Gigi Mangia: la versione del ristorante sui tre giornalisti «cacciati» dal M5S a Palermo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-11-05

Il ristoratore su Facebook racconta la sua versione sul caso dei tre giornalisti che hanno dovuto sloggiare da Gigi Mangia, il ristorante in via di Belmonte, perché i big del M5S avevano prenotato 20 coperti e si rifiutavano di mangiare nella stessa sala con loro. Ma…

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L’altroieri notte tre giornalisti, ovvero Luca De Carolis del Fatto, Mario Ajello del Messaggero e Gabriella Cerami dell’Huffington Post, che stavano seguendo la chiusura della campagna elettorale del MoVimento 5 Stelle a Palermo, hanno dovuto sloggiare da Gigi Mangia, il ristorante in via di Belmonte, perché i big del M5S avevano prenotato 20 coperti e si rifiutavano di mangiare nella stessa sala con loro.

Gigi Mangia: la versione del ristorante sui tre giornalisti «cacciati» dal M5S a Palermo

I tre cronisti si erano seduti e avevano ricevuto del pane e dell’acqua in attesa delle ordinazioni e dell’arrivo di una quarta persona. Alla fine sono andati via senza mangiare. L’accaduto è stato raccontato, tra gli altri, anche da Luca De Carolis sul Fatto di oggi:

Sono più o meno le 23.40 di venerdì, quando Beppe Grillo, il candidato governatore Giancarlo Cancelleri e diversi parlamentari, tra cui Luigi Di Maio e AlessandroDi Battista,arrivano al ristorante Gigi Mangia, in centro, dopo il loro comizio in piazza Verdi. Ma vedono i tre giornalisti al tavolo a fianco. E la prendono male.
Il più agitato è Di Maio, che scandisce: “Non è possibile mangiare qui, o noi o loro”. Davide Casaleggio fa capolino e poi schizza fuori. Grillo, che inizialmente non aveva riconosciuto i cronisti, si ferma di fronte all’entrata. “Ci avete seguito”, sibila qualcuno. Mentre il capo della Comunicazione Rocco Casalino prova inutilmente a mediare: “Hanno già finito di scrivere”. Ma Di Maio insiste: “Figuriamoci ”. Ed esce.

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Alla fine si alzano i cronisti: “Se è così ce ne andiamo noi”. Il proprietario se ne resta zitto. E i 5Stelle rientrano. Incuranti della buona creanza.

Lo staff del M5S ha provato a minimizzare: “Pensavano che i giornalisti fossero stati avvisati da qualcuno”, ha fatto sapere l’ufficio comunicazione dei grillini. Ripetendo poi che Di Maio era “stanco stanco stanco” dopo mesi passati a fare campagna elettorale in Sicilia.

Di Maio fa sloggiare i cronisti dal ristorante?

Sul suo profilo Facebook, però, il ristoratore ha voluto raccontare “The Gigi’s Version” sull’accaduto. “Avrei voluto aspettare, ma credo che sia necessario fare chiarezza sulla cena di ieri sera al mio ristorante”, esordisce, per poi passare alla cronologia dei fatti: “Ieri sera intorno alle 22 ho ricevuto una prenotazione; con cortesia mi si chiedeva se potevo ricevere una ventina di persone intorno alla mezzanotte. Dopo la mia conferma mi hanno prenotato a nome del movimento cinque stelle. Poco prima di mezzanotte tre giornalisti, due dei quali erano già stati ospiti del mio ristorante sono arrivati. Li ho accolti con gioia, I rapporti che in questa settimana si sono consolidati giustificavano questo sentimento”.
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E ancora: “Avevo appena portato l’acqua ed è entrato il signor Grillo con alcuni collaboratori. Dopo I saluti il signor Grillo si è avviato al bagno e io sono uscito fuori perché si era formato un grosso capannello di curiosi. Desideravo chiudere la porta, e, vista l’ora, desideravo procedere celermente alla comanda. Rientrando ho trovato i giornalisti in piedi e contrariati, il signor Ajello dicendo di non voler causare danno sarebbe andato via. Francamente, non capivo, la signora si diceva dispiaciuta per l’accaduto e il terzo commensale prenotava per il pranzo di oggi. Ribadendo che tutto questo accadeva perché loro erano miei veri amici”.

Un alterco con i giornalisti?

Qui il titolare del ristorante fa sapere che, trovandosi fuori, non è testimone di alcun alterco, ultimatum o minaccia: “Non capivo la loro scelta di andar via uscendo mi hanno spiegato che se loro fossero rimasti gli altri sarebbero andati via.Sono rimasto molto male, ma ho pensato che fosse un atto di amicizia, ma io non avevo assistito ad alcuna minaccia. Oggi con tristezza assisto alla deflagrazione di una bomba mediatica. Le certezze: nel mio ristorante hanno cenato insieme con altri gli onorevoli Di Maio e Di Battista e il signor Grillo. I tre giornalisti hanno lasciato il mio locale prima si ordinare. Pensavo che la scelta di quei tre giornalisti fosse dettata da un atto di generosità e non per creare un caso“.
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Insomma, Gigi Mangia accusa i tre giornalisti di aver voluto “creare un caso”, e conclude così: Spero che tutto sia nato da un equivoco e per questo invito i giornalisti, il signor Grillo e gli onorevoli Di Maio e Di Battista. Ceniamo insieme con i buoni cibi siciliani e brindiamo insieme alla salute dei Siciliani e di tutte le persone di buona volontà”.

Gigi Mangia e il silenzio dei giornalisti

Ora, come è possibile notare dal racconto pubblicato sul Fatto, giornale non certo ostile ai grillini, niente di quello raccontato dal titolare del ristorante è diverso da quello che è stato scritto sul giornale. In più è lo stesso titolare a sostenere di non essere stato presente nel momento in cui Di Maio dice “O noi o loro”. Quindi non ha notato che in effetti il problema è stato proprio quello: ovvero che i 5 Stelle, “incuranti della buona creanza” come scrive il Fatto, hanno cominciato a fare storie perché nella stessa sala (non nello stesso tavolo) c’erano tre giornalisti, tra cui uno del Fatto.
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Il ristoratore sembra arrabbiato perché i cronisti hanno raccontato quello che è successo. Il che è francamente incredibile, così come è incredibile che lui parli di “odio e inganno” (di chi? nei confronti di chi?) accusando i giornalisti di aver fatto il proprio mestiere (ovvero aver raccontato un episodio curioso di cui sono stati involontariamente protagonisti). Non c’è stato nessun inganno. La versione del ristoratore e quelle date sui giornali combaciano e se divergono lo fanno su elementi secondari, anche se purtroppo c’è gente che legge solo i titoli e capisce solo quello che vuole capire (ovunque, in tutto il mondo, non solo a Palermo, in Sicilia o in Italia).  E allora di che stiamo parlando?

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