Gli animalisti da tastiera ci raccontano il processo per la morte del cane Angelo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-04-27

Oggi è iniziato a Paola il processo contro i i quattro ragazzi di Sangineto che hanno torturato, seviziato e ucciso il cane Angelo. Mentre gli animalisti presenti in Tribunale manifestavano pacificamente su Internet quelli rimasti a casa sfogavano tutta la loro rabbia repressa

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È iniziato oggi a Paola il processo nei confronti dei quattro ventenni di Sangineto (Cosenza) accusati di aver seviziato e ucciso un cane randagio, Angelo. I quattro, che hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato avevano successivamente postato su Facebook il video delle torture patite dal cane, suscitando un’ondata di indignazione in tutto il Paese. Il Gup del Tribunale ha aggiornato l’udienza al 18 maggio. Entro quella data il Giudice per l’udienza preliminare deciderà anche della costituzione di parte civile da parte di Enpa.

ENPA e Michela Vittoria Brambilla si costituiranno parte civile

Mentre all’interno del Palazzo di Giustizia andava in scena la prima udienza, fuori era in corso una manifestazione con un centinaio di volontari di Animalisti Italiani e di altre associazioni animaliste. Al termine dell’udienza, è partito un corteo silenzioso diretto al Santuario di San Francesco di Paola. Una volta giunti al santuario gli animalisti hanno donato una targa in ricordo del cane Angelo all’abate del santuario.
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Nei giorni scorsi Animalisti Italiani aveva organizzato il viaggio in corriera per consentire a quante più persone possibile di presenziare all’udienza preliminare.
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Anche l’associazione “Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente” fondata e presieduta dalla deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla ha deciso di costituirsi parte civile. L’onorevole Brambilla ha commentato la vicenda augurandosi che la giustizia faccia il suo corso e chiedendo l’impegno delle autorità locali.

Alla magistratura il compito di applicare la legge, a noi quello di sollecitare la giusta punizione per un inquietante mix di crudeltà e di esibizionismo che dovrebbe preoccupare innanzitutto le autorità locali e non solo chi da mesi tiene alta la bandiera della protesta. Contro ogni tentativo di minimizzare, contro ogni tentazione di dimenticare, noi siamo e saremo sempre in prima linea.

In totale sono ventisette le parti civili, tra cui numerose associazioni animaliste e anche il Comune di Sangineto. Due dei quattro ragazzi erano presenti in aula e al loro arrivo sono accolti da urla e da cori che li definivano “assassini”.

La sete di giustizia degli animalisti

L’udienza di oggi non è stata turbata da spiacevoli episodi di contestazione e anche il corteo silenzioso verso il santuario ha sfilato pacificamente. Non così bene però sono andate le cose su Facebook dove gli animalisti inferociti hanno avuto modo di sfogare tutta la loro frustrazione. Non che ce ne fosse bisogno perché da quando l’opinione pubblica è venuta a conoscenza delle torture subite da Angelo migliaia di animalisti si sono precipitati ad augurare la morte ai quattro ragazzi.
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Le cose non sono naturalmente cambiate e sulla pagina di Animalisti Italiani in molti utenti hanno chiesto giustizia a modo loro.

Qualcuno ad esempio già temeva “un rinvio”, dimostrando una scarsa conoscenza dei meccanismo della giustizia italiana.

Ma è la giustizia del Web quella che affascina di più: tranquille signore amanti degli animali che augurano torture medievali per i quattro attualmente sotto processo.
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C’è addirittura chi – in nome della compassione e dei precetti cristiani – in vita a “fare a loro quello che non vorresti fatto ad Angelo”.
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Si arriva ovviamente alle minacce, qualora giustizia non fosse fatta. Minacce senza senso che sicuramente verranno ripetute ad ogni tappa della vicenda giudiziaria. E dal momento che in Italia il reato di maltrattamento di animali secondo il Codice Penale è punibile “con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro” sicuramente il verdetto scontenterà gli animalisti. Qualche tempo fa è stata lanciata una petizione online per inasprire le pene nei casi di maltrattamento ma i quattro verranno giudicati in base alla legge vigente. Non resta che aspettarsi altre scariche d’odio via Internet quando gli animalisti scopriranno che l’ergastolo non è una delle opzioni a disposizione del giudice.
 

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