Giorgia Meloni, la donna che grida al blocco navale per quei poveracci che scappano dalla fame rischiando la vita in mare un giorno sì e un giorno sì, proprio lei che non ha mai espresso una parola di dissenso quando Matteo Salvini faceva comizi con bambole gonfiabili associandole a Laura Boldrini, proprio lei ha pubblicato su Facebook oggi una card che riprende le parole che ha rilasciato in un’intervista a Libero:
“Ho cominciato ad avere una pessima considerazione del comunismo da ragazzina, ancora prima di sapere esattamente cosa fosse…la prima impressione, è proprio il caso di dirlo, è stata quella giusta”. Ora, chissà se il comunismo che non piace a Giorgia Meloni è lo stesso che ha ha contribuito alla Resistenza contro il nazifascismo. O se è quello che ha partecipato alla stesura della Costituzione, a partire, come spiega Alfonso Gianni, dall’articolo 3 che “stabilisce l’uguaglianza dei cittadini e il compito della Repubblica di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale … che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Come è noto sono diverse le correnti di pensiero democratico che contribuirono alla formulazione di quegli articoli, ma il loro esplicito contenuto, direi anche nella forma in cui è espresso, evidenzia il ruolo decisivo che la cultura della sinistra, comunista, del movimento operaio ha portato a quel risultato”. Aspettiamo che Giorgia Meloni faccia un’analisi critica sul fascismo, magari il 25 aprile, il giorno in cui il nostro paese se ne è finalmente liberato. Oppure vuole considerare la Festa della Liberazione ancora come divisiva?