La premier finlandese Sanna Marin continua ad essere esempio di civiltà e, malgrado la pioggia di critiche piovutale addosso per gli ormai noti video che la ritraevano ballare a una festa privata, ha proseguito imperterrita la sua attività politica progressista, riuscendo a raggiungere nuovi ed esemplari traguardi, che si spera possano mettere a tacere una volta per tutte le malelingue.
L’ultimo è l’entrata in vigore della nuova legge sul congedo parentale. Si tratta di una misura volta a raggiungere una maggiore parità di genere, che in Finlandia permetterà ad entrambi i genitori di godere di 160 giorni a testa di congedo parentale, con la possibilità di trasferirne 63 al partner o a chi si prende cura del figlio/a. La legge sarà applicabile ai genitori dei bambini nati a partire dal 4 settembre 2022 o dei bambini presi in custodia a partire dal 31 luglio 2022.
Se non fosse abbastanza, è stato modificato pure il sistema dell’assenza retribuita: chi è in stato di gravidanza potrà godere in Finlandia di ulteriori 40 giorni di indennità prima di iniziare a recepire il pagamento dell’assegno parentale. Si tratta di misure che, secondo il Governo finlandese, aiuteranno a “conciliare meglio carriera e vita familiare”. Non si fa tra l’altro alcun riferimento al sesso dei genitori, il che implicitamente significa che le misure saranno valide per ogni modello di famiglia.
In Italia la situazione è ben diversa da quella della Finlandia di Sanna Marin. Qui l’ultima riforma entrata in vigore il 13 agosto ha previsto l’aumento del congedo obbligatorio ai padri (biologici, adottivi o affidatari) da 3 a 10 giorni consecutivi (usufruibili anche in modo non continuativo), che salgono a 20 solo in caso di parto plurimo. Esiste pure il congedo parentale per 180 giorni, ma è retribuito solo al 30%. L’ultimo leader politico a esprimersi sulla questione è stato il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte che, in visita venerdì sera a Manfredonia per una tappa del tour elettorale “Dalla parte giusta”, ha detto: “Non tollereremo più che a un colloquio di lavoro a una donna venga chiesto se ha figli o vuole farne. E’ una domanda incivile e ci dobbiamo ribellare. Allora: congedo di paternità parificato a quello della donna di modo che quando ci sia un progetto di una nuova vita la coppia possa viverlo insieme”.