Il governo Lega-M5S già in frantumi?

Categorie: Fact checking, Politica

Le chiacchiere dei grillini: «Salvini staccherà la spina dopo le elezioni europee. Per ora ci ruba consensi o ce li fa perdere. Se è difficile competere con lui a destra, dovremmo almeno presidiare l’elettorato di sinistra». Le spine dei leghisti tentati dalla capitalizzazione dei risultati dei sondaggi. E il ruolo difficile di Tria

Da una parte ci sono i grillini che non le mandano certo a dire: «Vedremo se Salvini staccherà la spina dopo le elezioni europee. Per ora ci ruba consensi o ce li fa perdere. Se è difficile competere con lui a destra, dovremmo almeno presidiare l’elettorato di sinistra, che ci lascia perché è insofferente verso l’alleanza con la Lega. Ma Di Maio non c’è… si affida solo a Casalino… lasciamo perdere. E noi paghiamo le contraddizioni del governo. L’altro giorno c’è stato il siparietto tra Alberto Bagnai, l’economista di Salvini, e il ministro Giovanni Tria. Il primo una ricetta spumeggiante, tutta bollicine. Il secondo la solita acqua putrida. La Lega osa. Di Maio, invece, per fare risultati nei suoi ministeri dovrà aspettare. E fino ad allora che fa? Sta in Africa? Mentre in Italia si vota!».



Governo Lega-M5S già in frantumi?

Le parole attribuite oggi da Augusto Minzolini a Nicola Morra in un colloquio con Elio Lannutti fanno da contraltare all’altro fronte, quello leghista: dove Giancarlo Giorgetti si inalbera per le nomine e i leghisti si chiedono quanto resisterà sotto pressione Luigi Di Maio con Salvini che tracima da ogni televisione e radio oltre che su Internet, dove lo ha superato nel gradimento su Facebook. In mezzo c’è Giuseppe Conte che dovrebbe essere colui a cui è affidata la mediazione tra le due forze in campo, ma è di fatto senza poteri e senza appeal mediatico di fronte ai due litiganti che già mostrano le prime crepe, come dimostra la levata di scudi di Giulia Grillo sui vaccini dopo l’intemerata di Salvini che ringrazia Gatti e Montanari e dice che dieci sono troppi.

Da: Corriere della Sera, 23 giugno 2018

Il governo Lega-M5S però rischia già di andare in frantumi di fronte alle spinte centrifughe della politica italiana, dove Silvio Berlusconi armato di rilevazioni prospetta al Capitano del Carroccio un paradiso di esecutivo di centrodestra mentre la Lega supera il M5S nei sondaggi. Dopo questa domenica di ballottaggi si chiude la campagna elettorale e di voti se ne riparla eventualmente per le prossime Europee, dove il Carroccio pensa di sferrare l’attacco al cuore di Bruxelles e portare l’offensiva sull’Unione Europea direttamente a Strasburgo.



La corsa al voto per le Europee

Se nel lasso di tempo tra amministrative ed europee Salvini rientrerà nei ranghi allora il governo Lega-M5S ha speranza di proseguire il suo iter. Altrimenti saranno le forze politiche a delineare la sua caduta stretto tra le spire di una serie di derive estremistiche e anche dall’invidia del M5S nei confronti della Lega, come testimonia il paragone tra Bagnai e Tria fatto da Morra nel racconto di Minzolini. In mezzo c’è Giuseppe Conte, il premier apolide – come lo definisce oggi Francesco Verderami sul Corriere della Sera – che da Arlecchino servitore di due padroni (come l’ha definito l’Economist) dovrà barcamenarsi per tenere insieme due anime che rischiano di farsi sempre più lontane.

Il sondaggio di IPSOS sul Corriere della Sera (20 giugno 2018)

Anche a causa del mal di pancia interno del MoVimento 5 Stelle, dove l’ala che sarebbe di sinistra e che è riunita attorno al presidente della Camera Roberto Fico continua a mandare segnali di dissenso nei confronti di Di Maio e della sua gestione del gruppo parlamentare. Dove già si registrano attriti tra i “nuovi”, rimasti senza incarichi nella Grande Spartizione delle presidenze delle commissioni in Parlamento, che hanno già portato qualcuno a mandare segnali di nervosismo: Gregorio De Falco critica apertamente Danilo Toninelli nella gestione della vicenda della Lifeline e di Aquarius mentre Gianluigi “Bombatomica” Paragone si accorge improvvisamente del fatto che mettere le iniziali dei donatori di Rousseau non è il massimo della trasparenza.



La corsa al voto di Salvini

Il tutto mentre vari chiacchiericci parlamentari dipingono Salvini come pronto a rompere alla prima occasione utile per capitalizzare il successo che gli viene attribuito nei sondaggi e raddoppiare la presenza leghista in Parlamento prima di andare a Palazzo Chigi. E pazienza se lo spread sale, anche a causa delle figure che il Carroccio ha portato in Parlamento: la prossima campagna elettorale sarà l’occasione per sciogliere anche i nodi del Carroccio, dove l’«europeo» – a fasi alterne –  Giorgetti appare sempre più distante politicamente dalle nuove leve leghiste.

Il sondaggio sui porti e l’immigrazione (Corriere della Sera, 16 giugno 2018)

Intanto nel governo c’è Giovanni Tria che spegne le ambizioni di spesa di Di Maio e Salvini dicendo che il 2018 ormai è andato e ci sono scarse chances di effettuare operazioni ambiziose e se si vogliono fare si possono fare solo a parità di spesa. Un modo per spiegare che anche la riforma di quota 100 per la legge Fornero oggi è sconsigliata da via XX Settembre vista l’attenzione dell’Europa sui conti. Tria continua a giocare una partita totalmente personale all’interno di una maggioranza di governo che vorrebbe champagne e invece è costretta a bere acqua nemmeno troppo frizzante in bicchierini di carta. L’impressione è che il ministro dell’Economia sia non certo il vaso di coccio tra vasi di ferro che viene dipinto dai giornali, ma al contrario l’unico di ferro vicino a tanti de coccio che vorrebbero far saltare il banco senza nemmeno accorgersene. Proprio per questo il suo posto è a rischio.

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