Giuseppe Castiglione: il sottosegretario Ncd indagato per il Cara di Mineo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-06-05

L’inchiesta della procura di Catania per l’appalto del centro accoglienza. La notizia sul quotidiano La Sicilia. Sei indagati nel decreto di sette pagine che vale come informazione di garanzia

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C’è anche il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione (Ncd), tra i sei indagati per turbativa d’asta nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo. Lo si rileva dagli atti dell’inchiesta.
 
GIUSEPPE CASTIGLIONE: IL SOTTOSEGRETARIO NCD INDAGATO PER IL CARA DI MINEO
La notizia anticipata dal quotidiano La Sicilia di Catania ha trovato riscontro nel decreto di perquisizione eseguito ieri da carabinieri del capoluogo etneo negli uffici comunali di Mineo, compresa l’acquisizione di tutti gli apparecchi informatici e i supporti digitali negli uffici in uso diretto e indiretto del sindaco, ed emesso dal procuratore Giovanni salvi e dai sostituti Raffaella Agata Vinciguerra e Marco Bisogni. Nel decreto di sette pagine, che vale anche come informazione di garanzia, ci sono i nomi dei sei indagati: Giuseppe Castiglione, che è anche deputato nazionale e coordinatore del Ncd in Sicilia, “nella qualità di soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo”; Giovanni Ferrera, “nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza”; Paolo Ragusa, “nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino”; Luca Odevaine “nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni”, e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra. Nel decreto la Procura ipotizza che gli indagati “tubavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014”. La Procura di Catania mantiene il massimo riserbo sull’inchiesta, limitandosi a richiamare quanto aveva scritto ieri durante le perquisizioni di carabinieri del Ros di Catania “finalizzate a verificare se gli appalti per la gestione del Cara siano stati strutturati dal soggetto attuatore al fine di favorire l’Ati condotta dalla cooperativa catanese Sisifo, così come emerso anche nelle indagini della Procura di Roma, con la quale è costante il coordinamento delle indagini”.
COSA HA DETTO CANTONE DEL CARA DI MINEO

Il Cara di Mineo? “Il mio ufficio dopo gli arresti di dicembre controllò quell’appalto ed emersero palesi e gravi incongruenze. L’appalto, nonostante i nostri rilievi, non è mai stato revocato”. Lo afferma il presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone in un’intervista alla Stampa. Dopo le nuove indagini, spiega il magistrato, “ho chiesto e ottenuto dalla Procura di Roma la nuova ordinanza di custodia cautelare e stiamo valutando il commissariamento di alcuni appalti. E per primo valuteremo il commissariamento dell’appalto del Cara di Mineo”. Cantone riflette poi sul giro di tangenti sulla gestione dei migranti: “Vedo con grande apprensione il formarsi di una miscela esplosiva fatta di flussi migratori sempre di più imponenti che arrivano nel nostro Paese, e speculazioni affaristiche criminali nella gestione della accoglienza. L’emersione di questa patologia – avverte – può produrre pericolosi fenomeni di intolleranza nei confronti dei migranti da parte dell’opinione pubblica”. “Con riferimento al Cara di Mineo – ha detto poi Cantone ai microfoni del Gr3- abbiamo acceso immediatamente un faro”. E “abbiamo evidenziato, una serie di gravi irregolarità in quell’appalto: purtroppo la stazione appaltante, il centro di Mineo, non ha ritenuto di revocare l’appalto. Per cui siamo arrivati ad un paradosso che oggi ci sono gli arresti e che l’appalto è ancora in corso. Qui ognuno deve fare la sua parte. Perché se le stazioni appaltanti non fanno la loro parte , gli amministratori pubblici, non fanno la loro parte, anzi, spesso gli amministratori pubblici sono tutti da un’altra parte. Diventa tutto complicato. Il livello vero di preoccupazione è il clamoroso coinvolgimento di pezzi dell’amministrazione pubblica, soprattutto politica. Il tema vero è che quell’appalto a noi era apparso immediatamente un abito su misura.”

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