Riforma della Buona Scuola, cosa c'è e cosa manca

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Un compromesso al ribasso per la riforma sbandierata come rivoluzionaria da Renzi e Giannini. Meno assunzioni, soldi alle private, più autonomia e stipendi dei professori legati ai risultati.

Ok all’assunzione di 100mila precari a settembre, sgravi fiscali alle famiglie che iscrivono i figli alle scuole private, un buono di 500 euro per l’aggiornamento dei professori, gli scatti di stipendio legati al merito che partiranno dal 2016. La Buona Scuola di Renzi in forma di disegno di legge è stata licenziata ieri dal Consiglio dei Ministri, e ha portato novità a sorpresa e qualche compromesso al ribasso: soltanto ieri, infatti, il governo ha deciso di lasciare agli insegnanti gli aumenti di stipendio legati agli scatti di anzianità che inizialmente aveva deciso di comprimere in maniera drastica. Inserita al volo anche la Card per l’aggiornamento dei docenti.

I precari della scuola (Il Messaggero, 13 marzo 2015)

LA RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA
Cosa cambia nel dettaglio per la buona scuola? In primo luogo, le assunzioni.



 

L’infografica sulla riforma della scuola (Il Messaggero, 13 marzo 2015)

COSA MANCA ALLA RIFORMA DELLA BUONA SCUOLA
Dalla riforma rimangono fuori alcuni provvedimenti, che seguiranno altra corsia legislativa. il provvedimento, racconta il Corriere, «assegna la delega al governo per legiferare sulla valutazione degli insegnanti, la riforma dell’abilitazione all’insegnamento, del diritto allo studio, del sostegno e degli organi collegiali e sulla creazione di un sistema integrato di educazione e istruzione per la fascia d’età da zero a sei anni. Un progetto che è già contenuto nel disegno di legge dellasenatrice Francesca Puglisi, che punta a portare al 33% la quota di bambini ammessi al nido e al 100% quella degli inseriti nella scuola materna. È per questo motivo che restano fuori dalle assunzioni, almeno per ora, i 23 mila precarimaestri di scuola d’infanzia». Molte le critiche dei sindacati, riportate dall’ANSA. Pur apprezzando la correzione di rotta sulle carriere dei docenti (“si prende finalmente atto che le loro retribuzioni, già oggi in forte sofferenza, non possono subire altre decurtazioni”), il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, definisce “inquietante la vaghezza degli accenni” a temi delicati come le modalità di assunzione del personale, del suo utilizzo e della sua valutazione e “disinvolta” la visione del ruolo dei presidi. La Gilda ritiene che la riduzione a 100mila delle assunzioni (si era partiti da 150.000) “non sia sufficiente per soddisfare le attese degli insegnanti e per dare piena attuazione alla sentenza emanata dalla Corte di Giustizia Europea”. E il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo mette in guardia: “attribuire ai dirigenti la valutazione sui professori ci riporterebbe indietro di 50 anni e darebbe spazio ad abusi e clientelismi”. I sindacati sperano ora nel dialogo con il governo “mancato fino a questo momento”: “Dopo il passo indietro del governo su decreto legge e scatti di anzianità – ha detto Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil – ci aspettiamo l’avevo di un reale confronto in Parlamento e con le organizzazioni sindacali per ricondurre tutte le materie che riguardano il lavoro alla contrattazione e per realizzare un vero cambiamento della scuola che innanzi i livelli di ostruzione del paese, sviluppando la centralità e la qualità della scuola pubblica e garantendo pienamente l’accesso all’istruzione con interventi di diritto allo studio”.