Il Comune ammette di non sapere cosa fare per il Rialto occupato

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-24

L’assessore al bilancio Andrea Mazzillo si è recato al Rialto occupato e dopo una serie di promesse molto vaghe ha ammesso che per il Rialto non si può fare nulla. Mazzillo ha invitato gli occupanti “ad uscire e chiudere tutto” e ha riunito i rappresentati delle associazioni attorno ad un tavolo per discutere di una strategia per il futuro di chi operava all’interno dello stabile

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Il Rialto, sede del Comitato Acqua pubblica, è stato sgomberato il 16 febbraio nell’ambito dello sfratto di una serie di associazioni no profit e partiti politici deciso dalla Giunta Marino con la delibera 140 e confermato dalla Giunta Raggi, che nella campagna elettorale aveva invece promesso tutt’altro. Oggi il Comitato Acqua Pubblica ha fatto sapere in mattinata che l’immobile era stato di nuovo occupato, ma pochi minuti fa è arrivata la polizia per sgomberarlo nuovamente.
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La nuova occupazione del Rialto (con l’arrivo della polizia)

“#RialtoLiberato! Oggi abbiamo riaperto il Rialto, uno spazio di democrazia e cultura indipendente. Questa mattina abbiamo deciso di riaprire il Rialto e di ridare alla città uno spazio che deve continuare ad essere un laboratorio di democrazia, incontro e produzione di cultura indipendente”, aveva fatto sapere in mattinata con una nota il Forum italiano per i diritti dell’acqua. “Non ci vogliamo rassegnare al fatto che il Rialto, dopo lo sgombero subito il 16 febbraio, sia di nuovo consegnato al degrado e all’abbandono come centinaia di altri edifici nella nostra città – si legge – Non ci vogliamo rassegnare al fatto che Roma continui ad essere governata secondo logiche che puntano solo alla mercificazione dei beni comuni e alla messa a valore del patrimonio pubblico. Per questo, numerose realtà sociali, culturali e politiche hanno deciso di dare un segnale forte restituendo questo luogo alle attività che lo hanno attraversato negli ultimi quindici anni”. “Siamo consapevoli che questa non è una vicenda isolata, ma che analoghi provvedimenti stanno colpendo altri spazi sociali della capitale- si chiude il pezzo- intendiamo, così, ribadire che la democrazia e la cultura indipendente non si sgomberano e che non possono essere vincolati al mero fattore economico. Siamo consapevoli che il patrimonio pubblico può e deve svolgere un ruolo strategico per sviluppare e valorizzare veramente le tante e diffuse realtà socio-culturali che da sempre arricchiscono questa città svolgendo anche un ruolo di supplenza ai compiti dell’amministrazione comunale”.

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La foto del Rialto occupato stamattina

La nota si chiude così: “Pensiamo sia tempo di rivedere la materia che disciplina le concessioni pubbliche coinvolgendo tutta la citta’ e ribaltando la logica di mercato che e’ alla base della delibera 140/2015 in funzione di una visione fondata su principi di solidarieta’, cultura e partecipazione fondamentali per la tenuta democratica di questa citta’. Visto che la Giunta ha appena approvato una delibera con cui intende frenare la logica degli sgomberi che sta mettendo a rischio oltre 800 spazi in tutto il territorio cittadino, chiediamo all’Amministrazione capitolina, in quanto proprietaria formale dell’immobile, e in primis alla sindaca Raggi e all’assessore Mazzillo, di mettere in campo tutte le azioni necessarie affinche’ il Rialto sia tutelato al fine di “evitare che venga compromessa l’esistenza di associazioni che svolgono funzioni di interesse pubblico”cosi’ come dichiarato dallo stesso assessore al Patrimonio. Chiediamo alla maggioranza, alla Giunta e a tutti i consiglieri comunali e municipali, per una volta, di non restare a guardare e di prendere una posizione chiara e netta. Chiediamo a tutte e tutti di sostenere questa lotta. Alle ore 16 convochiamo un’assemblea pubblica cittadina in cui condividere insieme i prossimi passaggi”.

