Il Garante vita natural durante: come funziona la democrazia diretta da Beppe Grillo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-01-02

Come sapete, in Italia vige oggi una democrazia diretta di tipo particolare: quella diretta da Beppe Grillo. La questione, che doveva essere chiarissima già all’epoca del caso Cassimatis, continua però ad essere sconosciuta per una buona parte di attivisti M5S, equamente divisi tra i duri di comprendonio e quelli che pensano di partecipare alle Parlamentarie. Per …

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Come sapete, in Italia vige oggi una democrazia diretta di tipo particolare: quella diretta da Beppe Grillo. La questione, che doveva essere chiarissima già all’epoca del caso Cassimatis, continua però ad essere sconosciuta per una buona parte di attivisti M5S, equamente divisi tra i duri di comprendonio e quelli che pensano di partecipare alle Parlamentarie. Per illustrare con la necessaria precisione come funziona la democrazia diretta da Beppe Grillo in Italia si può però fare riferimento al nuovo Statuto del MoVimento 5 Stelle, quello che il 30 dicembre scorso ha preso il posto di un altro statuto votato dagli iscritti. In particolare si può dare un’occhiata al ruolo del Garante (che incidentalmente è oggi Beppe Grillo) che l’assemblea gli iscritti qualcuno che passava di lì per caso e certo non pensava di fare male ha attribuito nel MoVimento 5 Stelle. L’articolo 8 del Nuovo Statuto infatti comincia spiegando che al Garante è attribuito il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello Statuto. Come da regole di base della democrazia diretta da Beppe Grillo, infatti, quello che decide Beppe Grillo è legge a prescindere, come del resto succede in tutti i sistemi pienamente democratici dai tempi del Faraone d’Egitto a quelli del Re Sole in Francia.
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Il Garante viene eletto, è questo il sale della democrazia diretta!, mediante consultazione in rete. Si può candidare chiunque? Eh, ve piacerebbe. No, i nomi li propone il Comitato di Garanzia, attualmente composto da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri. E chi ha scelto il Comitato di Garanzia? Sempre Beppe Grillo, che domande. Che c’è, non vi fidate? Se non vi fidate quella è la porta. In ogni caso, dicevamo, il Garante può essere eletto e questo è sintomo di democrazia. Solo che c’è un problema: attualmente il garante c’è e il suo incarico, come nelle dinastie degli INCAS, nell’Impero Romano e ai bei tempi di Serse – tutti non a caso alfieri ante litteram della Democrazia Diretta da Beppe Grillo – è a tempo indeterminato. Quindi nessuna scadenza, il Garante è Beppe Grillo finché Beppe Grillo lo vorrà, come d’abitudine nelle democrazie dirette di un certo livello come l’Impero Assiro-Babilonese o il culto di Quetzalcóatl .
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E se il Garante a un certo punto impazzisce e – poniamo il caso – comincia a chiedere un curriculum a Di Maio, un ragionamento concreto a Di Battista o un bando corretto alla Giunta Raggi? Nessun problema, in quel caso il Garante si può revocare. Solo che c’è un però: affinché il voto per cacciare il garante sia valido debbono partecipare la metà più uno degli iscritti, altrimenti il Comitato di Garanzia si deve dimettere. Ora, ragioniamo. Sapete quanti sono gli iscritti al M5S? Secondo Casaleggio sono 150mila. Sapete quanti sono andati a votare nella consultazione che ha ratificato Di Maio come premier del M5S? Trentasettemila e spiccioli. Il candidato quindi adesso dica, sapendo che per un voto importante come quello per Giggetto è andato a votare meno di un quarto degli iscritti, quante possibilità ci sono che si raggiunga il quorum necessario in un ipotetico voto per far fuori il Garante, che oggi incidentalmente è Beppe Grillo. Se ci azzecca, è pronta per lui una laurea in democrazia diretta da Beppe Grillo all’Università della Strada.

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