Così l’Italia non spende 3,6 miliardi di fondi UE

Categorie: Economia, FAQ

Lontani dagli obiettivi di spesa molti programmi nazionali gestiti da ministeri e alcune regioni. Si rischia il taglio

L’Italia deve spendere entro il 31 dicembre 2018 3,6 miliardi di fondi UE, quelli che sono stati assegnati con la programmazione che va dal 2014 al 2020 attraverso i due strumenti dell’Unione, ovvero il Fondo Europeo per lo sviluppo regionale (FESR) e il Fondo Sociale Europeo. Se non ci riuscirà, spiega oggi Il Sole 24 Ore in un articolo a firma di Giuseppe Chiellino, scatterà la tagliola del disimpegno automatico in base alla “regola N+3”: se entro tre anni dall’impegno di spesa indicato dalla regione o dal ministero che gestisce fondi strutturali non è stata presentata la domanda di pagamento alla Ue, Bruxelles “cancella” automaticamente (salvo alcune eccezioni) la relativa quota di finanziamento. Nell’infografica pubblicata dal quotidiano economico la distanza che separa i programmi regionali e nazionali dall’obiettivo di spesa: ci sono regioni virtuose come il Piemonte  e ministeri efficienti come il MISE, e regioni non esattamente virtuose come la Sicilia (oltre alle province autonome) e ministeri meno efficienti come quello dell’Interno.



L’Italia e i fondi UE (Il Sole 24 Ore, 23 febbraio 2018)

I dati, ottenuti con enorme difficoltà, sono considerati “sensibili” nel timore – è stato detto – di strumentalizzazioni elettorali. Un timore infondato, a giudicare dal peso che la politica di coesione europea ha nel dibattito e nei programmi dei partiti, nonostante l’annuncio di tagli per la prossima programmazione 2021-2027 che quasi certamente colpiranno anche l’Italia.