La ricetta dell’assessore Mazzillo: vedremo, faremo, metteremo a bando

L’assessore al bilancio Andrea Mazzillo si è recato al Rialto per confrontarsi con gli occupanti che chiedevano un intervento dell’Amministrazione – in quanto proprietaria dell’immobile – a tutela del luogo che quando è aperto grazie al lavoro delle associazioni che vi operano arricchisce la città. Mazzillo inizialmente ha detto che il Comune non sapeva nulla delle operazioni di riacquisizione degli immobili che sono andate avanti “d’ufficio” senza che l’amministrazione comunale attuale potesse farci nulla perché in attuazione delle disposizioni di una delibera approvata dalla giunta Marino del 2015. In realtà questo non è vero perché a marzo 2016 sulla pagina del M5S romano ospiatata sul Blog di Beppe Grillo si ricordava che il MoVimento aveva denunciato la volontà del Comune di fare cassa a spese delle associazioni chiedendo una moratoria. Non solo: nell’agosto del 2016, ovvero quando la Raggi era già sindaca di Roma, il Campidoglio approvò una mozione per bloccare gli sfratti:

Noi come amministrazione non eravamo al corrente delle operazioni che si stavano svolgendo di riacquisizione degli immobili; lo siamo venuti a sapere penso come penso lo sono venuti a sapere tutti: con dei comunicati. Cosa sta succedendo adesso? Sta succedendo che per tanti anni l’amministrazione comunale, rappresentata da altre amministrazioni con altre persone che governavano la città, davano gli immobili in disponibilità del Comune a delle realtà associative. Realtà che svolgevano chiaramente funzioni utili per la collettività, di interesse pubblico sostanzialmente. Però lo hanno fatto utilizzando delle procedure che non rispondevano a quella che è la legge, come si fanno le normali procedure. Cioè si fa un bando attraverso il bando le persone e i soggetti rispondono si fa una graduatoria e si assegna. Invece in molti casi sono state fatte delle assegnazioni dirette, per carità sempre con dei provvedimenti legittimi cioè sempre con provvedimenti fatti dall’amministrazione quindi chi in qualche modo ha utilizzato quegli spazi non è che non aveva il diritto a trovarcisi dentro, purtroppo si trovava nella situazione di non avere il titolo ma comunque lo spazio lo stava utilizzando perché qualcuno gli aveva detto “vacci dentro”. In alcuni casi, e quindi non dico solo questo [il Rialto NdR] ma anche in altri casi, ci sono realtà che hanno perfino fatto dei lavori di miglioria, hanno cercato di risollevare perché spesso questi immobili sono fatiscenti, non sono curati. Insomma questa attività è andata avanti, cosa è successo: che per tanti, per molti decenni, quasi trent’anni in molti casi nessuno è mai venuto a capire a quale titolo questi immobili venivano dati a queste realtà. Nessuno ha mai fatto un’analisi vera e propria, le assegnazioni erano sempre provvisorie, in molti casi non erano definitive, per carità in altri casi ci sono state assegnazioni definitive e tutto il resto però stiamo facendo un discorso generale adesso: stiamo dicendo qual è la situazione degli immobili del Comune di Roma. In molti casi non c’era una regolarità sulla presenza di queste realtà. Sapete benissimo cosa è successo, c’è stata un’amministrazione provvisoria, ci sono state diverse realtà che si sono mosse, anche denunce da privati per vari motivi: abusi fatti per esempio da alcune realtà che costruivano delle vasche di decantazione, schiamazzi notturni. Quindi alla