Emiliano Rapposelli: come le associazioni antivax strumentalizzano la morte di un bambino per fare propaganda

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-11-06

Le associazioni antivax e freevax si preparano alla battaglia davanti alla Corte Costituzionale contro la legge sulle vaccinazioni obbligatorie. Corvelva spara il primo colpo usando la storia di un “morto da vaccino” per diffondere la paura delle vaccinazioni

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«Giù le mani dai bambini» è uno degli slogan della galassia antivax (o no-vax o free-vax). I genitori e le associazioni per la libertà di scelta non vogliono che lo Stato e le case farmaceutiche facciano soldi sulla pelle dei bambini. I bambini non devono essere vaccinati perché c’è il rischio di reazioni avverse anche molto gravi. Ma soprattutto per i no-vax i bambini non devono essere strumentalizzati. Sbagliano quindi tutti coloro che – per spiegare l’importanza delle vaccinazioni pediatriche – raccontano le storie drammatiche di chi ha patito le conseguenze di una malattia che poteva essere evitata con un vaccino.

Quando gli antivax giocano sulla pelle dei bambini

Che si tratti di tetano, meningite o morbillo ogni volta che qualcuno ricorda l’importanza delle vaccinazioni pediatriche di fronte all’ennesimo caso di cronaca gli antivax corrono subito a parlare di sciacallaggio, di mancanza di rispetto. Perché finché sono loro a portare “in processione” bambini autistici dicendo che si tratta di vittime dei vaccini va tutto bene. Sulla pelle di quei bambini le associazioni “free vax” possono tranquillamente fare propaganda. È il caso dell’ultimo post di Corvelva, associazione antivaccinista veneta guidata da un naturopata che qualche mese fa ci raccontava la surreale storia di madri che hanno volontariamente abortito dopo l’approvazione del Decreto Lorenzin per non mettere al mondo bambini che sarebbero state costrette a vaccinare.
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Una storia quella raccontata da Donolato emblematica del modo in cui i cosiddetti “free-vax” affrontano il rischio di reazioni avverse: è meglio la morte certa del feto che la possibilità remota di una reazione avversa dopo un vaccino. Ieri Corvelva ha lanciato sulla sua pagina Facebook la sua nuova campagna “provocatoria” sui vaccini. Un post che Corvelva definisce “sopra le righe” ma che in realtà è perfettamente in linea con la campagna di Corvelva contro le vaccinazioni obbligatorie.

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Genitori Informati alla manifestazione Corvelva di Padova

Curiosamente i no-vax se la prendono con i medici che “spaventano” i genitori illustrando le complicanze del morbillo, ma non hanno alcun problema a spaventare i genitori paventando il rischio di danni da vaccini. Danni che, come rileva il rapporto dell’AIFA sono molto meno comuni di quanto le associazioni e i Genitori Preoccupati vorrebbero far credere.

Come Corvelva alimenta l’allarmismo sui vaccini

Corvelva si sta preparando, così come altre associazioni anti-vax, alla grande manifestazione del 21 novembre. A quanto pare da qui al giorno dell’udienza della Corte Costituzionale l’associazione veneta ha in programma la pubblicazione di immagini “con denunce sempre più forti” per finire con la pubblicazione di un’inserzione a pagamento su un quotidiano nazionale. Insomma è tutta una strategia nella quale i corpi e le storie di bambini danneggiati da vaccino verranno utilizzati per fare pressione sul legislatore. Oggi a diventare carne da cannone della propaganda antivaccinista è stato Emiliano Rapposelli, un bambino morto nel 2003 all’età di 15 mesi nove giorni dopo essere stato sottoposto al vaccino trivalente (anti morbillo, parotite e rosolia). In seguito ad una lunga vicenda processuale, conclusasi nel 2006, la Commissione Medica Ospedaliera, riconosce alla famiglia Rapposelli il risarcimento danni previsto dalla legge 210/92 per i danneggiati da vaccino. I medici e i pediatri sono stati assolti perché quella reazione non era prevedibile.

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A quanto pare l’obiettivo sono i like e le condivisioni

Ad Emiliano Rapposelli era già stata inoltre somministrata la dose del vaccino esavalente senza alcuna reazione avversa. Non si tratta di un nesso causale tra vaccino MPR (Morupar, non più in commercio) e decesso ma di concausa dovuto al fatto che al momento della vaccinazione il bambino era affetto già da un’altra patologia (che però Corvelva non specifica). Leggendo il documento di Corvelva non è nemmeno chiaro se la vicenda processuale si è definitivamente conclusa o meno. Ma poco importa. La vicenda è tragica e merita di essere trattata con rispetto. Quel rispetto che i no-vax non hanno mai dimostrato di avere nei confronti dei figli degli altri, in particolare degli immunodepressi. Emiliano Rapposelli è – secondo Corvelva – uno dei tantissimi danneggiati da vaccino di cui nessuno parla. Ma Corvelva se volesse essere obiettiva e migliorare davvero le campagne vaccinali dovrebbe anche dire quanti sono in rapporto al numero di dosi somministrate i casi di reazioni avverse acclarate. Perché raccontare queste storie “simbolo” ha un solo obiettivo: diffondere la paura delle vaccinazioni. Anzi, il vero obiettivo è raggranellare qualche like e qualche condivisione. Ma non sembra esserci la volontà di fare davvero informazione sul caso di Emiliano Rapposelli né di spiegare quali sono sono i rischi di una scelta antivaccinista. Strano vero?

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