Il commissariamento «spontaneo» del M5S Veneto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-04

«Vista l’incapacità di gestire i vostri rapporti con la stampa da adesso nessuno di voi parli più singolarmente con un giornalista, se lo farà ne pagherà le conseguenze», fa sapere Borrelli ai consiglieri dopo una polemica sul vitalizio. E non finisce mica qui: ««Al prossimo scazzo verranno prese decisioni serie. Fate riferimento a me»

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«Vista l’incapacità di gestire i vostri rapporti con la stampa da adesso nessuno di voi parli più singolarmente con un giornalista, se lo farà ne pagherà le conseguenze»: parole di David Borrelli, secondo quanto riporta oggi il Gazzettino, all’indirizzo dei consiglieri veneti del MoVimento 5 Stelle in Regione. E non finisce mica qui: ««Al prossimo scazzo verranno prese decisioni serie. Fate riferimento a me». E l’autonomia del gruppo? Nessuna autonomia: «Potete sentirvi pure commissariati, non mi frega nulla, la musica cambia che vi piaccia o no». E chi è che l’ha deciso? «Chi ha deciso questo non vi deve interessare. Quello che ci importa è l’immagine del movimento».

Il commissariamento «spontaneo» del M5S Veneto

Borrelli avrebbe mandato via chat questi messaggi ai consiglieri, e per una ragione molto chiara e alquanto imbarazzante che comincia nove mesi fa. All’epoca Jacopo Berti, allora capogruppo, firmò una proposta di legge per l’abolizione dei vitalizi e dei trattamenti di fine mandato. Cinque mesi dopo però, ovvero il 31 marzo scorso, due consiglieri pentastellati hanno optato per l’assegno di fine mandato: il capogruppo Simone Scarabel e la consigliera Erika Baldin. E cioè proprio i due che fino a qualche tempo fa litigavano per i soldi alle vittime del tornado. I due hanno spiegato qualche giorno fa in un comunicato stampa che non c’era nulla di male nel prenderlo – ma curiosamente il comunicato non si trova nella pagina facebook del consigliere – e che questo non era il vecchio assegno di fine mandato, visto che adesso la legge prevede la partecipazione del consigliere nella quota. Ieri lo spontaneo dietrofront: “Tutti e 5 i consiglieri regionali del M5s Veneto hanno rinunciato spontaneamente al proprio Tfr”, secondo il nuovo comunicato stampa. E siccome la decisione era già stata presa, i due che avevano firmato per averlo restituiranno i soldi:

Ogni mese l’ente accantonerà la cifra che porterà alla maturazione del Tfr e ogni mese dalla busta paga ci sarà la trattenuta di 198 euro. Ma ogni mese i consiglieri restituiranno alla Regione la somma equivalente a quella accantonata (il meccanismo della restituzione è possibile dal 2007 quando venne creato un apposito capitolo di bilancio). Nel 2020 il Tfr sarà dunque erogato e riscosso ma a quel punto saranno stati restituiti i 33mila euro, così da andare in pari.

Subito dopo è arrivata la comunicazione di commissariamento, che francamente appare il minimo visto l’incredibilmente furbo comportamento dei consiglieri. Che già in altre occasioni si erano trovati ai ferri corti, come nella storia dei soldi alle vittime del tornado, quando i grillini si fecero fotografare con le donazioni per il disastro sulla Riviera del Brenta pur non avendoli ancora versati alle famiglie. All’epoca però dietro lo scazzo c’erano le minacce di recall messe in atto da uno dei meetup veneti, schierato con la Baldin contro gli altri quattro consiglieri. Oggi nella storia sono finiti anche gli altri.

Leggi sull’argomento: I soldi del M5S mai dati alle vittime del tornado

 

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