«Se a Pasquino sta sulle palle Renzi, lo dica»

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Nei giorni scorsi un tweet del politologo Gianfranco Pasquino è diventato virale e ha scatenato una discussione molto ampia sui social network. Pasquino scriveva: “Una sconfitta referendaria, una batosta elettorale, adesso l’eversione. Rifiutarsi di fare un governo nel Parlamento di una democrazia parlamentare non è solo ignoranza, è protervia a spese dei cittadini elettori”.



Il tweet di Pasquino è stato contestato per il riferimento all’eversione: gli eversivi sarebbero il Partito Democratico e Matteo Renzi, ma – era il ragionamento di chi criticava il tweet – decidere di stare all’opposizione non è eversivo, bensì normale scelta che in ogni Parlamento fanno le forze politiche. Successivamente però Pasquino ha precisato, linkando altri tweet, il senso di quello che intendeva: in una democrazia si diventa eversivi quando ci si sottrae al confronto sui contenuti.





Aldo Grasso sul Corriere di oggi non sembra però granché convinto dall’esegesi del significato del termine eversione fornita dal professor Pasquino e ne offre una sintesi

Poiché il professore, già direttore della rivista Il Mulino, già parlamentare di sinistra per trelegislature e reduce da un’intensa campagna per il No al referendum, è habitué dei media, gestisce un sito ed è vispo sui social, ci permettiamo un’osservazione di buon senso. Niente di più. Per ora, il Pd ha deciso di
stare all’opposizione, come in passato hanno fatto altri partiti. Poi si vedrà.

Pasquino bolla questa decisione come «un atto di codardia politica», di «arroganza egoistica». È un suo diritto, anche se dalla codardia all’eversione il passo è lungo, molto lungo. Faceva prima a dire che Renzi gli sta sulle palle. Non è linguaggio accademico ma così avrebbe evitato di sembrare un D’Alema qualunque.

Stamattina Pasquino, dopo aver letto Grasso, ha già risposto:

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