fine cosa succede: vengono attivate le autorità giudiziarie e le autorità giudiziarie vengono e cominciano a verificare quello che sta succedendo e vedono se tu hai il titolo o meno a stare in quell’immobile verificano che non ce l’hai. Poi come sapete è un processo come il domino una cosa tira l’altra piano piano… La giunta Marino ha dovuto far fronte alla situazione perché si stava creando l’effetto domino che si diceva e hanno stabilito con la delibera 140 quale doveva essere la tipologia di riordino e di rimessa in legalità di tutti questi immobili dicendo che si sarebbe provveduto a fare un regolamento che avrebbe potuto garantire la presenza delle realtà che provvisoriamente pur senza titolo comunque stavano svolgendo un ruolo utile per l’interesse pubblico e dall’altra parte si cominciava a fare i bandi. Quindi questo regolamento avrebbe aiutato a mantenere una vitalità sul territorio e cercato, attraverso bandi pubblici, di riassegnare questi immobili. Questo regolamento non è stato fatto la giunta Marino è caduta e sapete bene tutta la storia, è arrivato il commissario Tronca e lui come commissario ha continuato l’attività ma non per la redazione del regolamento semplicemente è andato in gestione ordinaria. Quindi noi ci siamo ritrovati, io come assessore e la giunta Raggi in linea di massima tutta, un problema che non si era gestito nel tempo. Ci siamo ritrovati un mancato regolamento abbiamo chiesto un supporto agli uffici e abbiamo cercato di capire cosa stava succedendo. Però vi ripeto ci sono diversi punti di vista e il primo è quello della magistratura: cioè c’è la magistratura ordinaria ma anche quella contabile che dicono “scusate ma se dei soggetti stanno negli immobili pubblici, non pagano a questo punto devono andare via. Non solo: a questo punto devono pagare tutto ciò che non hanno pagato e siccome non avevano il titolo lo devono pagare con l’indennità di occupazione a titolo di mercato. Questa è la regola generale che è stata portata avanti dalla magistratura ed è questo quello che sostanzialmente gli uffici hanno fatto. Perché gli uffici non fanno altro che rispettare quella che è la norma, se poi un magistrato gli dice “fai così” loro si muovono così. Qual è il passaggio successivo, il passaggio successivo è cercare di dire quando arriva la politica quella che può decidere perché quella di Tronca probabilmente non lo poteva fare. Come si può regolarizzare una situazione che va avanti da decenni? Lo si fa prendendo un regolamento che funziona, facendo un regolamento che funziona e che valorizzi tutte le realtà che operano veramente nel sociale perché io so che di realtà che dicono di operare nel sociale e che però non lo fanno, e che hanno altri immobili che usano come magazzini: cioè ci fanno il deposito dei mobili. No, non sto dicendo che c’entrate voi, vi sto dicendo che purtroppo il processo è un processo unico e alla fine ci troviamo tutti dentro. Allora cosa è successo la 140 dava un ordine di priorità e ovviamente le realtà che lavorano e operano nell’interesse pubblico erano all’ultimo e quindi si pensava che attraverso un’opera veloce di costruzione di un regolamento, fatto il regolamento subito si mettevano a bando tutti gli spazi ed era risolto il problema. Il regolamento lo stiamo ancora facendo, quello che è uscito fuori dagli uffici è risultato – da parte della Commissione – non applicabile cioè non era utile per le finalità di cui ci stiamo parlando adesso.


