Davvero Dijsselbloem ha detto che noi del Sud Europa spendiamo tutto in vino e donne?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-23

No, non l’ha detto e il significato della frase è diverso. Ma non c’è dubbio che il Presidente dell’Eurogruppo pensi che i Paesi del Sud rappresentino l’Europa svogliata e fannullona. Il problema è che non è il solo a pensarlo e non da oggi. Vi ricordate di quando ci chiamavano PIGS?

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Il Presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze uscente olandese Jeroen Dijsselbloem è finito al centro di una bufera per una “battuta da Bar Sport” (come l’ha definita Matteo Renzi) sui paesi del Sud Europa che a suo avviso sprecano le risorse e i fondi europei per “donne e vino” invece che utilizzarle per fare qualcosa di utile per risanare la propria economia e uscire dalla crisi. Le reazioni dei paesi donnaioli e ubriaconi non si sono fatte attendere e tutti hanno chiesto le dimissioni di Dijsselbloem, ma quasi nessuno ha letto quello che il presidente dell’Eurogruppo ha detto davvero.
Jeroen Dijsselbloem vino donne faz - 1

Cosa ha davvero detto Jeroen Dijsselbloem

Djisselbloem, durante un’intervista al quotidiano Frankfurter Allgemeine (Faz) avrebbe detto che i “I Paesi del Sud Europa spendono tutto per donne e alcol e poi chiedono aiuto” all’Unione Europea quando sono in difficoltà con i conti pubblici e rischiano il default. Una frase che ha irritato anche Romano Prodi che ha replicato parlando “di un grande senso di invidia” da parte del politico olandese.  C’è chi ha fatto notare che in centro ad Amsterdam c’è un quartiere a luci rosse dove si possono spendere i propri soldi andando a visitare procaci signorine che si mettono in bella mostra in vetrina. Altri invece hanno preso i dati dell’OECD sul consumo di alcol pro capite per i paesi dell’OCSE (quindi non solo dell’Unione Europea) e hanno fatto notare che l’Italia (e altri paesi del Sud) non sono in cima alla lista. Ovviamente si tratta di un discorso che non sta in piedi e che non tiene conto dell’entità della spesa pro capite.


Ma soprattutto non tiene conto della realtà di quello che ha davvero detto Djisselbloem in quella famosa intervista perché il punto non è “il vino”, il punto è la metafora. Sempre alla Faz ieri Djisselbloem si è detto molto rammaricato per come sono state interpretate le sue parole e ha provato a chiarirne il senso spiegando che non si stava rivolgendo ai paesi dell’Europa meridionale ma a sé stesso. Queste sono le parole che ha pronunciato in quell’intervista:

In der Euro-Krise haben sich die nördlichen Eurostaaten solidarisch mit den Krisenländern gezeigt. Als Sozialdemokrat halte ich Solidarität für äußerst wichtig. Aber wer sie einfordert, hat auch Pflichten. Ich kann nicht mein ganzes Geld für Schnaps und Frauen ausgeben und anschließend Sie um Ihre Unterstützung bitten. Dieses Prinzip gilt auf persönlicher, lokaler, nationaler und eben auch auf europäischer Ebene.

Che in italiano viene tradotta così:

Nella crisi dell’Euro, i Paesi del Nord della zona Euro si sono mostrati solidali con i Paesi in crisi. Da socialdemocratico ritengo che la solidarietà sia molto importante. Ma chi la chiede ha anche dei doveri. Io non posso spendere tutti i miei soldi per liquori e donne e poi chiederle aiuto. Questo principio vale su livello personale, locale, nazionale ed anche a livello europeo.

Jeroen Dijsselbloem ha detto quello che tutti pensano di noi

Il senso delle parole di Djisselbloem è che chi vuole degli aiuti deve anche rispettare dei precisi criteri, criteri che sono stabiliti dai trattati economici europei. Il Presidente dell’Eurogruppo non ha detto che i Paesi del Sud Europa “spendono tutti i soldi degli aiuti in vino e donne” ma ha fatto un paragone tra chi si comporta così e pretende di essere aiutato e chi invece è più coscienzioso. Volendo trovare un senso relativo alla politica italiana possiamo anche pensare che Djisselbloem avesse in mente i soldi che il nostro Paese ha buttato in riforme economiche (o del mercato del lavoro) che non sono servite a risolvere i problemi strutturali. Oppure ai motivi che hanno portato la Grecia di ieri ad essere quella di oggi, magari i politici greci che hanno portato il paese alla bancarotta non hanno speso tutto in ouzo e viaggi di piacere nelle isole dell’Egeo ma di sicuro qualche errore è stato fatto. Certo, poi possiamo discutere di come “i paesi del Nord” guidati dalla Germania hanno cercato di risanare quegli errori con prestiti che di fatto non sono andati alla Grecia e delle responsabilità delle banche (tedesche) nella crisi del debito greco.  

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Il ricordino lasciato dai tifosi del Feyenord alla Barcaccia

Al di là delle parole però è evidente che dietro il ragionamento di Djisselbloem c’è l’idea che nell’Europa meridionale non ci si dia abbastanza da fare. Un ragionamento che però non è solo del politico olandese ma di tutti i politici del Nord Europa. Vale la pena di ricordare la scelta di utilizzare l’acronimo “PIGS” per indicare Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Per anni, durante la crisi del debito, la finanza mondiale e i politici europei si sono riferiti a questi paesi (tra cui il nostro) chiamandoli tranquillamente maiali, senza che nessuno sentisse il bisogno di andare a chiedere scusa. A tal proposito vale la pena di ricordare che l’odio nei confronti dei paesi del Sud non è una prerogativa del socialdemocratico olandese, da anni gli amici di Salvini, populisti e sovranisti europei, dicono le stesse cose senza né il nazionalista Salvini né altri sentano il bisogno di chiedere scusa o prendere le distanze.

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