Donamat: lo sportello bancomat portatile per la questua a 5 Stelle

Qual è il concetto di trasparenza per il MoVimento 5 Stelle? Lo scontrino. Ed è quindi naturale e comprensibile l'eccitazione di Alessandro Di Battista che grida di gioia ed esulta per la ritrovata trasparenza quando il Donamat stampa uno scontrino dopo aver inserito dieci euro. E voi cosa aspettate, correte a donare i vostri soldi al partito che "ha rinunciato" ai vostri soldi dei rimborsi elettorali

Il MoVimento 5 Stelle, è noto, ha una vera e propria ossessione per gli scontrini. Nessuno li ha mai visti ma i pentastellati giurano che tutte le spese sostenute dai propri parlamentari sono “rendicontate al centesimo”. Questo significa ad esempio arrivare a farsi rimborsare – è successo – novanta centesimi per un caffè invece che pagarselo di tasca propria. Significa anche raccontare di campare con la metà dello stipendio di un parlamentare (e magari farsi fotografare mentre si mangia un panino) e al tempo stesso farsi rimborsare quasi mille euro al mese di spese per ristoranti e supermercati e colazioni al bar.



Contro il finanziamento pubblico, chiedono soldi ai cittadini per finanziarsi

Come spiega Di Battista il Bancomat per le donazioni è necessario perché MoVimento 5 Stelle “ha rinunciato” a 42 milioni di euro di finanziamento pubblico per le spese della campagna elettorale. Una storiella che il M5S racconta da diversi anni e che non è del tutto vera. Perché non è vero che il partito di Grillo ha “rinunciato” ai rimborsi elettorali: semplicemente non ne aveva diritto. Questo poiché al momento delle elezioni non aveva uno statuto, cosa che è nota almeno dal 2012 ovvero da quando è stata approvata la legge che regola i rimborsi elettorali che prevede che per ottenere i rimborsi i partiti (ma anche i movimenti) devono dotarsi di uno statuto, ovvero di quella cosa che per diversi anni il M5S si è rifiutato di avere. A certificarlo non sono le “fake news” di partiti e giornali della casta: è la Corte dei Conti. Come spiega Pagella Politica dal momento che il M5S non ha mai maturato il diritto ad ottenere quei rimborsi è quantomeno improprio parlare di rinuncia.



Questo però non significa che il M5S non goda di altre forme di finanziamento pubblico. Ad esempio quella ai gruppi parlamentari di Camera e Senato che ricevono un contributo unico e onnicomprensivo per coprire le spese sostenute per il loro funzionamento. Per il 2016 il MoVimento 5 Stelle ha ricevuto dalla Camera poco meno di 4 milioni di euro (3.780.845 €). Il gruppo dei senatori invece nel 2016 ha ricevuto un contributo (ovvero un finanziamento pubblico) pari 2.407.925,97 euro. Si tratta di denaro che per la maggior parte viene utilizzato per pagare gli stipendi dei dipendenti del M5S alla Camera. Ma non solo visto che sono stati utilizzati anche per pagare le spese della campagna elettorale per il No al referendum costituzionale. Perché chi pensa che tutto sia stato affidato allo scooter di Dibba evidentemente dovrebbe dare un’occhiata ai rendiconti.

Il M5S chiede donazioni ai cittadini ma si intrattiene con le lobby

Il M5S però è alla ricerca di finanziamenti, e avendo “rinunciato” a quelli statali non resta che rivolgersi ai cittadini. Ovvero gli stessi dalle cui tasche vengono prelevati i soldi che poi vengono girati ai partiti. Ecco quindi la geniale trovata: il Donamat. È come un bancomat, è portatile e ad Alessandro Di Battista piace tantissimo. Come funziona? È molto semplice: si inserisce il contributo volontario nell’apposita fessura e in cambio il Donamat cosa fa? Vi restituisce uno scontrino! Non è un’esperienza esaltante? Non è fantastico?



Uno scontrino a 5 Stelle, un pezzo rarissimo!

Da oggi spiega Di Battista, «i finanziamenti del MoVimento 5 Stelle sono le vostre donazioni e da oggi possono essere fatte ovunque (davvero ovunque!)». La stampa dello scontrino è una cosa fenomenale, «cioè, non trasparenza, dippiù». Ma che trasparenza è? Mica i cittadini possono andare a casa, rendicontare quello scontrino e farselo rimborsare (come invece hanno fatto alcuni consiglieri regionali in passato). Sarebbe trasparenza se il totem registrasse i dati del donatore. Invece il fatto che si possano inserire dei contanti “dovunque” non ha nulla a che fare con la trasparenza vera e propria. Di Battista spiega che il bancomat a 5 Stelle è la dimostrazione che si può fare politica a costo zero grazie alle tante microdonazioni dei cittadini. Chissà cosa succederà quando i cittadini si accorgeranno che i rimborsi elettorali pagati con le loro tasse sono (una volta suddivisi per il numero di contribuenti) donazioni altrettanto “micro”.

Ma per Di Battista l’importante è ribadire un concetto ovvero che “il nostro unico lobbista è il Popolo Italiano”. Tutto mentre ieri Luigi Di Maio in Senato teneva una conferenza stampa sui finanziamenti dei partiti e sulle lobby. Lobby che però per il M5S si chiamano «portatori d’interesse». E poco importa a quella conferenza a fianco di Di Mai c’era anche Francesco Galietti, a capo della società di analisi strategica geopolitica Policy Sonar nonché organizzatore dell’incontro con i “portatori d’interesse” della City di Londra (i fondi d’investimento). Galietti, già allievo di Tremonti, è stato definito dal Fatto Quotidiano “lobbista in erba” ed è autore di un libro (“Sovranità in vendita”) nel quale propone di creare una normativa sulle donazioni straniere ai partiti.