I controlli dimezzati all'Agenzia delle Entrate

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-07-20

La paralisi dopo la sentenza sui dirigenti illegittimi mette a rischio 5 miliardi di recupero dell’evasione fiscale. Intanto c’è chi si fa annullare i controlli

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La paralisi dell’Agenzia delle Entrate dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimi gli incarichi dirigenziali di 800 funzionari ha portato finora al rallentamento dei controlli fiscali, e i risultati preoccupano chi guarda ai conti dello Stato: dei dieci miliardi che di solito entrano ogni anno nelle casse dello Stato rischia di arrivarne nel 2015 la metà. Della storia parla oggi Mario Sensini sul Corriere della Sera, che racconta anche dei rimborsi dell’IVA al rallentatore a causa dello stesso problema.

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I numeri dell’Agenzia delle Entrate (Corriere della Sera, 20 luglio 2015)

I CONTROLLI DIMEZZATI ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE
Gli effetti del pronunciamento della Corte che ha bocciato gli 800 dirigenti illegittimi cominciano a farsi sentire, quindi, e il governo non ha ancora fatto in tempo a metterci una pezza. E così, racconta il Corriere:

Le Commissioni provinciali sono sommerse da richieste di accesso agli atti presentate dai contribuenti, mirate solo alla verifica delle firme sugli atti e finalizzate all’annullamento di quelli sottoscritti dai dirigenti decaduti dopo la sentenza della Consulta. A Roma, nella sede centrale di Via Cristoforo Colombo, hanno dovuto metter su un ufficio apposta per consentire l’accesso agli atti, una volta autorizzato dalla Commissione. È una piccola processione di contribuenti, avvocati e commercialisti che arrivano, entrano in una stanzetta, si fanno fare le fotocopie degli atti che riguardano le nomine e se ne rivanno. Il più delle volte soddisfatti perché in tasca hanno un’ottima carta per annullare, per vizio di forma, anche le più sacrosante pretese del Fisco.
Chi ha firmato non è un dirigente assunto per concorso come vuole la legge, ma un funzionario «incaricato di funzioni dirigenziali». E l’atto si annulla, come stanno facendo i tribunali della giustizia tributaria. La situazione, ha detto il direttore dell’Agenzia, Rossella Orlandi, l’altro giorno in Parlamento, «in alcuni casi è letteralmente ingestibile». Non è difficile da credere, se si pensa che in Lombardia, la sede più importante, dove si recupera il 30% del gettito “spontaneo” e il 40% di quello che viene dall’attività di accertamento, sono rimasti in servizio appena quattro (4) dirigenti: un direttore generale e tre sottoposti, uno dei quali andrà in pensione a settembre. Nella prima fase dopo la sentenza, la tenuta del sistema era stata garantita dagli ex incaricati, ma da maggio si va avanti con l’assegnazione di interim ai pochi (trecento) dirigenti rimasti.

Gli atti annullati, nonostante le rassicurazioni di ministro e altri dirigenti, mentre intanto venerdì è stato presentato in Commissione al Senato un emendamento al decreto legge enti locali, col quale, nelle more del concorso per l’assunzione dei nuovi dirigenti, l’Agenzia potrà riempire i vuoti con 580 posizioni speciali, che potranno essere affidate temporaneamente ai funzionari, ma sulla base di una specifica «procedura selettiva». A delegare le funzioni, dice l’emendamento, dovrebbe essere non l’Agenzia in quanto tale, ma gli stessi 300 dirigenti rimasti, che si spoglierebbero degli interim.

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