Come Ghizzoni vuole parlare su Maria Elena Boschi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-05-15

L’ex a.d. di Unicredit dice di essere pronto a dire la verità in Parlamento. E siccome errare è umano, ma per incasinare davvero tutto ci vuole una commissione d’inchiesta, aspetta quella. Ma…

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«Se mi convocheranno parlerò alla commissione d’inchiesta: in Parlamento, non sui giornali, risponderò ovviamente a tutte le domande che mi faranno»: dopo un lungo inseguimento durato almeno un paio di giorni Andrea Greco di Repubblica riesce a strappare una promessa a Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit al centro, insieme a Maria Elena Boschi, dell’aneddoto su Banca Etruria raccontato da Ferruccio De Bortoli nel suo libro.

Come Ghizzoni vuole parlare sul caso Maria Elena Boschi

«Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo. E’ un caso della politica, sarebbe dovere e responsabilità della politica risolverlo», avrebbe ancora detto Ghizzoni secondo Repubblica, e a questo punto è chiaro che il banchiere parlerà soltanto in un luogo dove potrebbe essere sciolto il patto di discrezione che ha firmato quando ha lasciato Unicredit. Questo è stato chiaro fin dal suo primo “no comment” del caso, non per nulla preceduto dalla famosa nota di Unicredit in cui la banca faceva sapere di non aver mai ricevuto pressioni politiche sul caso Banca Etruria (e in effetti il racconto di De Bortoli non faceva presagire pressioni politiche).

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Pagina 209 del libro di Ferruccio De Bortoli “Poteri forti (o quasi)”

Ma mentre una smentita non sarebbe costata nulla, la mancanza di una smentita tiene ancora aperto un caso che Maria Elena Boschi ha contribuito ad alimentare con l’annuncio di aver ingaggiato gli avvocati per decidere come muoversi dal punto di vista politico. L’ex ministra ha 90 giorni di tempo per presentare la querela e anni per chiedere i danni in sede civile.

La commissione d’inchiesta

E siccome errare è umano, ma per incasinare davvero tutto ci vuole una commissione d’inchiesta, Matteo Renzi è tornato ad annunciare quella sulle banche che promette di istituire dal periodo in cui vennero risolti i quattro istituti di credito in crisi. Il PD a parole si è detto sempre favorevole e il suo segretario ha più volte annunciato l’intenzione di mettere sul piatto anche tutte le poco chiare operazioni bancarie che hanno coinvolto gli istituti, “come quella di Banca 121”, ebbe a dire in un’occasione puntando chiaramente al bersaglio grosso Massimo D’Alema.

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Federico Ghizzoni, a.d. di Unicredit, protagonista dell’aneddoto su Maria Elena Boschi e Banca Etruria

In realtà l’ex premier sa benissimo che i tempi di una commissione d’inchiesta non sono compatibili né con un’indagine a 360 gradi né con le elezioni politiche che si terranno tra un anno. Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, già mette le mani avanti: «La commissione di inchiesta sulle banche non nasce per Etruria. E ascoltare Ghizzoni non mi sembra ora una priorità del Paese. Ma certo, se qualcuno ha mentito di fronte al Parlamento, dovrà assumersene tutta la responsabilità». E ancora: «Se non ci sono intoppi, vedrà la luce prima della pausa estiva. Ma solo se la legislatura va a scadenza naturale i componenti potranno definirne il perimetro di gioco, individuare le aree di responsabilità da lasciare in eredità al prossimo Parlamento, che ripartirà da zero». Insomma, campa cavallo.

Leggi sull’argomento: Banca Etruria, storia di massoneria

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