La tagliola al Senato ha fermato una legge già approvata, in prima lettura, alla Camera dei deputati. Il destino del ddl Zan sembra essere inesorabilmente segnato da quanto accaduto ieri a Palazzo Madama. La strategia della Lega (e di Fratelli d’Italia) ha funzionato, sfruttando l’assist del regolamento parlamentare (in particolare degli articoli 96 e 113) e di quei franchi tiratori che hanno sentenziato la bocciatura del disegno di legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo. E adesso cosa succede a questa legge?
La decisione dell’Aula del Senato, dunque, ha di fatto “ucciso” il ddl Zan. Perché ora, come nel più classico Gioco dell’Oca, si dovrà ripartire dal via. E con un testo differente rispetto a quello approvato alla Camera dei deputati. Lo prevede il regolamento parlamentare che impone dei paletti ben definiti per tutti quei provvedimenti finiti nel tritacarne della “tagliola”. Tra sei mesi – non prima – un nuovo testo (ma sullo stesso argomento) potrà essere presentato alle varie Commissioni. Da lì ne nascerebbe una nuova discussione interna, una votazione prima della consultazione tra Camera e Senato.
Una volta approdato in Aula, dunque, l’eventuale nuovo ddl Zan potrà essere calendarizzato e poi discusso. Insomma, la legge che tutti (o quasi) abbiamo imparato a conoscere in questi lunghi due anni di percorso vorticoso – tra i classici sali e scendi della dialettica e del tatticismo politico – non sarà più la stessa. Quel disegno di legge, dunque, è da considerarsi morto, finito nella tagliola della politica e dei franchi tiratori. Lo conferma, tra le righe, anche il deputato del PD che ha messo il suo nome e la sua faccia su questa legge. Intervistato da Il Corriere della Sera, infatti, Alessandro Zan ha spiegato: “Adesso due anni di lavoro sono stati buttati nel cestino. L’Italia rimane uno dei pochissimi paesi d’Europa a non avere una legge sui diritti civili. La inseguiamo da quasi trent’anni. Ma voglio essere ottimista”. Una visione ottimistica che, purtroppo, fa a cazzotti con i tempi di questa legislatura.
(Foto IPP/Fabio Cimaglia)