Il ciaone di Pizzarotti a Grillo e Direttorio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-03

«Siamo diventati quelli delle stanze chiuse. Se qualcuno avesse detto che è il capo politico qualche tempo fa avremmo protestato. Oggi diciamo “Benissimo, serviva da tempo”. Siamo cambiati, consumati dalle lotte interne, da arrivisti ignoranti che portano avanti battaglie traviando la realtà, da persone che non hanno idea di cosa voglia dire amministrare». Chissà con chi ce l’ha!

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«Non sono io ad essere cambiato, è il movimento»: questa è la frase introduttiva che Federico Pizzarotti sceglie per presentare la conferenza stampa in diretta Facebook in cui annuncia il suo addio al MoVimento 5 Stelle. «Questo passo non era facile ma ho dovuto farlo. Né il garante né il direttorio hanno voluto farlo, perché è evidente che non si sia voluto ricomporre una situazione che era facile da ricomporre. Nessuno mi ha proposto di trovare delle soluzioni. Sono dispiaciuto di leggere “aspettiamo a vedere cosa dice, poi diremo qualcosa anche noi” in risposta ai miei propositi. Nessuno ha mai pensato di contattarmi in questi giorni. Sono 144 giorni di sospensione illegittima e non prevista dai regolamenti».

Il ciaone di Pizzarotti a Grillo e Direttorio

Per questo, «da uomo libero non posso che uscire dal MoVimento 5 Stelle, che oggi è tanto diverso da prima. Volevamo far entrare le camere nei consigli comunali, adesso siamo quelli dei direttori, dei nominati, ratificati dalla rete». E ancora: «Il simpatico trattamento che potrò ricevere da oggi pomeriggio non dev’essere questo. Non dev’essere il conflitto il nostro obiettivo, dev’essere la discussione. Eppure sono stato isolato, additato di essere ‘meno grillino di altri’.. non sono cambiato io: è cambiato il M5S». «Io non ho mai accettato di aver paura: non abbiate paura di dire quello che ritenete giusto». La decisione è maturata a oltre 140 giorni dalla annunciata sospensione dal M5S a seguito dell’iscrizione del primo cittadino nel registro degli indagati per abuso d’ufficio nell’inchiesta per le nomine al Teatro Regio (per la quale, tra l’altro, il giudice ha disposto l’archiviazione). A seguito dell’annunciato provvedimento Pizzarotti aveva consegnato proprie controdeduzioni e chiesto un confronto con il Direttorio M5s. Una richiesta mai esaudita.  «Se qualcuno avesse detto che è il capo politico qualche tempo fa avremmo protestato. Oggi diciamo “Benissimo, serviva da tempo”. Siamo cambiati, consumati dalle lotte interne, da arrivisti ignoranti che portano avanti battaglie traviando la realtà, da persone che non hanno idea di cosa voglia dire amministrare». Poi punta su Beppe: «Cosa sarebbe successo se avessi nominato un ex consulente di IREN come assessore? Cosa sarebbe successo se avessi preso un ex PD come assessore?», dice il sindaco riferendosi a Muraro e a Mazzillo. Poi parla del caso De Franceschi, messo in croce per un’indagine che l’ha visto assolto «ma è inviso al vassallo, all’emissario che abbiamo in Romagna», ovvero Massimo Bugani. «È stato isolato e dimenticato da tutti. Che futuro possiamo avere se non impariamo dalla nostra storia?». E ancora: «Vi ricordate il referendum sull’euro? Sono state raccolte le firme, le firme sono scomparse, il tema è scomparso, non è un problema cambiare idea ma è come raccontiamo perché abbiamo cambiato idea il punto».

Il vassallo di Bologna e il direttorio delegittimato

Poi il Pizza dice che lui ha avuto un atteggiamento diverso con i giornalisti: «Ho criticato anche aspramente, ma nessun insulto». Fa anche un riferimento a Supernova, parlando delle verità che “stanno uscendo” e che “noi aspettavamo”. E a Parma? «Solo facendo puoi capire la sofferenza, solitudine, che ti portano a fare l’amministratore. Non fa piacere essere offeso su Internet e sulla stampa. Ma anche quando sono stato offeso e quando la realtà è stata stravolta, io ho sempre criticato, ma ho sempre salvato il rapporto umano. Abbiamo cancellato la parola default dal Comune di Parma che era stato commissariato dopo il debito di 870 milioni contratto dalla precedente giunta Vignali. Abbiamo ridotto il debito del 45% e il prossimo puntiamo a ridurlo del 50%. Non abbiamo commissariato la città». E quindi resterà alla guida: «Se avessi avuto voglia di una candidatura come parlamentare mi sarebbe bastato fare come fanno alcuni nostri consiglieri, non ricandidati per il secondo mandato perché puntano ad andare in Parlamento. Io invece rimarrò qui, a Parma». Anche se «non c’è alcuna decisione che riguarda liste civiche o altro. Questa ragione era dovuto a me e a noi, anche se faccio un favore al Garante. Mi dispiace che Gomez e il Fatto dicano delle cose false riguardo una lista civica con il PD; ci dirà la storia cosa sarà la verità. Non c’è nessuna lista civica. Dobbiamo ancora decidere se candidarci». E dopo trenta minuti di discussione a braccio finalmente conclude.

Leggi sull’argomento: L’addio sbagliato di Pizzarotti al M5S

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