Cosa hanno capito i grillini della classifica sulla libertà di stampa di RSF

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-04-26

Molti simpatizzanti ed elettori del M5S oggi sono in lutto perché non potranno più dire che l’informazione giornalistica fa schifo. E dal momento che anche Grillo nuoce alla libertà di stampa hanno prontamente scoperto il complotto delle lobbies delle ONG contro il MoVimento

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Se speravate che dopo aver appreso che l’Italia non è più al 77° posto della libertà di stampa finalmente ci saremmo liberati del ritornello di chi critica articoli di giornale citando la nota classifica vi siete sbagliati. Perché l’elettore pentastellato è come un bambino a cui è appena stato rotto il giocattolo preferito e non accetta che ora il nostro Paese sia ora al 52° posto. Per un anno infatti sotto quasi ogni articolo di giornale abbiamo letto critiche alla qualità dell’informazione italiana che utilizzavano come argomento la posizione di una classifica che non valuta la qualità.

Il complotto delle ONG

Per molti elettori a 5 Stelle che nel corso del 2016 hanno ricordato lo stato pietoso del giornalismo italiano facendo ricorso alla classifica di Reporter sans frontieres il fatto che nell’analisi sullo stato della libertà di stampa in Italia sia stato fatto un esplicito riferimento al contribuito delle minacce e di alcune dichiarazioni di Grillo nei confronti dei giornalisti è il chiaro segnale che anche Rfs è ormai parte del sistema dei media. Quello stesso sistema corrotto che Grillo cerca da anni di scardinare. Ecco quindi che c’è l’attento commentatore di articoli di giornale che coglie il “retroscena”: dietro l’attacco a Grillo c’è la vendetta delle lobbies ONG. Se qualche giorno fa Di Maio ha detto che le ONG che oprano nel Mediterrano sono conniventi con gli scafisti ecco che altre ONG accorrono in difesa dei “colleghi”.

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La lobby delle ONG in azione!

Cosa dice Reporter sans frontieres su Grillo

Certo, l’anno scorso nessuno si era preoccupato del fatto che Reporter sans frontieres facesse parte di qualche lobby. In effetti a quanto pare nessuno aveva capito cosa misurasse la classifica di Rfs. C’è però da dire che non è la prima volta che Rfs si occupa del “problema” rappresentato da Grillo. Nel 2015 Reporter sans frontieres citava la “pressione populista” sui media e parlava apertamente del ruolo del Capo Politico del M5S. Ecco cosa scriveva:

In Italia il MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo non ha eguali quando si tratta di controllo dell’informazione. Il partito esercita un ferreo controllo sulla possibilità dei parlamentari di dare interviste e sembra voler controllare anche i giornalisti, denigrandoli quando cercano di mantenere la loro indipendenza. Grillo ha accusato i giornalisti di prostituirsi e impedito ai nazionali di partecipare ai suoi meeting.

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Il metodo è chiaro: se Reporter sans frontieres dice una cosa che “piace” agli elettori grillini e che può essere usata come arma contro i media allora nessuno va a criticarne l’operato. Appena però accade che Rfs smentisca certe teorie allora ecco che entrano in gioco le lobby di potere.

Il senso dei grillini per la libertà di stampa

Per un anno i simpatizzanti del 5 Stelle hanno fatto finta di non capire cosa misurasse quella classifica sulla libertà di stampa. Una classifica che non misura la qualità dell’informazione ma la possibilità per i giornalisti di fare il proprio mestiere senza rischi. Come abbiamo spiegato si tratta di una classifica che ha anche delle criticità, come tutte le classifiche che vengono compilate sulla base della percezione individuale di alcuni professionisti del settore.
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Ma la lettura che ne danno alcuni utenti è curiosa: se l’Italia è risalita nella classifica è merito di Grillo che denuncia i giornalisti. E i giornalisti non fanno bene il loro lavoro non perché sono minacciati ma perché sono venduti al potere.
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C’è addirittura chi, con evidenti difficoltà di comprensione del testo, dà a Repubblica che ha dato la notizia la colpa di aver occultato la verità definendoli: luridi lecchini e servi del potere.
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Come sempre accade in questi casi il benaltrismo la fa da padrone. Sarebbe bastato leggere le domande del questionario di Reporter sans frontieres per capire che a concorrere al punteggio finale c’è una molteplicità di fattori e che la “colpa” non è solo di Grillo. I continui attacchi di Grillo alla stampa però costituiscono un problema, è inutile negarlo.

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