Che fine hanno fatto i soldi per i terremotati raccolti con il 45500?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-01-18

Molti cittadini indignati sono arrabbiati perché i terremotati stanno in tenda sotto la neve mentre lo Stato raccoglie i soldi con gli SMS solidali e non li usa. Le cose non stanno così, lo spiega la Protezione Civile

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Questa mattina sono state registrate nuove forti scosse di terremoto (con ML superiore a 5.0) con epicentro a meno di dieci chilometri da Amatrice e dai paesi colpiti dal sisma del 24 agosto 2016. La Protezione Civile sta verificando se ci sono stati nuovi danni e al momento non risultano per fortuna esserci morti o feriti. La preoccupazione maggiore ovviamente è per tutti gli sfollati soprattutto quelli che hanno scelto di vivere nelle tende per rimanere vicino alle loro case. Proprio ieri si è diffusa a macchia d’olio l’ennesima protesta via Facebook dei cittadini indignati che chiedono “che fine hanno fatto” i soldi raccolti con gli SMS solidali al numero 45500.
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I soldi arriveranno quando finirà la raccolta e saranno utilizzati per la ricostruzione

Tutti ricordano che all’indomani del terremoto la Protezione Civile, con la collaborazione della Rai e degli operatori telefonici aveva attivato il numero 45500 tramite il quale era possibile donare 2 euro. Il numero dell’sms solidale è stato nuovamente riattivato il 31 dicembre e sarà attivo fino al 29 gennaio. La Protezione Civile informa che con la prima raccolta fondi, promossa in seguito al terremoto del 24 agosto e chiusa il 9 ottobre, ha sono stati raccolti oltre 15 milioni di euro. Con la seconda attivazione del numero solidale, a seguito alle scosse del 26 e del 30 ottobre, sono stati raccolti, fino al 30 novembre, 4.415.294,00 euro e altri 8.007.031,71 euro sono stati raccolti sul conto corrente “Emergenza Terremoto Centro Italia”. Da quando è stata riattivato – per la terza volta – il numero 45500 sono stati raccolti 1.455.402,00. A differenza delle precedenti questa nuova raccolta, dal nome “Ricominciamo dalle scuole” è destinata esclusivamente alla ricostruzione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Fin qui per la mera contabilità, ma dove finiranno i soldi e perché non sono ancora arrivati a destinazione? Fermo restando che per la gestione dell’emergenza e gli aiuti immediati alle popolazioni terremotate il Governo e la Protezione Civile non fanno affidamento sui soldi raccolti tramite gli SMS ma su quelli appositamente stanziati, la spiegazione la dà sempre la Protezione Civile:

le donazioni al numero solidale 45500 e i versamenti sul conto corrente bancario attivato dal Dipartimento della Protezione Civile confluiranno nella contabilità speciale del Commissario straordinario alla ricostruzione e saranno gestite secondo le modalità previste dal Protocollo d’intesa per l’attivazione e la diffusione di numeri solidali.

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Quindi al momento quel denaro (soprattutto quello per la ricostruzione, che non è ancora iniziata) deve essere ancora utilizzato. Questo non significa però che lo Stato non stia provvedendo alle necessità degli sfollati anche grazie al Fondo Emergenze del MEF nel quale sono a disposizione 234 milioni di euro. Ad esempio un recente decreto del Governo ha stanziato dieci milioni di euro per il sostegno dei settori del latte, della carne bovina dei settori ovicaprino e suinicolo. Se da un lato è comprensibile il timore che i fondi raccolti vengano utilizzati nel modo sbagliato e quindi sarà necessario vigilare sul modo in cui verranno spesi il fatto che i terremotati stiano in tenda sotto la neve non dipende dai fondi raccolti con gli SMS. Inoltre bisogna ricordare che molti di quelli che hanno scelto di rimanere nelle tende (o in altre soluzioni abitative) lo hanno fatto per libera scelta. Ad eccezione di coloro che proprio non potevano allontanarsi dalle zone colpite dal terremoto (pensiamo ad esempio agli allevatori che non possono abbandonare i loro animali) molti hanno acconsentito ad essere temporaneamente trasferiti all’interno di strutture alberghiere. Una scelta difficile che diversi cittadini hanno visto come una sorta di deportazione e per questo hanno scelto di rimanere – con l’assistenza della Protezione Civile – negli accampamenti e nelle soluzioni abitative provvisorie allestite dalla Protezione Civile. Per quanto riguarda le cosiddette “casette” Umbria24 qualche giorno fa dava notizia dell’arrivo e dell’assegnazione dei primi moduli abitativi.

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