Il M5S e le coperture che non coprono

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-02-01

Continua l’appassionante saga dei fact checking al programma del MoVimento 5 Stelle. Ad una settimana dalla pubblicazione dei conti per le coperture il M5S non ha ancora fornito i dettagli e i numeri precisi. E più di qualcuno si è accorto che qualcosa non torna

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Dove si trovano i soldi per realizzare i venti punti per la qualità della vita del programma del MoVimento 5 Stelle? Ce lo siamo chiesti la settimana scorsa evidenziando come i numeri sparati da Di Maio, che assicura che le coperture ci sono eccome, siano parecchio strani. Per tacere del fatto che nella paginetta dove vengono elencate le “coperture” del programma economico e finanziario manca una cosa fondamentale: i dettagli. Certo, ci sono i numeri, e molti anche, ma appaiono e scompaiono in modo alquante sorprendente.

Tutto quello che non torna nelle cifre fornite dal MoVimento

C’è chi ha detto che le coperture del M5S sono un gioco delle tre carte dove voci di spesa diventano risparmi a seconda delle convenienze. Non è così. Ci sono anche tanti conti che non tornano. Ad esempio sul reddito di cittadinanza il M5S scrive che dovrebbe costare tra i 15 e i 17 miliardi di euro. Un fact checking de LaVoce.info però ha calcolato che il costo complessivo della manovra sarebbe di circa 29 miliardi di euro se davvero, come scritto nel Ddl presentato dal MoVimento, si vuole tener conto dei criteri Eurostat per il calcolo della soglia di povertà relativa. Ci sono poi altre cifre “strane”. Ad esempio per i 5 Stelle l’abolizione – loro la chiamano prudentemente “superamento” –  della Fornero costerà circa 11 miliardi di euro. Le stime però parlano di un costo di circa 20-25 miliardi di euro l’anno. A questi vanno aggiunti anche quelli per la riduzione delle aliquote fiscali, che secondo il M5S costerebbe 13 miliardi di euro mentre secondo i calcoli fatti da Roberto Petrini per Repubblica le tre aliquote ridotte e la no tax area a 10mila euro (oggi è a 8mila) verrebbero a costare 30 miliardi di euro.

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Fonte: La Repubblica del 27/01/2018

Sabato scorso su Repubblica Roberto Petrini ha messo in fila i costi della manovra a 5 Stelle. A fronte di una spesa dichiarata da Di Maio che si aggira tra i 70 e gli 80 miliardi di euro Repubblica calcola che il costo reale è intorno ai 125 miliardi di euro. Ma anche tenendo buone le coperture del MoVimento 5 Stelle (30 miliardi dalla spending review e 40 dai tagli alle agevolazioni fiscali) secondo Repubblica mancherebbero all’appello circa 40 miliardi di euro, vale a dire la metà di quello che serve per attuare nella realtà il programma di governo di Di Maio.

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Fonte: La Repubblica del 27/01/2018

Che le coperture elencate dal MoVimento destino qualche perplessità lo conferma anche un articolo pubblicato domenica 28 gennaio dal Fatto Quotidiano. Il pezzo a firma di Stefano Feltri elenca alcune delle criticità già rilevate da Repubblica, ad esempio il costo del reddito di cittadinanza (per il Fatto 20 miliardi) e  il gettito derivante dalla spending review. Come è noto il M5S si richiama al Piano Cottarelli, che prevede però anche corposi tagli alle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. però al tempo stesso propone l’assunzione di qualche migliaio di dipendenti pubblici. Diecimila agenti delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza nelle città (ai quali si spera sia previsto di dare una dotazione di mezzi adeguata) e “altre 10mila per rafforzare le commissioni territoriali che valutano le domande di diritto d’asilo”. Oltre a questi ventimila agenti ci sono poi da assumere 5mila amministrativi nei Tribunali e 1.400 magistrati “per rendere più efficiente e rapido il comparto”. Feltri nota poi che sembra che la voce delle tax expenditures venga contata come copertura due volte. La prima per coprire il superamento della Fornero la seconda per finanziare i tagli dell’Irpef. In buona sostanza Feltri rilevava che “si tratta di tax expenditures da finanziare tagliando altre tax expenditures, ma non si sa quali“. Senza contare che una parte consistente delle coperture (10-15 miliardi) sarebbe finanziata con ulteriore deficit.

I buchi nella risposta del M5S al fact checking di Repubblica

Curiosamente il M5S ha sentito la necessità di replicare solo al fact checking di Repubblica. Questo nonostante i dubbi sollevati dal Fatto non fossero certo meno importanti. La risposta è a cura di Lorenzo Fioramonti, il docente dell’Università di Pretoria candidato con il MoVimento. Fioriamonti scrive ad esempio che “La riforma dell’Irpef del M5S costa invece poco oltre 13 miliardi, ma comunque Repubblica non considera che noi riassorbiamo in essa gli 80 euro che ci danno quasi 10 miliardi di coperture già pronte”.  A parte che è interessante che l’idea di coprire un taglio delle tasse eliminando un taglio delle tasse non si capisce come sia possibile. Perché  la no-tax area fino a 10mila euro costa da sola 14 miliardi di euro. A questo va aggiunta la riduzione delle aliquote che viene a costare – sempre secondo i calcoli de LaVoce.info – 10 miliardi: totale 24 miliardi di euro.

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Fioramonti poi insiste sul punto che il M5S non è per l’abolizione completa della Fornero ma solo per un suo “superamento”. Il fatto che a fronte di una spesa necessaria di oltre 20 miliardi il M5S proponga di spenderne poco meno della metà fa capire la portata di questa rivoluzione. Il nodo principale rimane quello della spending review. Fioramonti ammette che “alcuni tagli potrebbero essere considerati non equi dal M5S”. Il che vale a dire che il M5S non ha intenzione di applicare alla lettera il piano Cottarelli, proprio come non lo hanno fatto altre forze politiche (che strano!). Eppure su 7,2 miliardi di risparmio che aveva proposto il Commissario 5 sono già stati fatti. Resterebbero solo le spese più impopolari. Il M5S avrà la forza e il coraggio di farle? Capitolo tax expenditures: la Corte – scrive Fioramonti –  nel 2016 “aveva individuato ben 799 voci di sconto o esenzione fiscale, per un valore di 313 miliardi” e che quindi trovare 40 miliardi sarà semplice. Ma Repubblica risponde che «Il dato che cita M5S è del 2011, allora fu la Commissione Ceriani a contare 720 voci. Le ultime stime dell’Ufficio valutazione del Senato e del Tesoro parlano di 468 misure “tagliabili” che valgono 54,5 miliardi. Voler ricavare 40 miliardi sarebbe una impresa da maghi». Il mistero delle coperture è destinato a restare. E scoprirlo dopo le elezioni potrebbe non essere piacevole. Nel complesso sembra che ci sia davvero qualche “buco” nelle coperture, lo ha visto LaVoce, lo ha visto Repubblica e lo ha notato anche un giornale non certo “nemico” dei 5 Stelle come il fatto. Che siano tutti contro Di Maio?

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