Cosa sta facendo quindi il Comune ora? Mazzilo ha spiegato che attualmente sono allo studio diversi progetti di regolamento ma nessuno è pronto per essere applicato:

Sta creando una norma transitoria che vada a risolvere anche queste situazioni come le vostre. Questo è quello che stiamo facendo oggi e ci impegniamo – io per primo – a farlo il prima possibile. Noi stiamo lavorando già da diverse settimane su questo nuovo regolamento il problema è che dobbiamo fare anche un censimento, cioè bisogna anche capire quante sono le realtà che operano, quali sono le caratteristiche, alcune lavorano sui territori cioè sui Municipi e quindi cosa è utile che ci sia su quel territorio e quindi ci serve un’interlocuzione anche con i Presidenti di Municipio. Quindi è importante fare un lavoro di dialogo partecipato e noi crediamo che il regolamento debba avere una fase provvisoria cioè una fase transitoria e poi una fase diciamo strutturale cioè che assegna regolarmente gli immobili nel tempo.

Per il momento però il Comune di Roma non ha nemmeno iniziato la fase provvisoria del regolamento. Regolamento che stando ai criteri di partecipazione, coinvolgimento dei Municipi e censimento elencati dall’assessore non sembra che si possa fare in tempi brevi. Ma non è finita:

E poi bisogna preparare i bandi e i bandi devono riconoscere quelle che sono le realtà che operano realmente sul territorio. Ora siccome c’è la necessità di rispettare la legge purtroppo le procedure vanno avanti come sapete meglio di me. Quindi comunque le procedure di riacquisizione vanno avanti perché non possono fermarsi. Perché non c’è uno strumento attualmente disponibile da parte dell’amministrazione per bloccarle.

Questo non significa che il Comune non abbia fatto nulla perché per Mazzillo ha spiegato che l’amministrazione ha iniziato ad individuare tutte quelle realtà e associazioni che non fanno nulla e che quindi non usufruiscono realmente degli spazi assegnati.

Pensando che nel tempo chiudevamo tutta la discussione: riuscivamo a chiudere con un regolamento. Ed è questo il nostro impegno principale. Poi, per quanto riguarda tutto il pregresso le cose richieste i soldi richiesti è chiaro che tutto di competenza dell’Assemblea Capitolina cioè dei consiglieri. Quindi i consiglieri stessi decideranno se costruire delle esenzioni, delle agevolazioni, degli utilizzi multipli. Si può immaginare di fare qualsiasi cosa sempre nel rispetto della legalità.

Questo riguarda però tutti gli immobili del Comune ed è chiaro che il regolamento, nemmeno nella sua forma provvisoria, sarà pronto a breve. Per quanto riguarda il Rialto e le realtà che vi operano cosa farà nell’immediato l’Amministrazione? La risposta è semplice: nulla.

Ora parliamo di questo immobile: ora la delibera di giunta l’abbiamo fatta ma è stata fatta dopo che è avvenuta la riacquisizione dell’immobile. Riacquisizione che è avvenuta perché è stata fatta una manifestazione, dagli uffici dell’amministrazione quindi non da parte nostra ma precedenti, di utilizzare questo immobile per finalità istituzionali. Questo immobile – mi hanno detto –  è parte di altri immobili della Sovrintendenza Capitolina, vogliono metterli tutti insieme, spostare degli uffici qua dentro in modo tale da eliminare dei fitti passivi. Noi paghiamo molti soldi di affitto e quindi si vuole fare  un solo stabile in modo da risparmiare sugli affitti. Poi ci sono i problemi relativi al fatto che la struttura non è in sicurezza, ci sono dei problemi igienici. Cosa possiamo fare noi: restituire questo immobile non si può fare. C’è un percorso che nasce su un’operazione di razionalizzazione dei costi di Roma Capitale: se noi risparmiamo sui fitti questi soldi ritornano ai cittadini le utilizziamo per fare cose che vogliamo fare.

Mazzilo lo ha detto chiaramente: “dobbiamo fare un bando e fare una cosa fatta bene e bisogna seguire le regole”. Il che vuol dire sostanzialmente che per ora le associazioni continueranno ad essere sgomberate fino a che gli immobili liberi non verranno messi tutti a bando. Non è chiaro però in che modo il Comune intenda garantire la continuità dell’attività delle associazioni che operano nell’interesse pubblico. E sempre rispetto al bando e ai bandi che verranno aperti in futuro non è stato spiegato in che modo le associazioni – che in quel momento risulteranno morose – potranno accedervi.
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«Vi chiedo la cortesia di prendere, chiudere tutto e andarvene»

L’assessore Mazzillo ha chiesto agli occupanti di non “metterlo in una situazione difficile” e quindi di liberare il Rialto che “non può essere più utilizzato come è stato utilizzato fino ad oggi” dal momento che non si può occupare uno spazio che era stato chiuso e sigillato. Mazzillo ha invitato tutti i rappresentati delle associazioni che operano all’interno del Rialto di aprire un tavolo di discussione per trovare eventuali spazi alternativi per “buttare giù punto per punto ogni cosa” e costruire un percorso partecipato per garantire il proseguimento del loro impegno sociale. L’unico elemento di concretezza del Comune è la proposta di Mazzillo di iniziare un tavolo con le associazioni.

Leggi sull’argomento: Il silenzio del Comune sugli sgomberi delle Onlus

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