Filippo Sensi e la proposta via chat di menare Di Battista sull'ISIS

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-08-05

Paola Zanca sul Fatto Quotidiano di oggi racconta forse il più bell’aneddoto della storia del renzismo. Il protagonista è Filippo Sensi, portavoce del presidente del Consiglio, e il racconto è esilarante: Sono passate da poco le 21, è mercoledì sera, Sensi si concede una serata di relax, per una volta tanto senza Matteo vicino. Sì, …

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Paola Zanca sul Fatto Quotidiano di oggi racconta forse il più bell’aneddoto della storia del renzismo. Il protagonista è Filippo Sensi, portavoce del presidente del Consiglio, e il racconto è esilarante:

Sono passate da poco le 21, è mercoledì sera, Sensi si concede una serata di relax, per una volta tanto senza Matteo vicino. Sì, in Vigilanza si stanno scannando, ma tant’è, alla Rai è già tutto deciso. Sensi prende il telefono e digita un messaggio che suona più o meno così: “Proviamo a menare Di Battista sul discorso della Libia ricordandogli l’Isis”. Invio. Non sappiamo dopo quanti secondi abbia realizzato: quel testo è finito nella chat a cui sono iscritti una quarantina di giornalisti delle agenzie di stampa. Nessuno risponde. Tutti si domandano se il portavoce di Palazzo Chigi abbia inaugurato una nuova frontiera della comunicazione, quella in cui si “mena”.

filippo sensi

Alla fine è lui a rompere il silenzio: “Scusate – scrive all’incirca – per errore ho copiato e incollato qui il messaggio di un parlamentare”. Se la toppa sia peggio del buco, valutate voi. Se invece per ipotesi –ci consenta, Sensi –quel messaggio fosse indirizzato a un’a l tr a chat, magari quella in comune con i suoi colleghi comunicatori, si consiglia ulteriore riposo. Per “menare” bisogna essere lucidi.

Che dire di più? Spesso, osservando il susseguirsi di dichiarazioni pericolosamente simili sull’argomento del giorno nel “rullo” delle agenzie di stampa si sospettava che dietro ci fosse qualche geniale comunicatore rimasto a utilizzare idee di una trentina di anni fa con metodi “moderni” come le chat di WhatsApp. Ora sappiamo anche chi è. Ma qui colpisce la qualità della polemica: tornare a parlare delle dichiarazioni di Di Battista sull’ISIS in periodi di attentati di cui l’ISIS viene dipinto come mandante almeno morale raggiunge livelli di sciacallaggio (nemmeno tanto originale) ottimi: sono proprio ben spesi i 170mila euro di stipendio!

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