Donald Trump governa con il programma dell'estrema destra europea

Categorie: Fact checking, Politica

I fan europei di Donald Trump sono d'accordo: il Presidente degli Stati Uniti è l'uomo della provvidenza e dobbiamo fare tutti come lui. Sovranisti di tutto il Mondo unitevi, ognuno a casa sua e con i suoi dazi, ben protetto dietro al suo muro.

L’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti non è necessariamente il segno dell’inizio dell’Apocalisse così come la vittoria del Leave al referendum sulla Brexit non segna l’inizio della fine dell’Unione Europea. Con Trump alla Casa Bianca abbiamo la possibilità di osservare in anteprima cosa succederebbe se l’Italia (o altri paesi della UE) venisse governata da quei populisti di destra che ora va di moda chiamare Alt-Right, una parola raffinata per evitare di dire neofascisti.



Marine Le Pen guida la riscossa del neofascismo in Europa

Se ne sono accorti al Washington Post che oggi ha pubblicato un’analisi sul fatto che Trump in questi primi dieci giorni alla Casa Bianca stia governando l’America con il programma dell’estrema destra europea. Non è certo una sorpresa visto che uno dei più fidati consiglieri di Trump sia durante la campagna elettorale che ora è Stephen K. Bannon, ex direttore del sito conservatore Breitbart news che in tempi più recenti – per sdoganare l’immagine di Trump – ha preso in prestito la definizione di Bill Still su Virginia Raggi come “Trump italiana”. Ma quando al WaPo parlano di estrema destra europea hanno in mente politici influenti come Marine Le Pen in Francia, Geert Wilders in Olanda e soprattutto il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, il primo tra i leader dell’Europa occidentale a far innalzare un muro, o meglio un reticolato di filo spinato, per impedire ai migranti e ai rifugiati di entrare in Ungheria. All’appello mancano altri nazionalisti come Nigel Farage dell’UKIP che sugli slogan e sulle promesse sovraniste e nazionaliste ci ha costruito una carriera politica, e la stessa Theresa May che pur non essendo decisamente di estrema destra quando era all’Home Office aveva manifestato l’intenzione di chiudere completamente le frontiere britanniche ed è stata la promotrice della linea del Regno Unito sul non accettare quote per la ripartizione di migranti e richiedenti asilo sul territorio europeo.

Il punto è che ad eccezione di Orbán e della May (che però proprio non si può definire alt-right) nessuno degli influenti leader citati dal WaPo è poi così influente. Per quanto la Le Pen, e prima di lei suo padre, puntino all’Eliseo il Front National ha attualmente solo due deputati all’Assemblea Nazionale e due senatori e solo di recente, alle europee del 2014 ha conquistato una ventina di seggi all’Europarlamento. Inoltre, pur avendo ottenuto un grande successo al primo turno delle regionali francesi del 2015 il FN non è riuscito a conquistare nessuna delle sei regioni nelle quali un suo candidato era arrivato al ballottaggio. Il fatto che il partito della Le Pen amministri diverse città non è sufficiente per poter dire che il Front National è un partito in grado di incidere sulla politica francese. Cosa dovremmo dire allora della Lega di Salvini che pur non essendo citata dal Washington Post (caso strano, forse che non considerano l’amico italiano di Trump un politico importante?) governa in due importanti regioni e ha alle spalle una lunga esperienza di governo del Paese in coalizione con il centro destra? Trump ha davvero bisogno di ispirarsi a politici come Salvini, Le Pen, Farage, Wilders o Grillo (che sugli immigrati non è che ha posizioni poi diverse, a partire dal reato di clandestinità per arrivare fino a cose come questa) per far partire la costruzione del muro al confine con il Messico oppure per emanare l’ordine esecutivo che istituisce il “muslim ban” per i cittadini di sette stati a maggioranza musulmana. I semi dell’odio religioso ed etnico e dell’intolleranza c’erano in America prima dell’avvento di Trump e prima ancora che Le Pen, Santanché o Salvini ci venissero a raccontare che l’Europa sta subendo un’invasione organizzata. Anzi, mentre Salvini ad esempio ci parla del pericolo rappresentato dal fantomatico piano Kalergi paventando la sostituzione dei popoli europei “per mano degli immigrati” per invitare l’Europa a chiudere le frontiere Donald Trump, che è pur sempre cittadino di una nazione che è fondata sul melting-pot, usa argomenti più semplici: gli immigrati rubano il lavoro, i cittadini siriani (o di altri paesi “sospetti”) sono tutti terroristi.

Trump: l’uomo che rispetta i programmi elettorali

Certo, questo lo dicono anche gli esponenti politici dell’ultradestra europea, ma la realtà delle cose è che questo lo dicevano anche i suprematisti bianchi made in USA. Si tratta di idee da sempre sono in circolazione in certi ambienti e che non sono di proprietà esclusiva delle destre europee. Più che alla Le Pen o a Orbán Donald Trump sta prestando ascolto al suo elettorato, o meglio a quella parte di elettorato che è maggiormente spaventata da un modello di società aperto. Quell’elettorato esiste senza dubbio anche in Europa e ovviamente anche nel nostro Paese ma il compito della politica non dovrebbe essere quello di assecondarlo e blandirlo abdicando così al suo ruolo di guida di un paese (magari contemporaneamente denunciando che il Parlamento ha paura di approvare una legge elettorale e lascia fare il “lavoro sporco” alla Consulta). E così, nell’attesa di andare al voto per le prossime elezioni politiche, è interessante per una volta starsene a guardare l’effetto sugli Stati Uniti dell’adozione di politiche antidemocratiche sull’immigrazione, dello smantellamento delle riforme in ambito sanitario e dei diritti civili o di forti misure protezionistiche nei confronti dei prodotti nazionali, insomma, di tutte quelle cose che le destre europee vorrebbero nei rispettivi paesi. Lo si fa però con la certezza che chi in Europa si schiera dalla parte di Trump difficilmente si rende conto che gli Stati Uniti sono anche profondamente diversi dall’Unione Europea e che sostenere – da fuori – le politiche del Presidente USA in materia economica finirà per andare contro gli interessi dei cittadini e dei lavoratori europei.




Ma i trumpisti del Vecchio Continente già hanno iniziato a suonare la campana del “Trump dice una cosa e la fa” per spiegare che è così che si guida una nazione impaurita. Il punto è però: chi è che ha spaventato e fatto arrabbiare gli elettori? La risposta, nel caso degli Stati Uniti è: Donald Trump. Riusciranno gli eroi dell’ultradestra europea a fare lo stesso? Trump, Salvini, Le Pen, Farage e gli altri dicono tutti le stesse cose e pretendono di applicare le stesse ricette politiche a paesi economicamente e culturalmente diversi tra loro, il tutto in nome della lotta alla globalizzazione e la difesa delle differenze dei singoli stati. Ma se tutti propongono di fare le stesse cose non è che forse l’unica differenza che davvero conta è quella del colore della pelle e della religione?