L’università non può e non deve fermarsi

Categorie: Opinioni

In questi giorni uscirà il c.d. Decreto aprile che prevede molte disposizioni riguardanti la scuola dell’obbligo, sono misure che da tempo si pensavano in ambito governativo e che forse sono anche ragionevoli. Tuttavia c’è un grande tema dell’istruzione e del diritto allo studio che non occupa lo spazio che meriterebbe a mio giudizio nel dibattito pubblico: da giorni infatti si discute de “il problema della maturità” o della questione “esame di terza media”, e di come ci si stia dando da fare per permettere a 1 milione di studenti di svolgere la propria attività didattica regolarmente.



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Fino a qui tutto giusto, peccato che si stia completamente ignorando la situazione in cui versa l’insegnamento accademico nel nostro Paese. Siamo tutti d’accordo che la scuola dell’obbligo è fondamentale per la formazione dei cittadini del domani. Tuttavia mi sembra assurdo che vi sia la suddivisione in studenti e docenti di serie A e di serie B: non un provvedimento è stato preso in merito all’istruzione universitaria e i problemi sono molti. Il Ministero dell’Università, dicastero che questo Governo ha separato dall’istruzione proprio per valorizzare l’università e la ricerca, il cui titolare è il professor Manfredi, non ha espresso una sola opinione su quale strategia si vuole adottare per il futuro del diritto allo studio. Riporto qui alcuni temi che in questi giorni stanno animando sia molti tra noi studenti universitari ma anche docenti e personale amministrativo, e che sarebbe opportuno trattare e rendere oggetto di un provvedimento, o quanto meno di risposte:

Certo esiste l’autonomia universitaria, ma in una situazione come quella che stiamo vivendo serve sempre più adottare soluzioni uniformi su tutto il territorio nazionale per rendere veramente garantito quel diritto allo studio previsto dalla nostra Costituzione che il Covid-19 non può assolutamente fermare. Servono quindi risposte certe, chiare e precise. Oltre alla scuola dell’obbligo, cardine della nostra istruzione, c’è anche 1 milione e mezzo di persone tra studenti, personale docente e tecnico amministrativo che chiedono risposte agli interrogativi che pongono al loro Ministro: anche l’Università non può e non deve fermarsi. Senza provvedimenti e una linea chiara che descriva come agire, il nostro sistema che contribuisce al sapere e alla ricerca, molto spesso anche attraverso le proprie strutture ospedaliero-universitarie, rischia di bloccarsi rendendo vani gli sforzi di studenti che si vedranno marchiare con il fuoco la loro carriera accademica dal 2020 anno del Coronavirus, e di professori e ricercatori che vedranno svanire i loro lavori di anni.



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