Eletti i vicepresidenti della Camera dei deputati: Rampelli, Mulè, Ascani e Costa

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Lo scrutinio dei voti ha confermato le previsioni della vigilia

Dopo l’elezione, arrivata nel primo pomeriggio di venerdì scorso, del leghista Lorenzo Fontana alla Presidenza della Camera dei deputati, oggi l’Aula è tornata a riunirsi per votare ed eleggere i suoi quattro vice. I partiti, fin dalla mattina, avevano ufficializzato i nomi che ogni singola area di Montecitorio avrebbe sostenuto. Poi, con il sistema del voto segreto, ogni singolo deputato si è recato nella “camera oscura” per scrivere il nome del proprio prescelto. Al termine della scrutinio, il Presidente ha ufficializzato il risultato: per la legislatura in corso (iniziata il 13 ottobre) i vicepresidenti della Camera saranno Fabio Rampelli (Fdi), Giorgio Mulè (FI), Anna Ascani (PD) e Sergio Costa (M5S).



Vicepresidenti Camera, eletti Rampelli, Mulè, Ascani e Costa

Dunque, tutto è andato secondo le aspettative della vigilia. Due vicepresidenti Camera arrivano dalla coalizione di centrodestra, gli altri due dalle opposizioni con i maggiori numeri parlamentari: Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle. Fabio Rampelli (FdI) ha ottenuto 231 voti, Giorgio Mulè 217 voti, Anna Ascani 138, Sergio Costa 118. Ci sono stati 6 voti dispersi, un voto nullo e 4 schede bianche.

Cosa avevano proposto i partiti

Dopo una lunga trattativa, l’ennesima, all’interno della maggioranza (ovvero la coalizione composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati) di centrodestra si era arrivati a una sintesi per i nomi dei vicepresidenti Camera: Giorgio Mulè (FI) e Fabio Rampelli (FdI). Il Partito Democratico, invece, aveva deciso di candidare Anna Ascani per uno dei due posti. Sull’altro si puntava alla convergenza tra i due principali (per numeri parlamentari) partiti di opposizione: la candidata del MoVimento 5 Stelle Sergio Costa. Hanno disertato il voto (anche a Palazzo Madama) i parlamentari del Terzo Polo. Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda hanno spiegato che questa scelta è dovuta all’accordo tra PD e M5S che li avrebbe esclusi da qualsiasi trattativa.