Con il Decreto Genova si potrà concimare anche con i fanghi alla diossina

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A quanto pare i fanghi agli idrocarburi sono troppo salutari, così un emendamento presentato da Lega e M5S introduce un nuovo limite per la presenza di diossina nei fanghi di depurazione utilizzati in agricoltura. E la stella dell'Ambiente continua a splendere sul governo del Cambiamento

«Per la prima volta nella legislazione si scrive che nei fanghi di depurazione da spargere sui campi agricoli ci possano essere quantità di diossine e idrocarburi elevatissime, per le diossine di 2 volte e mezza, per gli idrocarburi di circa 13 volte maggiori. È una cosa gravissima. Potremmo avere verdure concimate a diossina» a scriverlo è il leader dei Verdi Angelo Bonelli che già nei giorni scorsi aveva denunciato la presenza di una sanatoria per i fanghi di depurazione all’interno del Decreto Genova.



L’emendamento che alza i limiti per la diossina nei fanghi

Questa volta secondo i Verdi il pericolo per l’ambiente è rappresentato da un emendamento presentato dall’emendamento all’art.41 sui fanghi di depurazione, destinati ad essere utilizzati come fertilizzante sui suoli agricoli, presentato dai parlamentari Flavio Di Muro (Lega) e Gianluca Rospi (MoVimento Cinque Stelle). Nel Decreto Genova, scritto col cuore dal ministro Toninelli, è presente un articolo che aumenta in maniera arbitraria la soglia di tolleranza per la presenza di idrocarburi nei fanghi prodotti dai depuratori che vengono utilizzati come concime nei campi. L’emendamento, spiega Bonelli, «prevede che nei fanghi di depurazione da spargere nei campi ad uso agricolo possano essere presenti PCDD e PCDF (diossine) Pcb (policlorobifenili) Toluene, Selenio ed Ipa (idrocarburi policiclici aromatici)».

L’emendamento presentato da M5S e Lega

Secondo i Verdi in questo modo si autorizza «ad accumulare sui terreni destinati all’agricoltura diossine, pcb e microinquinanti tossici trasformando nel tempo quei terreni in aree da sottoporre a bonifica e contaminando le matrici ambientali e la catena alimentare». Grazie al nuovo emendamento presentato dalla maggioranza per Bonelli sarà consentito utilizzare le diossine per concimare coltivazioni di cavoli e altre verdure (e anche in risicoltura).



 

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Ma dove sono scritti questi limiti?

Per il Ministero dell’Ambiente invece – riferisce il Fatto Quotidiano – la questione è diversa perché «la nuova disciplina finalmente fissa limiti precisi in una materia che finora non
era stata regolamentata» ma secondo i Verdi non è vero perché le quantità di quelle sostanze erano già state fissate all’interno del Dlgs 152/2006 (il testo unico in materia ambientale) che stabilisce le soglie per la presenza degli inquinanti. A ribadirlo sono anche il rapporto 2015 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sull’utilizzo dei fanghi in agricoltura e una sentenza della terza sezione penale della Corte di Cassazione sull’uso agronomico dei fanghi di depurazione datata 6 giugno 2017 dove si fa esplicito riferimento ai limiti degli idrocarburi stabiliti dalla tabella 1 allegato 5 al titolo V parte IV del TU Ambientale.

La parte della sentenza della Cassazione dove si parla dei valori limite per il contenuto di metalli pesanti e idrocarburi nei fanghi

Le direttive europee non stabiliscono invece dei limiti perché gli scarichi civili e i fanghi provenienti dalle abitazioni non dovrebbero in teoria contenerne. L’UE però precisa che i fanghi utilizzati in agricoltura devono essere concimanti e non possono essere inquinanti.

Fonte

A questo va aggiunto il fatto che già nel Decreto Genova l’articolo 41 prevede che la misurazione per rilevare il livello degli idrocarburi non venga effettuata sulla “sostanza secca” ma sul “tal quale” ovvero un campione al quale può essere aggiunta acqua riducendo quindi la concentrazione degli idrocarburi presenti. Il problema è che lo smaltimento dei fanghi in discarica rappresenta un costo mentre è molto più economico destinarli all’uso agricolo. Il decreto emergenze di Toninelli individua un’emergenza nell’effetto prodotto delle sentenze del TAR in seguito ai ricorsi di una sessantina di comuni contro lo sversamento dei fanghi di depurazione sui terreni agricoli. Invece che risolvere il problema stabilendo dei limiti o imponendo di smaltire i fanghi nel modo meno inquinante possibile il decreto finisce per agevolare le società che gestiscono gli impianti di depurazione a tutto svantaggio dei cittadini.

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