Ieri Jacopo Iacoboni, giornalista della Stampa, è rimasto fuori da SUM #2, l’evento voluto da Davide Casaleggio in onore del padre Gianroberto. La Visverbi, agenzia che ha organizzato l’evento, ha sostenuto che il cronista non si fosse accreditato e che avesse tentato di usare un badge falso.
La storia del badge falso è stata ribadita quando il direttore del Tg La 7 Enrico Mentana, intervistato dal giornalista Gianluigi Nuzzi – conduttore e principale organizzatore dell’evento – ha protestato per la defenestrazione di Jacopo Iacoboni: «Prima di tutto voglio dirti una cosa che ti farà arrabbiare: mi dispiace che ci sia un giornalista che non è stato fatto entrare. Evidentemente per voi ci sono giornalisti e giornalisti». «È entrato, ma con un badge tarocco – ha ribattuto Nuzzi – e tutti i tarocchi noi non li vogliamo».
Il rifiuto è stato motivato da Visverbi con «disguidi nella richiesta dell’accredito» e «posti esauriti». La versione del badge tarocco però non pare reggere. In primo luogo perché, come spiega La Stampa, Iacoboni si è regolarmente presentato con tanto di tesserino professionale, cercando di sanare l’eventuale disguido burocratico e proponendo di contattare la segreteria de «La Stampa» per risolvere tutto, come testimoniato anche da esponenti del M5S tra cui il giornalista e senatore Emilio Carelli, che ha cercato a lungo una soluzione. Per cercare di seguire ugualmente l’evento e documentare tutto su «La Stampa» evitando di creare un caso, Iacoboni ha poi provato a entrare con il badge datogli da un collega. Ma è stato bloccato: non di questione di accredito si trattava, ma di veto personale.
Infatti prima del comunicato di Visverbi l’agenzia di stampa ANSA ha contattato fonti ufficiali del MoVimento 5 Stelle che hanno dato un’altra motivazione: «Fonti del M5S motivano la decisione con il fatto che Sum#02 è un evento organizzato per ricordare Gianroberto Casaleggio laddove Iacoboni ha “insultato” Casaleggio, anche quando era sul letto di morte. Si tratta, spiegano le stesse fonti, di una questione personale e non professionale».
La “questione personale” è ben evidenziata dai molti precedenti polemici tra lo stesso Iacoboni e il MoVimento: il giornalista venne messo alla gogna sul blog di Grillo nel giugno 2013, dopo un articolo in cui si parlava di senatori pronti a lasciare il M5S (in seguito molti di quelli nell’elenco lasciarono davvero i grillini). Lo stesso Iacoboni fu definito “sciacallo” da Gianroberto Casaleggio per aver parlato delle sue condizioni di salute. L’apice del contrasto arrivò con il caso di Beatrice Di Maio, che si è chiuso qualche tempo fa.
“Il collega – ha detto invece la Visverbi – non ha chiesto l’accredito né ci ha contattato successivamente quando i termini per farlo erano scaduti. Se ci avesse contattato e chiesto l’accredito anche all’ultimo minuto sarebbe entrato”. “Ma ad arrivare a Ivrea – per vari motivi – senza accredito, sono stati in molti. A non poter entrare, soltanto uno”, ricorda invece oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica.
Iacoboni ha pubblicato ultimamente un libro-inchiesta sul MoVimento 5 Stelle intitolato “L’esperimento”, in cui tra l’altro si parla molto di Gianroberto Casaleggio e dei suoi metodi di costruzione del consenso intorno al M5S.
Lo stesso Iacoboni su Twitter conferma che è arrivato un ordine per non farlo entrare e che la storia del badge è una bufala tirata fuori all’ultimo momento per giustificare la gaffe.