Cosa cambia con l'euro forte

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La moneta unica ha sfondato quota 1,20 dollari per la prima volta da gennaio 2015, rendendo l'export dell'Eurozona più oneroso. Cosa può succedere adesso

Siamo tornati all’euro forte. La moneta unica ha sfondato quota 1,20 dollari per la prima volta da gennaio 2015, rendendo l’export dell’Eurozona più oneroso e dunque rischia di danneggiare quei Paesi come l’Italia che maggiormente dipendono dalle esportazioni e che da poco si sono avviati sul sentiero della crescita. Al tempo stesso un euro più forte rende le importazioni meno care: i prezzi dei beni energetici come il petrolio saranno più bassi e quindi il supereuro avrà un impatto sulla risalita dell’inflazione, ferma all’1,3% nell’Eurozona e ancora lontana dall’obiettivo della Bce di un tasso vicino ma sotto al 2%.



Cosa cambia con l’euro forte

Per questo secondo molti osservatori il supereuro scoraggerà l’Istituto centrale dall’alzare i tassi di interesse nel futuro prossimo, al momento sono fermi a zero, e dall’avviare un ridimensionamento del Quantitative Easing, ossia del piano di acquisto titoli, come da tempo chiedono a gran voce i falchi di Francoforte. In ogni caso, per quanto riguarda le esportazioni, le aziende europee che producono beni di lusso o le esportazioni agricole di alta qualità subiscono un impatto limitato perché si rivolgono a un pubblico di consumatori ad alto reddito poco sensibile al prezzo dei prodotti.

Il cambio euro-dollaro dal 2007 (Corriere della Sera, 30 agosto 2017)

Il Corriere della Sera infine segnala che una relazione inversa lega il dollaro e le quotazioni dell’oro. Quando il biglietto verde si indebolisce l’oro tocca nuovi massimi. È accaduto anche in questi giorni e ieri l’oncia ha raggiunto la quotazione record di 1.311 dollari, il record da inizio anno.