Perché il PD vuole cacciare il governatore di Bankitalia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-10-17

Mossa a sorpresa del Partito Democratico: chiede una figura nuova per via Nazionale, anche se respinge le mozioni delle opposizioni contro Ignazio Visco. Cosa imputa Renzi al governatore e perché così il PD si mette contro Quirinale e Palazzo Chigi

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«Sulla persona il PD non entra ma per Bankitalia chiede una fase nuova. Il PD non entra nel merito di una decisione che spetta al governo e al presidente del consiglio ma non si può sottrarre da un giudizio e la mozione traccia la necessità di segnare una fase nuova. Il ‘con chi lo si fa’ spetta al governo»: a margine di una visita con Renzi a Narni è il portavoce del Partito Democratico Matteo Richetti a certificare la volontà di disfarsi di Ignazio Visco, contestato (dalla politica) ma apprezzato (in via Nazionale) governatore della Banca d’Italia.

Perché il PD vuole cacciare il governatore di Bankitalia

Il segretario del PD invece non parla, ma a muoversi ci pensano i suoi in Parlamento: prima presentano una mozione in cui accusano velatamente il governatore sulle crisi bancarie, “che a prescindere dalle ragioni che le hanno originate – sulle quali si pronunceranno gli organi competenti, ivi compresa la Commissione d’inchiesta all’uopo istituita – avrebbero potuto essere mitigate nei loro effetti da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione e gestione delle crisi bancarie”. Poi cancellano il riferimento alle crisi bancarie dopo la protesta del governo ma continuano a chiedere una “figura più idonea a garantire nuova fiducia” nell’istituto di via Nazionale.
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L’incidente con l’esecutivo è forse la spia di una mossa non esattamente concordata tra Palazzo Chigi e il Nazareno: Paolo Gentiloni il primo settembre scorso ha rinnovato la fiducia al governatore che affrontava un’indagine (poi archiviata) sulla Banca Popolare di Spoleto. Anche Mattarella ha espresso stima e fiducia nei confronti di Visco in più occasioni. Il segretario PD invece con questa mossa ha certificato la sua ostilità nei confronti del governatore e la sua volontà di effettuare un cambio al vertice di Palazzo Koch, nonostante sia profondamente irrituale che si proceda per espressioni di volontà politica in queste occasioni.

Bankitalia e Banca Etruria

Ma evidentemente il tempo stringe e Renzi sa che se perde l’occasione di nominare adesso il nuovo governatore, con il nuovo Parlamento verrebbe travolto dagli eventi. Visco in teoria avrebbe potuto fare un altro mandato a oggi il PD ha certificato la sua opposizione a un’ipotesi che veniva caldeggiata in ambienti istituzionali. Ma cosa imputa Renzi a Visco e perché ha deciso che vuole la sua testa anche se oggi non c’è l’ombra di una sua dichiarazione sul tema? L’ostilità del Giglio Magico nei confronti di Visco è stata certificata da un’intervista rilasciata da Maria Elena Boschi al Corriere della Sera: senza nominarla e parlando di Banca Etruria e della crisi del sistema bancario italiano, la Boschi disse: « mi farebbe anche sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinate posizioni, pur sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un’operazione di aggregazione con la Banca Popolare di Vicenza. Se fosse stata fatta quell’operazione credo che oggi avrebbero avuto un danno enorme i correntisti veneti e quelli toscani».
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La Boschi ce l’aveva con Bankitalia, che aveva suggerito l’aggregazione con BPVI. E i correntisti toscani e veneti non avrebbero avuto nessun danno, visto che i correntisti (fino a 100mila euro) sarebbero stati comunque salvi in caso di crollo di una banca o di entrambe, come da legge. In ogni caso la fusione non andò in porto nonostante l’offerta della Popolare di Vicenza e il “merito” all’epoca attribuito agli amministratori della banca, tra cui c’era il padre di MEB (tra gli imputati nel processo che si è aperto la scorsa settimana).

Cosa imputa Renzi a Visco

A parte l’episodio, più in generale Renzi imputa a Visco di non essere riuscito ad evitare lo scoppio del bubbone bancario sui giornali, con tutto quello che ciò ha significato in termini di problemi per il suo governo, che è finito alla gogna per le parentele; in realtà se l’esecutivo non avesse perso tempo fino all’ultimo invece di intervenire soltanto dopo un’estenuante trattativa con l’Unione Europea risoltasi con un nulla di fatto. Vero è che Bankitalia avrebbe dovuto vigilare prima, ma è anche vero che il suo governo avrebbe dovuto agire prima e meglio.
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E se vogliamo essere più precisi c’è anche questa citazione dall’ultimo libro del segretario PD: «Quando arrivammo a Palazzo Chigi ci affidammo quasi totalmente alle valutazioni e alle considerazioni della Banca d’Italia, rispettosi della solida tradizione di questa prestigiosa istituzione. È questo il nostro errore, che pagheremo assai caro dal punto di vista della reputazione più che della sostanza». Nei giorni scorsi le cronache e i retroscena descrivevano un Matteo Renzi ormai rassegnato nella morsa BCE-Quirinale-Palazzo Chigi ad accettare un secondo mandato per Ignazio VIsco. Oggi il segretario del Partito Democratico ha deciso di giocare la sua carta. Secondo molti giornali a Palazzo Koch il PD vorrebbe Marco Fortis, che sarebbe un esterno e andrebbe contro una tradizione consolidata in Bankitalia (rotta soltanto in emergenza, come nel caso Fazio-Draghi. Difficile che venga accontentato.

Come si nomina il governatore di Bankitalia

L’agenzia di stampa AGI riepiloga i criteri di nomina: il Governatore della Banca d’Italia costituisce la più alta carica dell’istituto che, ai sensi dello Statuto, rappresenta “di fronte ai terzi in tutti gli atti e contratti e nei giudizi”. Presiede l’assemblea dei partecipanti e ha il compito di garantire il rispetto di leggi, regolamenti e statuto, far eseguire le deliberazioni del Consiglio superiore cui può avanzare ogni proposta che giudichi utile alla Banca e sovrintendere l’amministrazione centrale e gli stabilimenti periferici. Dispone, sentito il direttorio, le nomine, le promozioni, le assegnazioni, i trasferimenti e gli incarichi del personale di grado superiore. Deve essere cittadino italiano, non può appartenere ad altri istituti di credito né essere parlamentare né ricoprire altra carica politica. Fino al 2005 la carica di governatore era a vita, proprio per sottolinearne la totale autonomia nei confronti del governo, poi il suo ruolo è stato ridimensionato.
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La riforma fu decisa dopo lo scandalo di “Bancopoli” che portò alle dimissioni di Antonio Fazio. Ora l’incarico dura sei anni ed è rinnovabile una sola volta. La nomina è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa deliberazione del consiglio dei Ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia. Lo stesso procedimento si applica anche per la revoca. Sebbene la Banca d’Italia sia stata fondata nel 1893, la carica di governatore è stata istituita soltanto nel 1928. In precedenza le sue funzioni erano assegnate al direttore generale. Da allora sono i dieci i governatori a essersi succeduti alla guida di Palazzo Koch: Bonaldo Stringher (1928-1930), Vincenzo Azzollini (1931-1944), Luigi Einaudi (1945-1948), Donato Menichella (1948-1960), Guido Carli (1960-1975), Paolo Baffi (1975-1979), Carlo Azeglio Ciampi (1979-1993), Antonio Fazio (1993-2005), Mario Draghi (2005-2011), Ignazio Visco (2011-…).

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