I venti anni perduti del lavoro in Italia

Categorie: Economia, Fatti

«Senza una significativa accelerazione della crescita, alla Spagna ci vorranno quasi 10 anni e a Italia e Portogallo quasi 20 anni per ridurre il tasso di disoccupazione a livelli pre-crisi», dice il Fondo Monetario Internazionale. Il tasso naturale di disoccupazione in Italia resta più alto di quello visto durante la crisi

Nell’Eurozona la ripresa economica “si sta rafforzando, sostenuta dai bassi prezzi del petrolio e dal programma di acquisti dela Bce: ma le prospettive di medio termine restano deboli, appesantite da una domanda insufficiente, da una bassa produttività e dai bilanci deboli di banche e imprese”. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel suo rapporto sull’Eurozona, in cui evidenzia come l’economia dell’area resti “esposta a choc esterni”. In Europa la disoccupazione resta elevata, con una media superiore all’11%, mentre “la quota di disoccupati a lungo termine continua ad aumentare”. Sul fronte lavoro il Fondo segnala anche come “l’alta disoccupazione giovanile potrebbe danneggiare il capitale umano potenziale, portando a una ‘generazione perduta'”.
 
I VENTI ANNI PERDUTI DEL LAVORO IN ITALIA

«Senza una significativa accelerazione della crescita, alla Spagna ci vorranno quasi 10 anni e a Italia e Portogallo quasi 20 anni per ridurre il tasso di disoccupazione a livelli pre-crisi», aggiunge ancora il fondo. “Una disoccupazione alta probabilmente continuerà per un po'”. Nel nostro Paese in particolare, si stima che il “tasso naturale di disoccupazione” – definito come il tasso di disoccupazione a inflazione stabile (Nairu) – “resti più’ alto di quello visto durante la crisi”. Per un confronto, in Francia sarà nel medio termine a livelli pari a quelli durante la crisi mentre in Spagna il Nairu “scenderà in modo significativo rispetto a livelli senza precedenti ma rimarrà sopra il 15% nel medio termine”. Secondo l’istituto di Washington, nel nostro Paese le priorità sul fronte delle riforme sono quattro: migliorare l’efficienza del settore pubblico e quella della giustizia sul piano civile; migliorare la flessibilità del mercato del lavoro e aumentare la competizione nei mercati dei prodotti e dei servizi. L’Fmi cita i recenti progressi fatti dall’Italia come alcune riforme del sistema giudiziario per accelerare il ritmo con cui vengono condotti i processi, come la nuova legge sulla responsabilità civile dei giudici e il Jobs Act. Sono cinque le raccomandazioni dello staff dell’istituzione guidata da Christine Lagarde. La prima è “l’adozione e l’implementazione della pianificata riforma dell’amministrazione pubblica” che tra l’altro dovrebbe trattare anche la gestione delle risorse umane per sbloccare la produttività; la seconda è data da “ulteriori misure volte a migliorare l’efficienza della giustizia civile” razionalizzando i tipi di casi che arrivano alla Cassazione, permettendo un’ulteriore specializzazione dei tribunali e premendo l’acceleratore sul progetto per lo sviluppo di indicatori sulla performance dei tribunali. La terza raccomandazione coprende, oltre al rafforzamento delle politiche previste dal Jobs Act, la “legislazione e l’implementazione di misure concrete per ridisegnare” il cosiddetto “wage supplementation scheme” (la CIG) ”in un sistema universale di sostegno condizionale alla ricerca di lavoro e al training”. La quarta raccomandazione del Fondo per l’Italia riguarda una “decentralizzazione della contrattazione salariale per permettere una maggiore flessibilità nei contratti nazionali”. Infine, l’Fmi chiede la rapida approvazione e implementazione della Legge annuale sulla competizione per affrontare le barriere regolamentari esistenti in settori chiave come il retail e i trasporti. Essa “sosterrebbe la crescita”, si legge nel rapporto, che aggiunge: “la piena implementazione di riforme già legiferate da tutti i livelli del governo è necessaria per migliorare il contesto imprenditoriale”.
 
COME STA L’EUROZONA
La ripresa nell’Eurozona “si sta rafforzando” ma l’area euro “e’ vulnerabile a shock negativi” e restano i rischi di “stagnazione” legati a un prolungato periodo di bassa crescita e inflazione. E’ quanto si legge nel rapporto sull’area euro del Fondo monetario internazionale che conferma la stima di crescita del Pil della zona euro all’1,5% per il 2015 e all’1,7% per il 2016. “La debole prospettiva di medio termine e il limitato spazio di manovra rende l’Eurozona vulnerabile a shock che potrebbero indurre a un prolungato periodo di bassa crescita e inflazione”, sottolinea il Fondo spiegando che per evitare i rischi di stagnazione sarebbe necessario mettere in campo riforme che affrontino i gap strutturali sui mercati del lavoro, dei prodotti e dei capitali. La ripresa “si sta rafforzando” ed è destinata a proseguire nel medio termine, spiega il Fondo, trainata dalla crescita della domanda interna e sostenuta dai piu’ bassi prezzi del petrolio, dal quantitative easing della Bce e dall’euro piu’ debole. I rischi per la crescita, secondo l’Fmi, sono “ora piu’ bilanciati che negli ultimi anni”. I rischi al ribasso includono la bassa inflazione, un potenziale rallentamento dei mercati emergenti, le tensioni geopolitiche, la volatilita’ dei mercati finanziari , le politiche monetarie asimmetriche e il contagio della crisi greca. Per il Fondo e’ necessario una risposta politica onnicomprensiva con l’accelerazione delle riforme strutturali e la pulizia dei bilanci delle banche.