Giorgia Meloni utilizza il video di uno stupro per fare propaganda elettorale

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Fin dove si spinge la propaganda politica? La risposta nel contenuto pubblicato dalla leader di Fratelli d'Italia

La campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre ha toccato il punto più basso. Almeno per il momento. La protagonista di questa vicenda è Giorgia Meloni che ha deciso di dare in pasto ai social il video di una violenza sessuale accaduta a Piacenza. Le immagini pubblicate dalla leader di Fratelli d’Italia (abbiamo deciso di non pubblicare il filmato che non aggiunge nulla al fatto di cronaca), sono l’esatto emblema di come la politica si spinga oltre i limiti della decenza per solleticare l’odio e le pance degli elettori contro “lo straniero”.



Giorgia Meloni pubblica il video di uno stupro a Piacenza sui social

Partiamo dall’inizio. Denunciare un fatto di cronaca è sacrosanto e il responsabile di questo stupro a Piacenza deve essere incriminato, processato e condannato per quanto commesso. E questo a prescindere dalla sua nazionalità. Ma Giorgia Meloni ha varcato quel limite tra la denuncia e la pornografia del dolore pubblicando quel video (già comparso su testate come Il Messaggero). E l’obiettivo è chiaro, il solito: il colpevole, che è stato fermato e arrestato, è un richiedente asilo. La vittima della violenza sessuale è una 55enne ucraina.



Questa la cronaca di un episodio che, purtroppo, non è una novità nelle pagine della cronaca nera nostrana. Spesso e volentieri, infatti, accadono vicende simili. A compierle sono uomini, anche italiani. Ma Giorgia Meloni, ha deciso di condividere questo filmato. Perché il protagonista-colpevole è uno straniero. Insomma, la classica arma per alimentare la propaganda contro i migranti e i richiedenti asilo. E lo stesso è stato fatto, ovviamente, anche da Matteo Salvini che – almeno stavolta – ha evitato di condividere quel video voyeuristico, ma ha condito questa vicenda con i classici cliché della propaganda leghista.

Prese di posizione di questo tipo, però, arrivano solamente quando il “colpevole” non è italiano. Perché, per rimanere su fatti di cronaca più recenti, nessuna denuncia di questo tipo è arrivata né da Matteo Salvini né da Giorgia Meloni sul caso di Pavia: un uomo di 63 anni, solo qualche giorno fa, ha violentato una 14enne in un parco. Ma, in questo caso, il “colpevole” è un cittadino italiano e questa storia non fa comodo alla propaganda delle destre italiane. Lo stupro di Piacenza, invece, aveva tutti i connotati adatti per solleticare la rabbia e l’odio degli elettori di Fratelli d’Italia e Lega. Due fatti analoghi. Gravissimi, da condannare. Ma trattamenti differenti in base ai carnefici e all’elettorato di riferimento.