Il favoloso mondo M5S di Toninelli a Otto e Mezzo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-01-24

Ieri Danilo Toninelli ha “asfaltato” Maurizio Lupi a Otto e Mezzo. Lo ha fatto però raccontando la solita storia dei parlamentari onesti che si dimezzano lo stipendio, del partito virtuoso che “rinuncia” ai rimborsi elettorali e dell’amministrazione comunale di Roma che “fa i bandi” e non ricorre agli affidamenti diretti. Peccato che le cose non stiano proprio così

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Grande sfida ieri sera a Otto e Mezzo. Ospiti di Lilli Gruber il leader della “quarta gamba” del centrodestra Maurizio Lupi e il deputato del MoVimento 5 Stelle Danilo Toninelli. I due sono stati protagonisti di un confronto a tratti duro e senza esclusione di colpi. Del resto siamo in campagna elettorale e per contratto quando si va in televisione l’imperativo è asfaltare l’avversario. C’è da dire che con Lupi l’operazione non è complicata: è sufficiente rinfacciare a Forza Italia tutte le promesse non mantenute dal 1994 ad oggi.

L’ossessione dei 5 Stelle per scontrini, rimborsi e stipendi dei parlamentari

Sarebbe bastato quindi raccontare la verità senza fronzoli e portare a casa il risultato. Ma Toninelli al solito è un fiume in piena e ricorda agli spettatori e agli elettori che solo il MoVimento 5 Stelle ha “rifiutato i finanziamenti pubblici”. È la solita storia dei 42 milioni di euro di rimborsi elettorali per le politiche 2013 ai quali il MoVimento avrebbe rinunciato. In realtà a quei soldi il partito di Grillo non aveva diritto poiché al momento delle elezioni non aveva uno statuto, cosa che è nota almeno dal 2012 ovvero da quando è stata approvata la legge che regola i rimborsi elettorali che prevede che per ottenere i rimborsi i partiti (ma anche i movimenti) devono dotarsi di uno statuto, ovvero di quella cosa che per diversi anni il M5S si è rifiutato di avere.

Ma anche senza rimborsi elettorali i pentastellati sono riusciti lo stesso a far finanziare le proprie iniziative con i soldi pubblici. Ad esempio diversi consiglieri regionali si fecero rimborsare le donazioni versate per sostenere Italia a 5 Stelle di Palermo. E Toninelli non menziona i fondi ricevuti – come prescrive la legge – dai gruppi parlamentari di Camera e Senato, né dice come vengono spesi.
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Toninelli ci tiene anche a farci sapere che i pentastellati si dimezzano lo stipendio: “io mi dimezzo gli stipendi, come tutti i miei colleghi, senza bisogno di una legge”. Fino a qualche giorno fa ci sarebbe stato un metodo semplicissimo per verificare che Toninelli non sta raccontando tutta la verità. Era infatti sufficiente andare sulla pagina TiRendiconto del blog di Grillo per visualizzare lo stato dei rimborsi e degli emolumenti percepiti dai parlamentari a 5 Stelle. Da quando però è stato lanciato il nuovo blog di Grillo tutta la sezione rendiconti è scomparsa. A quanto pare gli esperti informatici a 5 Stelle devono ancora completare la migrazione dei dati da un blog all’altro. Edit: ora l’errore è stato risolto ed il sito Tirendiconto è accessibile qui.

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Come già spiegato per i casi di Roberto Fico e Alfonso Bonafede il giochino dei 5 Stelle è semplice. I parlamentari pentastellati hanno deciso di percepire 5mila euro lordi invece che i 10mila spettanti. Hanno dimezzato il lordo ma non il netto visto che Toninelli prende circa tremila euro al mese contro cinquemila. Inoltre non hanno certo rinunciato ai rimborsi, con i quali si pagano vitto, alloggio (Toninelli paga un affitto da 1.250 euro al mese) e tutte le spese proprio come tutti gli altri parlamentari.
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E non è che i 5 Stelle usufruiscano dei rimborsi spese (rendicontati al centesimo!1) in maniera più francescana e parca rispetto agli altri. La stessa cosa succede anche a livello regionale, ad esempio in Toscana

I successi del M5S al governo

Toninelli ha poi ricordato che il M5S ha appena vinto le elezioni amministrative al X Municipio di Roma, un segno inequivocabile che i cittadini hanno scelto di dare ancora fiducia a Virginia Raggi. C’è però una cosa che il portavoce pentastellato dimentica: che quella fiducia è stata data anche in base alla promessa che ad Ostia non sarebbe arrivato nessun tritovagliatore. Quello che è successo però è che dopo le elezioni una delle prime decisioni prese dalla Presidente Giuliana Di Pillo è stata quella di far arrivare e attivare il TMB di Ostia. Toninelli ha ricordato che a Roma è tornata la legalità perché il Comune è impegnato a fare bandi e non ricorre agli affidamenti diretti.

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Questo però non è del tutto vero perché la Giunta Raggi fa fatica a fare i bandi pubblici. Si va da quelli dimenticati a quelli annullati (come ad esempio quello per Roma Multiservizi) fino a quelli rinviati (quello per il servizio rimozione delle auto in divieto di sosta). E non si tratta di casi isolati, a giugno il bando per la manutenzione del verde pubblico era stato sospeso perché non a norma. In altri casi l’Amministrazione comunale non ha esitato a ricorrere agli affidamenti diretti. È successo per Spelacchio, quello che Toninelli definisce “l’albero di Natale più simpatico e fotografato del mondo”  che non è stato oggetto delle attenzioni dell’ANAC per la sua spiccata simpatia ma per il costo sostenuto dal Comune. Riguardo agli affidamenti diretti invece Toninelli dovrebbe fare un salto all’XI Municipio dove lavori per 270mila euro sono stati frazionati per poter procedere senza gara.
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Ci sono state poi le consuete scaramucce sui vitalizi dei parlamentari, che però sono stati aboliti nel 2012. Per risparmiare ulteriormente Toninelli propone anche di risparmiare “centralizzando gli acquisti per la Pubblica Amministrazione”. Peccato che le centrali uniche di committenza siano già obbligatorie per legge per gli acquisti effettuati dalle PA. E non è la prima volta che il M5S propone di fare qualcosa che era già stato fatto.
 
 

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