Il «contagio sismico» dietro il terremoto di oggi?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-18

Le tre forti scosse di terremoto con ML superiore a 5.0 di questa mattina potrebbero essere state causate dal “contagio sismico” innescato dall’attivazione della faglia che ha causato il terremoto del 24 agosto 2016. A dirlo sono gli esperti del CNR e dell’Istituto di geofisica e vulcanologia

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Perché in Centro Italia la terra continua a tremare? “Malgrado sia ancora presto per sapere con esattezza quale sia stata la faglia (o le faglie) che ha generato i terremoti” di oggi “è probabile che ancora una volta si sia trattato di un fenomeno di ‘contagio sismico’ tra faglie adiacenti, anche detto effetto ‘domino’ o ‘a cascata’, un fenomeno al quale assistiamo già da alcuni mesi in Centro Italia con gli eventi di agosto-ottobre 2016 ad Amatrice, Visso, Norcia e Castelsantangelo sul Nera”. Lo dice Andrea Billi dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr (Igag-Cnr) sugli eventi sismici di questa mattina precisando che i terremoti “saranno sicuramente seguiti nelle prossime ore da uno sciame di repliche sismiche la cui intensità è difficilmente prevedibile”.
 

terremoto capitignano montereale
La localizzazione delle tre forti scosse (la stella indica un sisma con ML>5.0) avvertite oggi in Centro Italia

Il «contagio sismico» dietro il terremoto di oggi?

Oggi alle ore 10 e 25 circa si è verificata una scossa di terremoto in Centro Italia al confine tra Lazio ed Abruzzo, “tale scossa è stata seguita alle 11 e 14 circa da un altro evento sismico ancora più energetico – spiega Billi – Il primo terremoto è stato caratterizzato da una magnitudo 5.3 circa (prime stime) ed una profondità di 10 km circa (prime stime). Il secondo da una magnitudo 5.7 circa (prime stime) ed una profondità ancora di 10 km circa (prime stime)”. Dai primi rilievi strumentali, sembra che gli epicentri ricadano nell’area dei comuni di Montereale e Capitignano (L’Aquila), nei pressi del lago artificiale di Campotosto, a circa 10 km a sud-ovest di Amatrice. Potrebbe trattarsi di eventi sismici innescati dal movimento della faglia che ha causato il terremoto del 24 agosto 2016: “Quando una faglia genera un terremoto, la faglia stessa si libera dello stress al quale era sottoposta immediatamente prima del terremo e trasferisce parte di tale stress ai segmenti di faglia adiacenti- spiega Andrea Billi dell’Igag-Cnr- che in un lasso di tempo imprevedibile (ore, giorni, mesi, anni) possono a loro volta generare terremoti e di nuovo ‘contagiare’ le faglie adiacenti. Tali terremoti saranno sicuramente seguiti nelle prossime ore da uno sciame di repliche sismiche la cui intensità è difficilmente prevedibile”. Come ha spiegato Concetta Nostro, primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) la zona interessata dagli eventi sismici di questa mattina “si trova a metà tra quella attivata dal terremoto del 2009 a l’Aquila e quella attivata dal sisma del 24 agosto”.  Anche se gli accertamenti tecnici sono ancora in corso la sismologa Paola Montone dell’INGV ha detto alla Stampa che si tratta dello stesso sistema di faglie attivato con il terremoto che ha distrutto Amatrice e Accumoli: «È lo stesso sistema di faglie attivato il 24 agosto, ma a generare il terremoto di oggi è un segmento diverso».

Cos’è il «contagio sismico»

Una nota stampa dell’IGAG-CNR, pubblicata dopo il terremoto del 30 ottobre 2016, spiegava che quello del “contagio” sismico è un fenomeno già osservato in altre aree della Terra (ad esempio in Turchia, California e Haiti) ed è dovuto ad una sorta di effetto domino (o a cascata) innescato dal sisma iniziale:

Ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa. Tali  volumi, sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta.

Il “contagio sismico” è un termine utilizzato per descrivere i processi di propagazione laterale della sismicità, che sono fenomeni relativamente frequenti ma che a causa del fatto che lo sciame sismico sembra non avere mai fine continua a generare danni e a spaventare la popolazione residente nelle zone che si trovano all’interno dell’area soprastante alle faglie attivate. Quello che non è dato di sapere con certezza è la durata dell’intervallo di tempo tra un terremoto di forte intensità ed un altro adiacente: possono passare anni, decenni ma anche pochi giorni o mesi come sembra stia accadendo negli ultimi tempi nelle zone dell’Appennino Centrale colpite dai terremoti. Il CNR aggiungeva che “se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0”.
 

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