Decontribuzione INPS: come funziona il taglio dei contributi previdenziali

Categorie: Economia, Fact checking

A chi spetta l'esonero contributivo, come funziona il tetto annuo e per chi sono validi gli incentivi. La maggioranza (l'80%), dicono i consulenti del lavoro, è una stabilizzazione di un rapporto di lavoro esistente, mentre il restante 20% dei contratti è nuova occupazione

Un taglio dei contributi previdenziali per tre anni con un tetto massimo annuo di 8.060 euro e un risparmio complessivo per il datore di lavoro nel periodo di 24.180 euro: il bonus contributivo previsto dalla legge di stabilità per le nuove assunzioni a tempo indeterminato chiesto già da 76.000 aziende, secondo quanto annunciato oggi dall’Inps, può essere chiesto da tutti i datori di lavoro privati (compresi quindi i partiti politici e i sindacati e non solo gli imprenditori) e per tutte le qualifiche (compresi i dirigenti) a esclusione degli apprendisti e del lavoro domestico. Il presidente dell’Inps ha parlato di dati ”incoraggianti” senza entrare nel dettaglio sul numero delle assunzioni ma la Fondazione dei consulenti del Lavoro (professionisti che assistono le aziende nelle richieste di sgravi) ha calcolato che nei primi due mesi del 2015 le assunzioni con l’esonero contributivo sarebbero state già 275.000. La Fondazione calcola che la stragrande maggioranza delle assunzioni (l’80%) sarebbe il risultato di una stabilizzazione di un rapporto di lavoro esistente (contratto a termine, collaborazione o partita Iva) mentre il restante 20% dei contratti sarebbe nuova occupazione.

LA DECONTRIBUZIONE INPS E IL JOBS ACT
Grazie alle nuove norme, infatti, adesso licenziare conviene. La tabella precedente, compilata su dati dell’Ufficio territoriale della UIL, illustra la differenza nel corrispettivo economico da corrispondere al lavoratore. In più, le nuove regole sui licenziamenti individuali si applicano anche ai licenziamenti collettivi,relativamente ai dipendenti assunti con contratto a tutele crescenti. Ciò significa che,per questi ultimi, eventuali licenziamenti illegittimi non sarebbero sanzionati con il reintegro (tranne che per i casi di discriminazione e di insussistenza del fatto disciplinare) ma con gli indennizzi. La norma potrebbe rivelarsi di difficile applicazione in caso di licenziamento di lavoratori in parte coi vecchi contratti e in parte coi nuovi. Spiegava qualche tempo fa Repubblica che la cancellazione dell’articolo 18 per i neo assunti renderà monetizzabile l’uscita e conveniente l’entrata. Ma il primo importo è inferiore al secondo, per molte classi di reddito. Ne deriva un vantaggio per l’impresa.



È possibile quantificare il vantaggio?

La Uil, Servizio politiche territoriali, l’ha fatto. Il guadagno per l’azienda sarebbe di circa mille euro per un lavoratore con reddito medio (22-25 mila euro annui) licenziato dopo un anno. Tra 12 e 14 milaeuro, se licenziato dopo tre anni. Sugli 8-9 mila euro,se messo alla porta dopo 5 anni, quando uno dei bonus non c’è più (lo sgravio contributivo triennale).
Si tiene conto dei calcoli del ticket Fornero?

Sì. L’imprenditore quando licenzia deve pagare al lavoratore 490 euro per un massimo di 3 anni, oltre all’indennizzo dovuto se il licenziamento è illegittimo. Nonostante questo importo, la convenienza ad assumere per licenziare presto, nel giro di uno o tre anni, esiste.
Si riduce il costo del lavoro. Vero?
Certo. La deduzione integrale del costo del lavoro dall’Irap è una misura strutturale e benefica per le aziende. I contributi azzerati valgono per tre anni (2015-2017) e si riferiscono solo alle assunzioni del 2015. Se però il governo decidesse di rendere anche questa misura strutturale, potremmo assistere alla fine del contratto indeterminato e all’inizio di un turn over forsennato, favorito dalle leggi e foraggiato dagli incentivi. L’opposto dell’obiettivo.

 
COME FUNZIONA IL TAGLIO DEI CONTRIBUTI PREVIDENZIALI
Ecco in sintesi a chi spetta l’esonero contributivo secondo quanto specificato in una circolare Inps citata dall’agenzia di stampa ANSA: