I tagli nascosti nel DEF

Categorie: Economia, Fact checking

La Manovra del Popolo si farà facendo più deficit ma anche con tagli al welfare e una "rimodulazione" delle aliquote IVA. Ma questo hanno dimenticato di dirvelo...

La Legge di Stabilità 2019, la Manovra del Popolo, sarà una manovra economica da 33 miliardi di euro . Complessivamente 18 miliardi verranno spesi per il superamento della legge Fornero e una prima tranche di Reddito e Pensioni di Cittadinanza. Matteo Salvini l’ha chiamata la “rivoluzione del buonsenso”. Qualcun altro l’ha definita “rivoluzione del popolo contro i mercati” e contro l’Unione Europea visto che probabilmente Bruxelles boccerà la manovra. Comunque la si chiami la base di partenza è il deficit al 2,4%. Una scommessa sulla pelle degli italiani che si basa sull’assunto – sbagliato – che fare più deficit e aumentare la spesa farà aumentare la crescita. Crescita che secondo il premier Giuseppe Conte «ci spetta di diritto».



La Manovra del Popolo che taglia la spesa per il welfare

«Per la prima volta nella storia c’è un governo che mantiene le promesse» ha esultato Luigi Di Maio ieri sera dopo l’annuncio dell’approvazione. In realtà le promesse del governo sono mantenute solo in parte. Prendiamo ad esempio il Reddito di Cittadinanza. Nel DEF sono stanziati 10 miliardi di euro, di cui due miliardi per la riforma dei centri per l’impiego. Secondo Di Maio ne beneficeranno 6 milioni e mezzo di cittadini residenti da almeno 10 anni. Il che significa circa 130 euro a testa in più al mese. L’abolizione della povertà quindi significa portare da poco più di 600 a 780 euro il reddito mensile di alcuni italiani. Non si sa di quanti perché il governo metterà ulteriori paletti, come ad esempio il reddito Isee.

Fonte: Bozza del PNR

Ma come si finanzia una manovra da 33 miliardi di euro? Facendo più deficit, senza dubbio. Ma non solo. Perché anche se ieri non se ne è parlato ci saranno anche i tagli. La legislazione italiana prevede che nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza il Governo riveda il Programma Nazionale di Riforma (PNR). Vi ricordate di quando Di Maio parlava di 30 miliardi di sprechi che il M5S aveva individuato ed era pronto a tagliare per finanziare la manovra? Oggi sappiamo che quei trenta miliardi non esistono. Ma nella bozza del PNR redatta dal governo Conte le tabelle parlano chiaro ci saranno tagli e colpiranno le tasche degli italiani.



A quanto ammontano i tagli della manovra del popolo?

A notarlo è il deputato di LeU Stefano Fassina che ha spiegato che in base alle tabelle del PNR il governo prevede altri 5 miliardi di tagli al welfare, dunque a «sanità, scuola, assistenza, pensioni, lavoratori pubblici, investimenti». Quello «0,1% di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta» che per Fassina significa appunto un taglio “brutale” al welfare allo scopo di finanziare le promesse elettorali.



Il Governo, si legge nella bozza di PNR «continuerà l’opera di revisione della spesa pubblica con l’obiettivo di ridurre il rapporto fra spesa corrente e PIL e di aumentare la spesa per investimenti». In che modo la revisione della spesa pubblica andrà a modificare i servizi al cittadino? Non è che quei circa 5 miliardi di euro di tagli al welfare individuati da Fassina andranno ad annullare in maniera notevole la rivoluzione del Reddito di Cittadinanza? Da un parte il governo dà dieci miliardi ad una parte degli italiani poveri, dall’altra ne taglia cinque a tutti gli italiani. A questi va aggiunto la revisione delle tax expenditures ovvero il taglio di alcune (e al momento non meglio precisate) agevolazioni fiscali. Allo stesso tempo il governo che voleva nazionalizzare le autostrade e Alitalia mette nero su bianco l’intenzione di portare avanti un rafforzamento della strategia di riduzione del debito «attraverso privatizzazioni, dismissioni del patrimonio immobiliare e riforma delle concessioni».

La rimodulazione delle aliquote IVA che finanzia la Flat Tax

C’è poi il capitolo della Flat Tax con l’obiettivo di arrivare ad un’unica aliquota del 23% per i redditi fino a 75 mila euro e del 33% sopra tale livello, entro la fine della legislatura. Non si sa e non viene definito l’ammontare degli introiti derivanti dalla “pace fiscale”, si parla di quasi 800 miliardi di euro di crediti «di cui, tuttavia, solo 50 miliardi sono effettivamente recuperabili», ma al tempo stesso si dice che il provvedimento «coinvolgerà i contribuenti con cartelle esattoriali e liti fiscali, anche pendenti fino al secondo grado fino a 100mila euro»

Il sottosegretario Bitonci aveva però parlato di una soglia fissata al milione di euro. Nel PNR si legge che dal punto di vista della politica fiscale, la graduale introduzione della flat tax  «sarà coperta da una riduzione delle spese fiscali e da una rimodulazione delle aliquote IVA». Rimodulazione generalmente significa aumento dell’IVA, il che si tradurrà con un aumento dei costi per i beni di consumo che andrà a colpire soprattutto le fasce della popolazione più deboli. Sembra difficile conciliare una rimodulazione delle aliquote IVA che va a colpire il consumo con l’idea di far ripartire la crescita con il Reddito di Cittadinanza per gli italiani più poveri. Di nuovo il rischio è che il piccolo aumento del reddito venga eroso dall’aumento delle aliquote IVA.

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