anni il MoVimento 5 Stelle ha condotto una battaglia su reddito di solidarietà e reddito di cittadinanza, ma quando la Regione vota una legge per istituirlo e ampliare la platea dei beneficiari di un provvedimento governativo il M5S preferisce restare a guardare per “monitorare” il progetto sperimentale.

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Ieri il Consiglio regionale dell’Emilia Romagna ha approvato la legge che vara il reddito di solidarietà (Res), un provvedimento per aiutare le fasce più deboli della popolazione per il quale sono stati stanziati 72 milioni di euro, 35 dei quali messi dalla Regione mentre i restanti invece saranno erogati dallo Stato come Sostegno all’inclusione attiva (Sia). L’importo del Res varierà da famiglia a famiglia fino ad un massimo di 400 euro al mese andrà a beneficio di tutti i nuclei familiari che hanno un Isee fino a tremila euro l’anno.
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Cos’è il Res e cos’è la Sia

Dal Consiglio regionale stimano che potenzialmente sono 35 mila le famiglie che potrebbero beneficiare del Res (circa 80 mila persone) ma solo a condizione che i beneficiari si impegnino – con il sostegno del Comune di residenza e dei servizi sociali – a trovare un modo per uscire dalla propria condizione. Un aiuto “condizionato”, quindi e non un provvedimento a carattere meramente assistenzialistico che segue la linea dettata dal Governo per il Sia. Il Ministro Poletti infatti a settembre aveva varato quello che è stato chiamato “piano anti povertà”, un progetto per il quale il governo ha stanziato 750 milioni di euro che saranno destinati  a quei quasi 220 mila nuclei familiari con un Isee al di sotto dei tremila euro l’anno. Secondo le stime del Governo grazie al Sostegno all’inclusione attiva il contributo medio del Sia dovrebbe essere intorno ai 320 euro mensili. Anche in questo caso il progetto non costituisce una forma di elemosina ma quello che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali definisce un patto tra servizi e famiglie “che implica una reciproca assunzione di responsabilità e di impegni. Le attività possono riguardare i contatti con i servizi, la ricerca attiva di lavoro, l’adesione a progetti di formazione, la frequenza e l’impegno scolastico, la prevenzione e la tutela della salute. L’obiettivo è aiutare le famiglie a superare la condizione di povertà e riconquistare gradualmente l’autonomia“. Queste quindi saranno le linee guida del provvedimento varato in Emilia Romagna che però amplia i limiti del Sia dal momento che il Res non richiede la presenza all’interno del nucleo familiare di un minore, o di un figlio disabile, o di una donna in stato di gravidanza e quindi il provvedimento approvato ieri è destinato a qualsiasi tipo di nucleo familiare, anche composto da una sola persona. Ciononostante la legge regionale però non ha incontrato l’approvazione degli altri gruppi parlamentari. A dire il vero anche nella maggioranza c’è stato chi ha criticato la natura del progetto, ad esempio il consigliere regionale (renziano) Giuseppe Paruolo che ha motivato così la sua scelta di non firmare il progetto del Res: «Se dovesse configurarsi come un surrogato di reddito minimo faremmo meglio a destinare quei fondi a modalità diverse e più efficaci per aiutare chi ha più bisogno. Non l’ho fatto proprio per il dubbio che qualcuno voglia presentarlo come tale, cioè come reddito minimo mascherato o spingere ad applicarlo in questa direzione». Il che è una posizione curiosa visto che il Res si pone sulla stessa lunghezza d’onda del Sia voluto proprio dal Governo Renzi.
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La posizione del Cinque Stelle sul Res

Se la Lega Nord e Forza Italia hanno votato contro la legge che istituisce il Res (forse per paura che possano usufruirne gli stranieri) la posizione del MoVimento 5 Stelle sorprende un po’ tutti. I consiglieri regionali del partito di Grillo hanno infatti coraggiosamente deciso di astenersi e non votare il provvedimento che considerano una “brutta copia” della loro proposta e soprattutto insufficiente a risolvere i problemi della povertà. La consigliera Giulia Gibertoni ha bollato come “inefficace” il provvedimento votato ieri e ha espresso seri dubbi sul fatto che possa funzionare davvero in modo efficace vista la ristretta platea cui è rivolto.

Pur rappresentando una prima e parziale risposta a un bisogno reale che noi del Movimento 5 Stelle abbiamo contribuito a mettere in cima all’agenda politica di questa Regione visto che fino ad ieri non c’era traccia nel programma elettorale della maggioranza, i limiti di questa legge sono tanti e ben evidenti – spiega Giulia Gibertoni – In primo luogo quello relativo alla platea dei beneficiari: la soglia di 3mila euro di reddito ISEE limiterà moltissimo il numero di chi potrà ricevere il contributo visto che oggi si può essere poveri anche se si possiede una casa o un lavoro, visto che magari si tratta di un impiego pagato con i voucher, precario e a tempo determinato. Per questo avevamo proposto di innalzare la soglia ISEE portandola a 6mila euro assieme allo stanziamento di oltre 200 milioni (invece che gli attuali 30 che si andranno a sommare ai 35 dei SIA del governo Renzi) per quel che riguarda le risorse complessive da investire. Non si tratta di demagogia ma di un modo diverso di pensare il welfare regionale visto che già oggi la Regione spende più di 500 milioni di euro all’anno finanziamento diversi interventi che potevano essere unificati e razionalizzati in modo da rendere ancora più efficace il nuovo intervento. Un’occasione per riprogettare il nostro sistema di welfare a cui però PD e SEL hanno preferito un provvedimento inefficace che non potrà di certo avere gli stessi risultati delle nostre proposte.

Qualcuno potrebbe dire che dopo tante battaglie sul reddito minimo e sul reddito di cittadinanza questo poco che c’è è già qualcosa, ma i Cinque Stelle, fedeli alla loro linea del “monitorare e vigilare” hanno preferito restare alla finestra, come già in occasione della legge regionale sull’obbligatorietà dei vaccini per i bambini che frequentano gli asili nido. C’è da dire inoltre che nella Livorno a Cinque Stelle il tanto annunciato reddito di cittadinanza, pur essendo rivolto a chi ha un Isee inferiore ai seimila euro, è riuscito a soddisfare le domande di appena cento persone a causa della budget messo a disposizione.
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A criticare la posizione del M5S in Regione anche l’ex consigliera regionale Cinque Stelle Federica Salsi che denuncia la “confusione mentale” dei pentastellati dell’Emilia Romagna.

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