Dario Franceschini all'attacco di Matteo Renzi

di dipocheparole

Pubblicato il 2017-06-27

Dario Franceschini va all’attacco di Matteo Renzi. E ci va con l’esempio sbagliato, ma questi sono dettagli. Ciò che conta è che il numero uno della corrente più numerosa del Partito Democratico, già indicato – a torto – come l’autore di un complottonecontro il segretario oggi critica apertamente la linea politica renziana ricordando che il …

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Dario Franceschini va all’attacco di Matteo Renzi. E ci va con l’esempio sbagliato, ma questi sono dettagli. Ciò che conta è che il numero uno della corrente più numerosa del Partito Democratico, già indicato – a torto – come l’autore di un complottonecontro il segretario oggi critica apertamente la linea politica renziana ricordando che il PD «è nato per unire il campo del centrosinistra e non per dividerlo. E pazienza se nel farlo pubblica una serie di grafici ripresi dal Corriere della Sera dai quali si evince sì il crollo dei voti al PD a Genova, Verona, Parma e L’Aquila ma in quello stesso grafico ad esempio il PD ha guadagnato voti tra le comunali 2012 e 2017 a Verona.

dario franceschini matteo renzi
Il tweet di Franceschini su Renzi

Poco importa però il dettaglio. Il dato politico è evidente. E dice che il rappresentante dell’AREA DEM, che oggi conta ben 90 eletti ed è la più numerosa tra le correnti del Partito Democratico sta criticando apertamente il segretario e lo sta accusando di dividere invece che di unire il centrosinistra. E la presa di posizione è chiara nell’ottica politica, visto che le elezioni si avvicinano sempre di più e a quanto pare il sistema politico si è rassegnato ad andarci con le leggi disegnate dalla Corte Costituzionale.
chi comanda nel pd
Chi comanda nel PD: le correnti nel partito (La Repubblica, 7 dicembre 2016)

Anche perché nel frattempo Renzi continua la sua guerra contro il resto del centrosinistra. “È stato ancora una volta dimostrato che quelli che invocano una coalizione di centrosinistra larga il più possibile fanno il gioco del centrodestra, e non del Pd”, ha detto proprio il segretario del Pd, nella sua analisi post ballottaggi in un colloquio con QN. E poi ha rincarato la dose: con una seconda riflessione che riguardava esponenti come Prodi, Orlando, Pisapia, Bersani, gente “che da giorni si era preparata la parte in commedia: erano pronti a dire ‘Renzi perde, vince la coalizione’, ma la realtà è stata un’altra. Lo dimostrano risultati come quelli di Genova, ma non solo”. Stranamente Prodi, che non è per nulla vendicativo (ironia), ha ricordato la sua frase di qualche tempo fa al Corriere – «politicamente vivo in una tenda vicino alla casa del PD» – e si è adirato:  “Leggo che il segretario del Partito democratico mi invita a spostare un po’ più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà: la mia tenda è molto leggera. Intanto l’ho messa nello zaino”, ha scritto in una nota. A spegnere il fuoco ci ha provato il più diplomatico tra i renziani, ovvero Graziano Delrio: “Le tende una volta riposte si possono anche tirare di nuovo fuori dallo zaino. Lo spero”.

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