Come Grillo vuole usare il DDL Lombardi per fare campagna elettorale sul referendum costituzionale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-10-24

In occasione della presentazione alla Camera del DDL sul dimezzamento delle indennità dei parlamentari Grillo e i suoi hanno preparato uno show per accusare la casta di non volersi tagliare gli stipendi. Cosa c’è di vero e cosa succederà in Aula

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Manca poco di un’ora all’inizio della discussione in Aula alla Camera della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle per il dimezzamento delle indennità dei parlamentari recante Modifiche al trattamento economico dei membri del Parlamento. Il clima è quello delle grandi occasioni, non tanto perché se venisse approvata la legge sarebbe possibile risparmiare diversi milioni di euro quanto per la presenza in tribuna a Montecitorio del capo politico del MoVimento Beppe Grillo che sicuramente approfitterà dell’evento per fare uno dei suoi comizi show da campagna elettorale permanente.
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La presenza di Grillo in Aula e lo show che verrà

Le probabilità infatti che la legge possa passare alla Camera sono infatti quasi nulle ed è invece assai probabile che il testo venga nuovamente rinviato in Commissione Affari Costituzionali dove è stato presentato. Il motivo non riguarda il complotto della casta a difesa dei suoi interessi quanto il fatto che in Ufficio di Presidenza è stato stabilito (si veda qui a pag. 6) che il provvedimento non avrà un relatore ed inoltre la Commissione non si è espressa sugli emendamenti presentati al testo base. La Lombardi aveva anche tentato di velocizzare la discussione in Commissione presentando un emendamento che riduceva il testo del DDL a soli due articoli, ma non è passato. L’Ufficio di Presidenza ha convenuto che non sussistono le condizioni per procedere alla discussione e alla votazione dei numerosi emendamenti presentati al testo unificato della proposta di legge pertanto il Presidente della Commissione, nella seduta del 20 ottobre, ha comunicato che avrebbe riferito all’Assemblea, nel corso della discussione sulle linee generali, sull’esito dei lavori della Commissione e sulle ragioni per le quali non si è potuto procedere all’esame degli emendamenti e al conferimento del mandato al relatore. In pratica oggi sarà solo presentato in Aula il testo del DDL che non rappresenta certo il primo tentativo del MoVimento di portare avanti in Parlamento quella che da sempre una delle loro battaglie fondamentali: la riduzione dei costi della politica. Ed è proprio a causa del fatto che il Governo presenta la riforma costituzionale che prevede – tra le altre cose – la riduzione del numero dei senatori e una profonda revisione dei compiti del Senato e il taglio delle indennità dei senatori come una riforma che taglia il costo del funzionamento del Parlamento che il Cinque Stelle si gioca la carta del DDL Lombardi. Secondo i deputati M5S della Commissione Affari Costituzionali “Con l’approvazione della nostra proposta di legge si farebbero risparmiare circa 87 milioni di euro ai cittadini. E questa cifra, comprensiva del dimezzamento delle indennità e della riduzione delle spese, che avranno l’obbligo della rendicontazione, supera di 30 milioni di euro il risparmio stimato della riforma Boschi“. Una cifra addirittura superiore a quella “ufficiale” data da Grillo sul blog dove il risparmio annuale stimato complessivo per Camera e Senato viene indicato di 61 milioni di euro. Il gruppo M5S alla Camera fa sapere che “se dovessero bocciare la nostra proposta e rimandare il testo in commissione, o fare altri giochi di palazzo, verrebbe confermato il loro grande inganno nei confronti del Paese e, cioè, che la riforma costituzionale è stata dettata al Governo dai gruppi d’investimento esteri che vogliono solo spolpare l’Italia, a danno dei diritti dei cittadini”  e dal momento che è quello che probabilmente accadrà proprio in virtù di quanto deciso in Ufficio di Presidenza è matematico che i Cinque Stelle, con il tribuno della plebe Beppe Grillo in prima linea dagli spalti inizieranno con la litania della Ka$ta che si vuole tenere i suoi privilegi, ma in realtà è che all’ordine del giorno dei lavori di oggi verranno discusse solamente le linee generali della proposta di legge sul dimezzamento dell’indennità dei parlamentari. Proposta che prevede l’erogazione di un’indennità mensile pari a 5.000 euro lordi, nessuna indennità aggiuntiva per lo svolgimento di altri incarichi interni alla Camera di appartenenza. La legge fissa anche a 3.500 euro al mese l’ammontare massimo dei rimborsi spese di soggiorno e di viaggio (il rimborso per le spese di soggiorno non è riconosciuto ai parlamentari residenti a Roma) più un rimborso di 3.690 euro al mese per le spese relative all’esercizio del mandato parlamentare e la retribuzione dei collaboratori. È prevista infine un’indennità di fine mandato pari all’importo dell’indennità parlamentare e commisurata alla durata del mandato svolto.

C’è però da dire che questo non è il primo tentativo dei Cinque Stelle di ridurre lo “stipendio” dei parlamentari ma questa non è nemmeno l’unica proposta di legge avanzata sull’argomento in questa legislatura. Ci sono ad esempio quella di Guglielmo Vaccaro che aveva proposto di equiparare il compenso dei parlamentari all’indennità percepita dai membri del Parlamento Europeo (8.213 euro lordi);  quella di Donata Lenzi che aveva posto come riferimento l’indennità percepita dai sindaci delle città capoluogo di regione con più di 250mila abitanti; quella di Paolo Vitelli che proponeva invece di usare come parametro di riferimento lo stipendio dei professori universitari e quella di Roberto Capelli sulle indennità dei Presidenti delle Camere che non dovevano superare del 10% quella dei deputati e senatori. Tutte proposte di legge che erano state abbinate in Commissione al testo presentato dalla Lombardi ma il cui abbinamento è stato revocato su richiesta della stessa Lombardi. La Camera inizierà quindi, su proposta della stessa Lombardi solo l’esame del solo DDL di cui è firmataria e non degli altri disegni di legge avanzati da esponenti di Pd, Scelta civica, Centro democratico e del gruppo Misto. Naturalmente per i Cinque Stelle questa la dimostrazione che la casta non vuole che si tocchino i suoi stipendi, ma la trattazione in Commissione sembra dimostrare invece la volontà dei Cinque Stelle di andare al muro contro muro per poter poter attaccare il Governo e i parlamentari degli altri partiti. Ma soprattutto per continuare a fare campagna elettorale suo referendum, se la legge non venisse approvata allora sarebbe il segno – fanno capire dal MoVimento – che i risparmi pubblicizzati dai sostenitori della riforma costituzionale sono fittizi. Ma chi paga per lo show di Grillo?
 
 
 

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