Beppe Grillo ha pubblicato oggi un post sul blog contestando a Matteo Renzi di vivere “nel suo magico mondo” perché “ieri ha dichiarato trionfante davanti telecamere e giornalisti: ‘Al primo turno abbiamo portato a casa quasi mille sindaci’. Nel mondo reale invece le liste presentate dal Pd alle amministrative sono appena 123 (circa la metà di quelle del MoVimento 5 Stelle) e i candidati piddini che hanno vinto al primo turno sono 18 (non 1000), diciotto (non mille)”. “Il Bomba – aveva proseguito Grillo – l’ha sparata gigantesca, ha alterato un dato in maniera clamorosa e grottesca come fa con la disoccupazione, con i dati economici, con gli incapienti costretti a restituire gli 80 euro. Cosa ancora più grave tutti i giornali e le tv hanno ripreso il dato senza che nessun giornalista verificasse l’esattezza dell’affermazione. È sufficiente andare sul sito del ministero e controllare: se non ti fidi controlla di persona”.
L’Istituto Cattaneo ha pubblicato un articolo in cui riepiloga e confronta i risultati delle comunali del 2016: nel complesso questa analisi ci dice che il successo del M5s a queste elezioni è evidente e significativo se si fa riferimento alle precedenti elezioni comunali; «Ilma va aggiunto che si era già prepotentemente presentato sulla scena politica nelle elezioni del 2013, rispetto alle quali questa consultazione segna per i 5 Stelle un momento di stasi se non di arretramento. Mentre centro-sinistra e centro-destra – dato per scontato l’arretramento rispetto al 2011 per l’irruzione nella scena politica del M5s del 2013 – rispetto a quelle elezioni segnalano segni di ripresa, specie per il centro-destra (complessivamente inteso, da Forza Italia a Lega e Fratelli d’Italia)»:
Sia centro-destra che centro sinistra perdono circa 7 punti percentuali (su voti validi), mentre il M5s avanza moltissimo (dal 6,1 al 21,4%, anche grazie al fatto che in molti comuni nel 2011 non era presente). Nel confronto più prossimo, e politicamente più pregnante, con le elezioni politiche del febbraio 2013, troviamo che il centro-destra recupera 4 punti percentuali, il centro-sinistra ne recupera circa 1, mentre i 5 Stelle ne perdono quasi 4 (occorre mettere nel conto che in tre capoluoghi nel 2016 il M5s non si è presentato, ma una simulazione ci ha mostrato che questo fatto non altera significativamente il risultato finale).
Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle si registrano ancora fughe verso l’astensione (in particolare a Bologna, dove il 39% degli elettori del M5s delle politiche non ha votato), ma sono meno consistenti che in passato. L’elettorato sta, quindi, diventando più fedele e radicato. In compenso non è vero – secondo i ricercatori del Cattaneo – che il M5s riporta al voto gli astenuti: si ‘nutre’ ormai di elettori fedeli e, in alcune città, di transfughi del centrosinistra. Nel centrodestra, invece, si è ampliato il cosiddetto ‘astensionismo differenziale’, ovvero la debolezza della coalizione nelle elezioni locali, rispetto a quelle nazionali. Quote elevatissime di elettori che nel 2013 avevano votato Pdl si sono astenuti: più della metà a Torino, circa un terzo a Salerno, Napoli, Rimini e Bologna.
Il Sole 24 Ore ha pubblicato oggi un riepilogo dell’Università Luiss dal quale si evince che nei ventiquattro comuni capoluogo, tre sono stati vinti al primo turno dal centrosinistra e uno dal centrodestra; in tre comuni il PD andrà al ballottaggio con i 5 Stelle; in uno, Napoli, lo scontro sarà tra De Magistris e il centrodestra e nei restanti andranno al ballottaggio il centrodestra e il centrosinistra. Per quanto riguarda i flussi elettorali nei comuni, sempre l’Istituto Cattaneo ci fa sapere che a Torino, ad esempio, il Pd ha ceduto voti al M5s: ben il 4,7% dell’elettorato ha infatti scelto la Appendino dopo aver votato Pd alle politiche del 2013. Anche il M5s, tuttavia, ha perso una quota significativa di elettori (corrispondente al 5,3% del corpo elettorale) verso l’astensione. Ancora più consistente il contributo proveniente dal centro-destra nei confronti dell’astensione (7,4%), mentre è il Pd quello che meno contribuisce alla crescita degli astensionisti (con una quota pari all’1,4% del corpo elettorale). Nella prospettiva del ballottaggio, secondo il Cattaneo, due ulteriori elementi messi in evidenza dai flussi meritano attenzione: non esistono flussi significativi tra la sinistra radicale e il M5s, il che lascerebbe intendere una certa “incomunicabilità” tra i due elettorati nel contesto torinese. Dall’altro lato, si evidenzia la presenza di un flusso di voti (pari all’1,4% dell’elettorato) che dal M5s raggiunge il candidato sindaco sostenuto dalla Lega nord.